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    Milan con le due punte: il 4-2-4 del derby è replicabile?

    Milan con le due punte: il 4-2-4 del derby è replicabile?

    • Federico Albrizio
    Il rilancio nella partita più delicata. Il Milan ha rialzato la testa e lo ha fatto sfatando il tabù Inter, ritrovando la vittoria in un derby dopo le sei sconfitte consecutive contro i rivali cittadini. Il premio per il coraggio di Paulo Fonseca, colui che più di tutti aveva da rischiare nella notte di San Siro.

    La forza delle idee per scacciare la crisi e salvare la panchina. Il passaggio al 4-2-4 aveva generato perplessità negli ambienti rossoneri, un modulo forse troppo spregiudicato per affrontare i nerazzurri di Inzaghi freschi della grande prova di Manchester. La mossa si è rivelata invece geniale e vincente, ha scombinato i piani nerazzurri e permesso al Diavolo di sfoderare una prestazione solida e convincente. E ora l'idea di vedere riproposta la coppia Abraham-Morata ora stuzzica l'animo dei tifosi milanisti.

    Ma il 4-2-4 visto nel derby può essere sostenibile e replicabile nelle prossime settimane e nel corso della stagione?

    4-2-... FANTASIA? - Partiamo dal punto di vista tattico e del sistema di gioco: il 4-2-4. Due punte centrali e due fantasisti più esterni, un'evoluzione offensiva del 4-2-3-1 con cui il Milan si era schierato finora e che richiama alla mente dei rossoneri il 4-2-fantasia di Leonardo. Il modulo di Fonseca sarebbe anche più spregiudicato guardando gli interpreti (Abraham+Morata mentre nel 2009/10 era Seedorf a giocare più avanzato con Inzaghi e Ronaldinho-Pato ai lati), ma nella sostanza si potrebbe scegliere un'altra definizione: 4-2-disciplina. Una delle chiavi della formazione anti-Inter infatti è stata l'abilità di non abbandonare mai il copione prefissato, con compiti ben precisi affidati a ogni singolo interprete, anche in situazioni difficili come il ritorno dei nerazzurri dopo il momentaneo pareggio di Dimarco.

    ATTEGGIAMENTO E INTENSITA' - Sostenere questo impianto di gioco non dipende solo dalla disciplina tattica, ma anche e soprattutto dall'atteggiamento della squadra. L'applicazione esibita nel derby è stata in questo senso impeccabile. Se Gabbia ha spiccato, al netto del gol che lo ha reso l'eroe del match, e accanto a lui Tomori ha offerto una prova solida dopo la sbavatura sul gol nerazzurro, molto si deve anche al lavoro dei loro compagni davanti a loro. Disponibilità al sacrificio e intensità, e se sul primo non si discute ci si può porre qualche interrogativo sul secondo punto. Questo per l'elevata quantità di partite che il Milan si troverà ad affrontare nelle prossime settimane tra campionato, Champions League e Coppa Italia. I ricambi ci sono, ma non in tutte le posizioni e con caratteristiche diverse che non necessariamente possono garantire lo stesso tipo di lavoro.

    IL LAVORO DI ABRAHAM E MORATA - Il primo esempio lo si può ritrovare nella mossa con cui Fonseca si è assicurato il derby, la coppia d'attacco composta da Tammy Abraham e Alvaro Morata. I due centravanti non hanno segnato, ma la loro importanza all'interno della partita è stata evidente e non solo per la leadership esibita. Un rapido sguardo alle heat map dei due per avere un'idea della loro partita. Pochi tocchi nell'area di rigore avversaria, ma tanto lavoro sporco in giro per il campo: in fase di possesso a ripulire palloni sulla trequarti per i compagni, ad allargarsi per sfruttare gli spazi aperti da Leao e soprattutto Pulisic - di cui parleremo dopo -, ad abbassarsi fino alla propria trequarti per facilitare la costruzione; in fase di non possesso tante coperture alle spalle di Leao e Pulisic o a schermare l'avvio di azione dell'Inter. Esemplare in questo senso la prestazione di Morata, più trequartista che punta, a uomo su Calhanoglu per guastare sul nascere la manovra nerazzurra, una mossa che ha messo in scacco il cervello del centrocampo avversario. Abraham e Morata, gioco forza, non potranno giocare tutte le partite e l'assenza di entrambi o anche di uno solo dei due complica le possibilità di vedere un attacco a due punte. La prima alternativa in panchina, Luka Jovic, non è portata a fare questo tipo di lavoro soprattutto in fase di copertura (e non può giocare in Champions, escluso dalla lista UEFA), Noah Okafor finora ha funzionato meglio come esterno in alternativa a Leao o come soluzione a partita in corso per sfruttare gli spazi. Più semplice per Fonseca proseguire sulla strada intrapresa nel derby con Ruben Loftus-Cheek a fungere da pseudo terminale offensivo sfruttando la sua fisicità.

    LA POSIZIONE DI PULISIC - Altro giocatore al quale non si può rinunciare è Christian Pulisic, in una condizione psico-fisica straripante e ancora una volta decisivo. E non solo per il gol, ma per la posizione scelta da Fonseca che ha mandato in tilt gli schemi difensivi interisti. Lo statunitense tende naturalmente ad accentrarsi, ma nel derby la situazione è stata esasperata finendo a giocare stabilmente in mezzo, come nell'occasione del recupero palla su Mkhitaryan e della corsa verso la rete. Marcature saltate per un tempo abbondante, confusione su chi dovesse occuparsi di contenerlo. Risultato? Tanti spazi per Morata e soprattutto Abraham alle spalle dei difensori sul lato debole. Ma non solo, perché a giovare dei movimenti di Pulisic è stato anche Emerson Royal, che ha potuto riscattare l'errore sul gol di Dimarco. Fascia destra poco intasata e tante corse con un solo difensore di fronte per il brasiliano, arrivato a crossare con pericolosità in un paio di occasioni. Pulisic ed Emerson Royal connessi a distanza a destra per sfondare con la gestione degli spazi, il contrario di quanto si vede sulla corsia opposta dove Rafael Leao e Theo Hernandez dialogano vicini cercando di sfruttare le loro qualità tecniche e atletiche per superare gli avversari e creare la superiorità. Con Samuel Chukwueze, cambio naturale dell'ex Chelsea e Borussia Dortmund, è più complicato replicare questo scenario. Il nigeriano si accentra sì per sfruttare il suo mancino, ma solo negli ultimi 25 metri e parte la maggior parte delle volte con i piedi vicini alla linea laterale.

    LA CENTRALITA' DI FOFANA - A sostenere tutto il lavoro della squadra, infine, c'è stato il lavoro silenzioso di Youssouf Fofana. Il 25enne francese non ha ancora raggiunto il picco delle sue possibilità e lo testimoniano le imprecisioni in prima costruzione, ma la sua condizione è in evidente crescita e nel derby è difficile trovare un fotogramma senza la sua presenza. Uomo-ovunque prezioso, da destra a sinistra a coprire ogni falla consentendo a Tijjani Reijnders di sganciarsi senza troppi pensieri per le sortite offensive. L'ex Monaco è il perno attorno a cui si è sviluppata la strategia difensiva dei rossoneri e questo rende Fofana imprescindibile. Per un Milan a due punte, ma più in generale per il centrocampo del Diavolo che non ha un'alternativa simile da proporre. Yunus Musah può essere il ricambio perché può garantire intensità, ma dal punto di vista di stazza e applicazione difensiva non garantisce lo stesso livello, costringendo dunque Fonseca a ridisegnare il sistema per adattarsi a caratteristiche diverse negli effettivi.

    DUE PUNTE REPLICABILI, CON ATTENZIONE - Rivedere un Milan a due punte con il 4-2-4 del derby è dunque possibile e presumibilmente già nelle prossime partite sarà utilizzato - dal 1' o a gara in corsa - per consentire alla squadra di costruirsi certezze, ma difficilmente sarà replicabile con frequenza o costanza tra campionato e Champions. Le caratteristiche dell'avversario, eventuali assenze in ruoli chiave e la condizione degli interpreti più imprescindibili saranno gli aspetti che incideranno sulle scelte di Fonseca. Il portoghese sa di avere questa freccia nella propria faretra, dovrà valutare e scegliere quando scagliarla.

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    Pipino ar sugo

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