Milan, Biglia sarà sempre in emergenza. Meglio Montolivo e perché non Touré?
Tuttavia il problema che, nel mio pezzo, avevo individuato e per il quale andava trovata subito una soluzione, aveva un nome ed un cognome: Lucas Biglia, il centrale di centrocampo argentino che veniva da una stagione gravemente deficitaria e da un Mondiale deludente (tanto da aver rinunciato poi alla sua Nazionale).
La gara di campionato con il Napoli ha confermato, se ve ne fosse stato bisogno, che i miei dubbi erano fondati. Non solo Biglia è stato sostituito da Gattuso a partita in corso e dopo una prova del tutto insufficiente, ma il suo caso è stato affrontato dalla stampa sportiva nazionale come il nodo tattico da sciogliere nello scacchiere futuro dell'allenatore rossonero.
Non per vantarmi (anche se gradirei mi fosse riconosciuto), ma avevo già anticipato una possibile soluzione: l'esclusione di Biglia con l'adozione del 4-2-3-1. I due in mezzo avrebbero potuto essere Kessie e Bakayoko, mentre dietro ad Higuain si sarebbero dovuti muovere Suso, Calhanoglu e Bonaventura, il giocatore più eclettico tra tutti i rossoneri.
A questo punto, però, vanno fatte almeno due osservazioni.
La prima: Bakayoko, probabilmente ancora a corto di preparazione, non è apparso più convincente di Biglia né davanti alla difesa, né accanto a Kessie, a sua volta incapace, almeno nell'occasione, di rientrare e accorciare. Tra l'altro, non è per nulla secondario che Zielinski, il suo diretto antagonista, abbia fatto due gol.
La seconda: non si transita da un sistema di gioco ad un altro con la disinvoltura con cui se ne scrive, altrimenti saremmo in presenza di una volgare improvvisazione che nel calcio non è ammessa o tollerata.
Possibile che Gattuso provi ad insistere con il 4-3-3, dunque ancora con Biglia, nel tentativo di recuperarlo, perché sembra impossibile un po' a tutti che un giocatore di 32 anni si sia spento improvvisamente dopo la molto positiva esperienza laziale. Eppure il modulo (4-3-3 appunto) rischia di abortire per cronica assenza di alternative.
In realtà una ce ne sarebbe e riguarda Riccardo Montolivo. Lo ha invocato, proprio in questo spazio, in data 27 agosto, Carlo Pelegatti e – mi sento di aggiungere – non certo a sproposito. Montolivo ha 33 anni, solo uno più di Biglia, è al Milan da sei stagioni e in quattro di esse ha superato le trenta presenze. Non è mobile e non è amato (dal pubblico e adesso neppure dalla società e da Gattuso), ma bisogna fare di necessità virtù. Rimetterlo in rosa (ammesso che ne sia mai uscito) e fare un tentativo con lui mi sembra doveroso. Difficile, almeno secondo me, che offra prestazioni peggiori del Biglia attuale. Anche perchè Montolivo ha tecnica, visione e tempi di gioco, ovvero fa viaggiare la palla ad uno, massimo due tocchi.
In caso contrario la questione non può che tornare nelle mani della società e, in particolare, di Leonardo e Maldini. In fondo sono loro a non avere colmato una lacuna, quella del centrocampo, visibile a tutti, perfino a me.
Leggo, sempre su Calcionercato.com, che Yaya Touré, 35 anni, svincolato dal Manchester City sta per firmare un contratto in Inghilterra, presumibilmente con l'Arsenal. E mi chiedo se e perché a nessuno sia venuto in mente come soluzione d'emergenza. Tra l'altro, a lui come a Montolivo, giocatori stagionati ma con grande senso tattico, si chiede di piazzarsi davanti alla difesa, proteggerla (e Tourè ne avrebbe anche il fisico) e distribuire il gioco con sagacia ed e esperienza. Quello che a Biglia non riesce più.