
Milan: Almstadt ds, un altro errore di Gazidis che farà solo danni. L'ultima volta retrocesse con l'Aston Villa...
Domanda: chi era il direttore sportivo in quella sfortunata stagione e solo in quella? Si trattava di un tedesco laureatosi ad Harvard che veniva da un’esperienza quinquennale all’Arsenal come “assistente dell’amministrazione”, quindi in pratica “uomo di conti”. Il suo impatto con l’ambito sportivo non era stato certo dei migliori, a giudicare dall’annus horribilis dei Villans. Interruppe il suo rapporto addirittura prima della fine della stagione e da quel momento in poi non si cimentò più come direttore sportivo, anzi non trovò più nessun altro incarico nè in Premier nè altrove.
Tutto questo fino al 1 gennaio 2019, quando Ivan Gazidis, con il quale aveva lavorato a Londra, decise di portarlo al Milan e di ricollocarlo nell’ambito economico-amministrativo. Quel direttore sportivo tedesco che nel suo unico anno di esperienza sul campo aveva contribuito alla storica retrocessione dell’Aston Villa risponde al nome di Hendrik Almstadt e con ogni probabilità sarà il prossimo Direttore Sportivo del Milan.
La mia domanda a questo punto è: ma dagli errori del passato non si riesce a imparare proprio nulla? Uno dei più evidenti limiti dell’ultimo quinquennio rossonero è di aver affidato i ruoli-chiave della società a figure non all’altezza, prive della necessaria esperienza. E i danni di queste scelte si sono visti in modo indelebile. Non sto a fare l’elenco di allenatori, amministratori delegati e direttori sportivi improvvisati, senza la necessaria esperienza, magari pure strapagati. Alcuni di questi sono stati messi sotto contratto perché rappresentavano figure storiche del recente passato rossonero. Magari non erano allenatori o dirigenti esperti, ma sicuramente conoscevano il Milan, il calcio italiano e godevano dell’appoggio dei tifosi.
Hendrik Almstadt non solo non ha esperienza come direttore sportivo (ne ha una, ma è quella dell’Aston Villa, quindi meglio dimenticarla), ma non ha nemmeno conoscenza del calcio italiano e non rappresenta granché per la storia rossonera. Speriamo che almeno non venga strapagato.
Intanto nelle ultime ore arrivano conferme sul fatto che sarà proprio lui il prossimo DS del Milan. E queste conferme arrivano grazie all’ormai classica campagna di legittimazione proposta dalle fonti giornalistiche vicine alla società. Una sorta di “endorsement” proposto per tutti i nuovi arrivi di Casa Milan, soprattutto per quelli meno conosciuti.
È lo stesso processo comunicativo che stiamo constatando per il tecnico Rangnick, già ribattezzato “erede di Sacchi mago delle plusvalenze e del bel gioco”. Almeno la carriera dell’attuale DT del Lipsia, che lavora nel calcio da anni, fornisce numeri, successi e spunti che consentono di imbastire questa promozione preparatoria al suo arrivo sulla panchina rossonera. E quindi non è così difficile presentarlo come un “grande allenatore”.
Mi domandavo e mi domando invece come faranno a farci passare Almstadt per un “grande dirigente”. Stamattina ho avuto la risposta. Ho letto infatti che l’ex DS dell’Aston Villa retrocesso è stato il protagonista dell’operazione Theo Hernandez, guarda caso l’unico acquisto davvero azzeccato degli ultimi anni. L’ex Villans dunque non si è pronunciato sulle operazioni Leao, Duarte, Krunic e Saelemaekers, ma solo su Hernandez. Complimenti davvero. A lui e a chi l’ha scritto. Dimenticandosi che fino a 15 giorni fa tutti, probabilmente lui compreso, scrivevano e dicevano che Theo Hernandez era stato un “colpo” firmato da Paolo Maldini. Forse tra qualche giorno verrà fuori che Almstadt voleva prendere Theo Hernandez già quando era all’Aston Villa, ma Boban e Maldini gliel’hanno impedito...