Milan Academy 'Settore Giovanile, stesso schema di Allegri; così...'
Intervistato dalla redazione di acmilan.com Fulvio Fiorin svela la filosofia e gli obiettivi del progetto Milan Academy.
Fulvio Fiorin, dopo venticinque anni passati ad allenare le formazioni giovanili del Milan oggi ricopre un nuovo ruolo, quello di Coordinatore tecnico dell’attività agonistica e di Responsabile tecnico del progetto Milan Academy? Quali sono le sue mansioni e come vive questo nuovo ruolo?
Chiaramente le emozioni che dà “il campo” difficilmente si possono ricreare, insegnare ed educare e cioè, cercare di lasciare il segno tirando fuori il meglio di un ragazzo è una grande soddisfazione. Tuttavia l'opportunità che mi è stata data, mi permette di mettere al servizio del settore giovanile tutta l’esperienza di 25 anni di campo e il bagaglio di conoscenza che mi sono creato, facendo ricadere il mio intervento non solo su una squadra, ma su tutta l’area agonistica, e non solo. Oggi ho grande motivazione nel cercare di realizzare un progetto ambizioso, che vuole portare il settore giovanile ad essere innovativo, produttivo, formativo e competitivo. Faccio parte di un gruppo di lavoro coeso, da Filippo Galli ad Antonella Costa, da Silvio Broli a Edgardo Zanoli e Riccardo Pecini, che attraverso la condivisione, sta costruendo un management di grande qualità. Come Coordinatore Tecnico dell’area agonistica, assisto e sostengo gli allenatori sul campo e con diversi interventi operativi, mentre in qualità di responsabile tecnico dell’Academy, mi occupo dello sviluppo e della ricerca, oltre che della formazione, nell’ambito tecnico e metodologico.
Come si articola oggi la struttura e il lavoro della Milan Academy e come si è evoluta rispetto alla fase embrionale?
L’evoluzione di questa struttura, nata nel marketing da ormai diversi anni, è stata esponenziale per diversi motivi ed azioni, ma soprattutto per merito di alcune persone che hanno creduto in questo progetto. Oggi fanno parte dell’Academy numerosi professionisti ed esperti che si riuniscono settimanalmente, da Michele Ferraris (project leader) a Stefano Baldini e Gianfranco Parma (docenti dell’attività di base e dell’agonistica), da Paolo Gatti (coordinatore MJC) a Fabio Pansa efficiente coordinatore. Le competenze dell’Academy attualmente sono molteplici, in particolare è la sede dove si tracciano le linee guida interne ed esterne (oltre 120 Scuole Calcio + Milan Junior Camp), si organizzano i vari corsi di formazione e si regolano i rapporti con gli enti e le istituzioni esterne quali scuole, università e federazioni. Inoltre, la creazione di numerosi laboratori, suddivisi nelle aree di competenza del settore giovanile, permetterà all’Academy di elaborare un manuale tecnico, e non solo, di procedure che, indicherà l’identità e il modello Milan del settore giovanile. Le aziende che hanno investito in sviluppo e ricerca sono quelle che oggi patiscono meno la crisi, spesso ci riferiamo a settori giovanili stranieri come modelli d’esempio, ma anche noi con il lavoro dell’Academy, ci allineiamo oggi agli standard europei. Chiaramente il senso e il beneficiario essenziale è il fruitore ultimo della catena, ma al centro del progetto: il giovane calciatore.
Come funziona il progetto e quali sono i dettami che si vogliono trasmettere?
Si vuole trasmettere un modello Milan ideale di settore giovanile, con un’identità finalmente definita, che riguarda la gestione, lo stile e la mentalità, la formazione di un calciatore intelligente e pensante. Si sta operando attraverso un metodo dialogico di condivisione, infatti, sono stati creati diversi laboratori per aree di competenza che elaborano procedure, protocolli, dati e attuano ricerche per riportare in Academy le linee guida funzionali, tutto questo per valorizzare le risorse umane presenti nel settore giovanile. In effetti, si cercano due caratteristiche fondamentali del progetto: funzionalità (come già espresso, tutto deve ricondurci a obiettivi e mission in modo diretto) e integralità (nel senso che tutto deve essere globalizzato e non rimanere suddiviso in aree, per finalizzare l’intervento). Questa tipo di operatività ci assicura praticità e produttività.
Quali sono gli obiettivi tecnico-tattici che volete raggiungere?
Al termine della scorsa stagione, insieme ad Aldo Dolcetti, promotore e iniziatore del progetto Generazione Milan, abbiamo cercato, su input e supervisione di Filippo Galli, di delineare un Modello Milan di settore giovanile che, sulla base di linee guida tecnico-tattiche, di principi metodologici moderni e di mentalità vincente condivisi, avesse come mission la formazione integrale del calciatore. Con uno spirito pratico che anima gli uomini di campo, abbiamo prodotto dei protocolli con gli obiettivi tecnico-tattici e metodologici, che oggi stiamo condividendo a livello di coordinamento tecnico. Chiaramente il programma integra l’attività di base, dove avevano già iniziato dalla scorsa stagione questo percorso, e l’attività agonistica. Il processo di formazione tecnico-tattica deve assolutamente perseguire questi obiettivi individuali, affinché la tecnica, presupposto fondamentale del modello del nostro giocatore, non sia fine a se stessa ma funzionale al gioco del calcio. E’ implicito che nella mission di partenza, l’integralità riguarda tutti gli aspetti e le aree della personalità del giocatore: non solo quella motoria (tecnico – tattica) ma anche quella fisico-atletica, mentale, psicologica e affettivo – sociale. Il settore giovanile deve selezionare e formare, con programmi per fasce d’età, giocatori per la prima squadra e il calcio professionistico moderno.
Tutte le squadre del Settore giovanile del Milan adottano il sistema di gioco della prima squadra di Allegri. Quando si è deciso di andare in questa direzione e perché?
Questa domanda mi permette di proseguire sugli obiettivi tecnico – tattici collettivi ancora non espressi. Penso che la decisione parta dai vertici, voluto da Galliani e condiviso da Allegri e Galli. Il senso fondamentale di tutto ciò è che non si può separare l’espressione ultima, e pertanto modello, di un processo che deve partire dalla base: il settore giovanile. In particolare, i gruppi maggiormente vicini alla prima squadra adottano lo stesso sistema (4-3-1-2). Quest’anno, dopo tanti anni di separazione tra la gestione tecnica della prima squadra e del settore giovanile, grazie anche alla mediazione di Dolcetti che, allenando la primavera, è sulla categoria che è l’anello di congiunzione tra le due aree, Allegri ha gradito incontrare il gruppo tecnico del settore giovanile. Non sarà un fatto isolato, ma proseguirà in una serie d’incontri periodici voluti dal mister. In particolare, lo scambio d’informazioni riguarda i principi e i concetti di fase difensiva e offensiva, dell’espressione di gioco e del tipo di giocatore della nostra prima squadra. Si tende a semplificare, la complessità espressa dal calcio, per trasmettere con efficacia i concetti. In effetti, un altro obiettivo fondamentale del settore giovanile è di trasmettere i principi del gioco del calcio, e non schematizzare o automatizzare i comportamenti tattici. Una filosofia di gioco basata sulla riconquista veloce della palla in avanti e l’immediata ricerca della finalizzazione e dello spazio in avanti. Quindi, una difesa attiva e una velocità di pensiero nella transizione. Queste indicazioni s’integrano perfettamente con i macro principi tattici del settore giovanile che da un pensiero positivo e propositivo, attraverso l’abilità motoria e visiva e la comunicazione per regolare tempi e spazi, giocando sempre la palla costruisce per fare goal.