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  • Milan: 7 colpi di prospettiva, ma nessun campione. Furlani va giudicato sul campo, non sul mercato

    Milan: 7 colpi di prospettiva, ma nessun campione. Furlani va giudicato sul campo, non sul mercato

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Il calciomercato è davvero qualcosa di stupendo, misterioso, imperscrutabile. Soltanto un mese fa tra i tifosi rossoneri regnava il disfattismo più totale. Via Maldini, colui che aveva ricostruito il Milan dalle macerie riportandolo alla vittoria. Via Ibra, il grande trascinatore di questo progetto, il “capo branco” come lo ha definito Pioli. Via Tonali, l’anima giovane di questa squadra, super milanista, capitan futuro. Contestazione social ai massimi livelli nei confronti della proprietà.

    Un mese dopo l’entusiasmo è alle stelle. E gli stessi tifosi che contestavano sono tornati a parlare di “scudetto” e di ben figurare in Champions League. Tutto questo solo ed esclusivamente grazie al calciomercato.

    7 colpi 7. Nessun campione affermato, ma tutti innesti di grande prospettiva. 5 su 7 all’esordio assoluto nel calcio italiano. Gli altri due sono riserve. Pioli ha solo un altro mese di tempo per assemblare un gruppo di giocatori con tantissime novità e senza molti punti di riferimento del recente passato. 5 nuovi titolari, cioè metà squadra cambiata. Non sarà facile per il tecnico emiliano trovare l’equilibrio e non sarà facile trovarlo in fretta per far fronte a un calendario tremendo in avvio.

    Già l’equilibrio. Parola sconosciuta a gran parte dei tifosi. Mancava l’equilibrio quando si pensava che il nuovo Milan di Furlani facesse una pessima campagna acquisti. Manca l’equilibrio adesso quando si ipotizza che cambiando metà squadra e inserendo 5 titolari nuovi si debba necessariamente competere per i massimi livelli. La recente storia del Milan insegna che Moncada e il suo team hanno lavorato benissimo in sede di scelta dei rinforzi, con grande lungimiranza e anche un eccellente rapporto qualità-prezzo. Per questo motivo era lecito aspettarsi un ottimo mercato, fatto di giocatori giovani, non ancora esplosi ad altissimi livelli e dunque economicamente abbordabili.

    Dove invece il nuovo management rossonero va misurato e testato è la costruzione della “squadra” dentro e fuori dal campo, la crescita e la protezione della stessa durante l’arco dell’intera stagione, quando arrivano le sconfitte, gli infortuni, gli errori arbitrali, le tensioni interne ecc ecc. Per gestire un’intera annata e curare tutti i minimi dettagli è necessario trovare l’equilibrio. E mantenerlo. Pioli lo sa bene e sa anche che con questa dispendiosa e poderosa campagna acquisti, le aspettative crescono e in proporzione inversa il tempo e la pazienza per lui diminuiscono.

    Dovrà dunque trovare l’equilibrio fuori e dentro il campo. I nuovi acquisti hanno tutti caratteristiche precise: forti fisicamente e votati alla fase offensiva. Questo significa aspettarsi un Milan d’attacco e di conseguenza diventa molto importante ricercare gli equilibri difensivi.

    Esempio banale. Sulla destra il Milan ha acquistato Chukwueze, che personalmente è l’acquisto che mi intriga di più tra i nuovi, avendolo spesso seguito nella Liga. Spettacolare, sfrontato, un dribblomane vecchia maniera, in grado di inventarsi sempre il colpo e senza mai paura di provarlo, un “zurdo” capace di spaccare qualsiasi difesa, dotato pure di un tiro micidiale. Tanta roba, come si suol dire. Non a caso il Villarreal attaccava sempre molto da destra, la fascia di competenza del “Robben nigeriano”. Il Milan di questi anni ha costruito i suoi successi sull’inarrestabile catena di sinistra con Theo e Leao bravi a creare un treno imprendibile per quasi tutti gli avversari. Per mantenere il famoso “equilibrio” Pioli ha sempre bilanciato con una fascia destra molto “difensiva”. Giocatori meno dotati fisicamente e tecnicamente, ai quali veniva spesso chiesto di “coprire” e fare da contraltare alla grande spinta della fascia opposta. Quest’anno, inserendo uno come Chuku o anche lo stesso Pulisic, Pioli si ritrova con una fascia destra di grande propensione offensiva. Questo è sicuramente un bene perché consente una variante d’attacco molto importante, ma dall’altra parte il tecnico rossonero dovrà essere bravo a trovare il già stracitato equilibrio. Presentarsi alla domenica con Chuku a destra, Leao a sinistra, un centravanti, Pulisic dietro alla punta, Theo terzino e a centrocampo due come Loftus e Reijnders che non disdegnano di buttarsi in attacco, è un progetto stupendo. Sulla carta. Bisogna tradurlo in campo. E non è scontato. Affascinante, stimolante, ma non scontato.

    Per questo motivo, è bene analizzare con “equilibrio” l’estate del Milan. Di tempo per esaltarsi ce ne sarà, speriamo, a partire dal 21 agosto. Lasciamo che storicamente siano altri a sognare “sotto l’ombrellone”. Al di là di questo invito alla prudenza, legato anche alle incertezze che fisiologicamente possono portare così tante novità, una cosa va detta. Fin dai tempi di Berlusconi, le estati degli addii pesanti hanno sempre prodotto inizi stentati delle stagioni successive. La stagione successiva alle partenze di Ancelotti, Kaká e Maldini partí male, con un’aria pesante. Non parliamo di quella che arrivò dopo le cessioni di Thiago, Ibra e gli addii di Nesta, Seedorf, Inzaghi, Gattuso e company. Il rischio di cominciare un altro anno da post rivoluzione era concreto. E invece questo mercato giovane, ricco, forte e fantasioso ha restituito di certo grande entusiasmo all’ambiente rossonero. E per trovare l’equilibrio agognato è già un buon punto di partenza.
     

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