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Messi, compleanno triste: ora Sampaoli e l'Argentina gli facciano un regalo
ORA O MAI PIU' - Messi lo sa, come sapeva che in Russia avrebbe avuto gli occhi addosso. Del popolo argentino, di chi continua a paragonarlo a Maradona, di chi è pronto ad additarlo per ogni errore. La pressione l'ha schiacciato, è diventata ingestibile, l'errore dal dischetto contro l'Islanda in contrapposizione al Mondiale epico del suo più grande rivale Cristiano Ronaldo, hanno contribuito a fargli finire il morale sotto gli scarpini, ma ora è il momento di reagire. Perché il tempo stringe e le occasioni non sono infinite.
SAMPAOLI, RIPROVACI - Non sarà facile, perché Messi non è mai stato un leader, perché la profonda spaccatura nello spogliatoio e le voci di un ammutinamento (prontamente smentite dalla federazione) hanno complicato le cose. Ma c'è chi può aiutarlo. Il popolo argentino, che deve continuare a dimostrare il suo amore, i suoi compagni, che devono responsabilizzarsi, Sampaoli, il suo allenatore, l'uomo più chiacchierato e criticato, che deve metterlo nelle condizioni di esprimersi senza ostacoli. Come? Con un atteggiamento tattico che non lo costringa ad andare a prendersi il pallone a centrocampo, che non lo obbighi a gestire il possesso sempre a difesa schierata. Messi mentalmente non è forte come Cristiano Ronaldo, inutile girarci intorno. Per rendere al meglio ha bisogno di sentirsi libero. E va messo nelle condizioni.