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Messi 'si è venduto l'anima al diavolo': con l'Arabia Saudita contro la sua Argentina
E adesso fa uno strano effetto vedere su Twitter le foto di Messi del maggio scorso che ammira un tramonto a Jeddah a bordo di uno yacht, o celebrato dal ministro del Turismo Ahmed al-Khateeb, tra ali di folla all’aeroporto.
Ma il cortocircuito non è finito qui, come si legge su Corriere.it. Perché l’Arabia Saudita ha intenzione di avanzare la propria candidatura per ospitare con Egitto e Grecia il Mondiale 2030 (la presenza di più Paesi si spiega con il fatto che le finali della Coppa del Mondo diventeranno una competizione a 48 squadre dal 2026). Ora Messi non ha un contratto specificamente per sostenere la candidatura alla Coppa del mondo, ma è noto che la politica di riforme sociali ed economiche del principe saudita si riassume nel motto «Visione 2030», e lo sport (come sempre) svolge un ruolo fondamentale nel piano di apertura dell’Arabia (che ha già «importato» la Supercoppa italiana, per esempio, o la F1) al mondo.
Al momento, per i Mondiali del 2030, c’è già la candidatura ufficiale di Spagna, Portogallo e Ucraina, annunciata quest’anno, ma l’altro «consorzio» di nazioni che vuole presentarsi è quello sudamericano, guidato da Argentina, Uruguay, Paraguay, considerato potenzialmente molto forte (anche perché potrebbe celebrare il 100° anniversario della prima coppa del mondo in Uruguay nel 1930).
A quel punto Messi cosa farà? Nel 2017 aveva partecipato a una prima pubblicità del progetto, assieme a Suarez, il suo grande amico uruguayano compagno ai tempi del Barcellona. Ma adesso che ha firmato il contratto con l’Arabia a chi fornirà il suo prezioso supporto da testimonial? Ecco una situazione potenzialmente più imbarazzante della sconfitta di ieri contro l'Arabia.