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    Marino per CM: 'Juve: questo è il colpo giusto'

    Marino per CM: 'Juve: questo è il colpo giusto'

    L’Estate del 2007 fu quella in cui, dopo una esaltante promozione in Serie A, ottenuta con un fantastico secondo posto, alle spalle della Juventus, nel Campionato di Serie B più difficile della storia, lavoravo senza sosta per rifondare il Napoli che soltanto un anno prima era in Serie C.

    La sfida che, con incoscienza pari all’entusiasmo, mi ero proposto, era quella di presentare, ai nastri di partenza della Serie A, una squadra con un’età media bassa, che desse qualche immediata soddisfazione all’appassionata tifoseria partenopea, lontana da un lustro dalla massima serie, ma che, soprattutto costituisse una solida base per programmare quella crescita progressiva tanto agognata e sbandierata da Aurelio De Laurentiis.

    I ritmi di lavoro erano frenetici, ma gli obbiettivi da centrare erano ben chiari, tanto che, pochi giorni dopo la partita di Genova, che ci aveva spalancato le porte della Serie A, avevamo già preso, Maurizio Domizzi, Walter Gargano e Marek Hamsik. Centrocampo e difesa erano già a buon punto, ma il compito più difficile sapevo che sarebbe stato, logicamente, quello di prendere almeno due attaccanti, un centrale ed un esterno.

    Per la punta centrale potevo anche temporeggiare un po’, in organico avevamo già il Pampa Sosa, Bucchi e Calaiò, ma l’attaccante esterno andava preso subito, prima che la squadra andasse in ritiro. Il mio desiderio era di portare a Napoli uno di quegli attaccanti funambolici che esaltasse i tifosi del San Paolo, dotato di dribbling ubriacanti e di potenti accelerazioni, in grado di incendiare letteralmente uno stadio, di per sé già molto caldo.

    Quell’uomo dei sogni era Ezequiel Lavezzi, che aveva da poco trascinato allo scudetto gli argentini del San Lorenzo, facendo letteralmente impazzire con le sue sterzate ubriacanti e le sue fulminee “strappate” la torcida rossonera, tanto da sostituirgli, in un attimo, lo storico soprannome di “Pocho” con un più consono “Loco”, che in castigliano significa “Pazzo”.

    Quel “Pazzo”, tentava giocate coraggiose ed impossibili, che il più delle volte incredibilmente gli riuscivano, anche a costo di rischiare l’osso del collo, magari tuffandosi con la testa in un cartellone pubblicitario, per continuare una inarrestabile percussione fino all’ultimo millimetro del terreno di gioco.

    Fulmineamente ne conclusi l’acquisto per sei milioni di Euro e, come faccio sempre, ne misi al corrente i miei figli, mentre il Presidente del San Lorenzo, il Pocho ed i suoi agenti erano già in volo da Buenos Aires a Milano, dove sarebbero arrivati il giorno dopo per le firme di rito. Quel giorno della firma dei contratti, per schivare i giornalisti, che non avevano ancora annusato la trattativa, volli ricevere la comitiva argentina all’Hotel Brun, zona San Siro, evitando così i soliti hotel zona Stazione Centrale, molto frequentati dagli operatori calcistici.

    Ero in taxi quando il mio cellulare squillò, ecco i giornalisti, pensai, invece mi tranquillizzai vedendo apparire sul display il nome di uno dei miei figli.
    “Complimenti papà!” esclamò subito Gianmarco che aveva passato la notte a guardare le partite del Pocho dai miei DVD “Hai preso il clone di Carlitos Tevez!” sentenziò. “Cacchio! Hai ragione ecco a chi somiglia Lavezzi” gli risposi di getto.

    Ricordando questo episodio, per tutta l’Estate avevo pensato e poi dichiarato, a chi mi aveva intervistato, che la Juventus avrebbe fatto bene a prendere Lavezzi per sostituire un Carlitos, preso dalla irrefrenabile nostalgia di casa. Certo, in zona gol, Lavezzi non è Tevez, non che non ci arrivi, ma perché davanti ai portieri sbaglia le cose più semplici e segna i gol impossibili ed anche per colpa della generosità che lo anima, spingendolo a fare assist per i compagni, anche quando, egoisticamente, potrebbe tentare la marcatura personale.

    Però in tantissime cose il “Pocho” a Carlitos somiglia davvero:
    • Entrambi sono dotati di un fisico tozzo e tarchiato, non bassi quello che basta, per essere forti nel piantarsi a protezione del pallone
    • Entrambi sono dotati di quadricipiti esplosivi, che gli permettono cambi di velocità repentini. 
    • Entrambi amano giocare il pallone in ogni parte del campo e non hanno paura di farsi consegnare la sfera, perfino nella propria metà campo, per rianimare la squadra, quando è in difficoltà, trascinando tutti a ribaltare l’andamento della partita. 
    • Entrambi sono dotati di una incredibile resistenza allo sforzo
    • Entrambi sanno creare la superiorità numerica dribblando o svariando su tutto il fronte d’attacco.
    • Entrambi scartano di gamba l’avversario, caracollando come torelli scatenati e, quando puntano un giocatore, il minimo che può succedere al malcapitato è di prendere un’ammonizione.
    • Entrambi si fanno amare dai tifosi e dai compagni di squadra.
    Per questo mi fa molto piacere leggere che la Juventus è avanti nella trattativa per riportare Lavezzi in Italia. Sarebbe il tassello giusto per tutti i motivi che ho già enunciato ed anche perché avrebbe un entusiasmante effetto placebo (“fantasmando” Carlitos) sulla squadra e su tutto l’ambiente. 

    Allegri
    se ne avvantaggerebbe, sicuramente, per la duttilità tecnica del Pocho, potendolo utilizzare su entrambi gli esterni di attacco in un 4-3-3, ma anche come seconda punta o trequartista. Marotta ed i suoi collaboratori mi pare che abbiano già guadagnato la pole position nella trattativa, che non è delle più semplici, anche perché dall’altra parte c’è una Società come il PSG, che può fare il bello ed il cattivo tempo sul mercato, grazie ai ricchi forzieri di casa.

    La strada che hanno intrapreso i dirigenti juventini, dando forza a Junior Mazzoni, elegante e capace agente di Lavezzi, può portare ai risultati sperati, anche perché, quando sta per scadere un contratto, come in questo caso, il potere maggiore sta nelle mani dei rappresentanti del calciatore. Mazzoni ha tutte le doti, diplomatiche e non, per convincere gli Sceicchi a prendere un giusto indennizzo e mollare Lavezzi a Gennaio.

    L’ingaggio non sarà un problema, perché, quando un contratto sta per scadere si può lavorare, sulla durata del nuovo e Lavezzi può ancora ben figurare per almeno tre anni. Facile prevedere che, se a Gennaio, davvero vedremo il Pocho in maglia bianconera, il brivido che vibrerà nel cuore degli juventini, pensando a Tevez, sarà pari a quello dei napoletani, pensando a Lavezzi.

    Pierpaolo Marino

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