Mandragora a CM: 'Io, la gente onesta di Scampia e un futuro da sogno nella Juve'
Mandragora, nel girone di ritorno avete affrontato una sorta di montagne russe: due mesi senza successi e adesso questi sei punti ottenuti contro Como e Avellino. La partita di venerdì con il Cesena è il vero spartiacque della stagione del Pescara? La classifica è corta, vede tante tante squadre racchiuse in pochi punti. Siamo tutte lì, sarà una gara importante. La serie B è un campionato così lungo e logorante che tutte le partite sono importanti e difficili da affrontare. Con il Cesena sarà dura, è un’ottima squadra.
Chi arriva a questo scontro nelle condizioni migliori?
Noi abbiamo delle defezioni ma chi sostituirà gli assenti lo farà alla grande e metterà del suo meglio. Arriviamo tutte e due allo stesso modo, con le pressioni dovute. Cercheremo entrambe di fare il massimo.
Nell’ultimo turno di campionato il Pescara ha schierato tre classe '97 in difesa: si è sentito un po’ il veterano data la sua buona esperienza nonostante la giovane età?
Anche loro hanno fatto benissimo, abbiamo cercato di fare il nostro meglio. Ci siamo riusciti, speriamo di ripeterci nel caso il tecnico decidesse di riproporre me, Ventola e Vitturini.
Quella di Pescara è stata una tappa importante della sua carriera: le sta permettendo di mettere in mostra anche una certa duttilità tattica. Si trova a suo agio anche nel ruolo di difensore centrale o preferisce giocare qualche metro più in avanti? Mi sento più centrocampista centrale, ne ho parlato con l'allenatore e mi sono messo a disposizione delle esigenze della squadra. Penso sia importante questo, siamo in emergenza e voglio aiutare i compagni nel momento del bisogno.
Le sue qualità principali sono quelle della personalità e di una certa intelligenza tattica. Spesso ha la capacità di leggere l’azione prima degli altri, da chi ha rubato qualche segreto?
Sono un ragazzo giovane e quindi ho ancora molto da migliorare e imparare. Ho sempre cercato di prendere il meglio dai compagni e dagli allenatori che ho avuto. L’anno scorso è stato il primo tra i grandi e ho imparato molto da Kucka, Rincon, Bertolacci e soprattutto da Sturaro. Qui invece sto imparando tanto dai giocatori di categoria che ci sono: Bruno, Verre che è un ragazzo molto giovane come me ma ha già alle spalle tante presenze in B.
Lei è molto legato a Sturaro con il quale è legato da un percorso simile: entrambi cresciuti nel settore giovanile del Genoa e acquistati dalla Juventus nel mercato di gennaio, con un anno di differenza. Vi siete scambiati qualche sms negli ultimi mesi?
Diciamo che con Stefano, nell’anno che abbiamo giocato a Genova insieme, ho avuto un rapporto particolare. Come ha rimarcato anche lui di recente in qualche intervista, si è creato un legame forte tra noi, speciale. Mi ha visto come un fratello minore, da aiutare e da consigliare. Lo ha fatto alla grande e lo ringrazio. Quando sono arrivato a Torino per fare le visite, ci siamo salutati e sono stato felice.
In tema di consigli Massimo Oddo per lei è un punto di riferimento da tanti anni…
E’ stato uno degli allenatori più importanti per me. Mi aiuta a crescere e mi ha introdotto nel grande calcio. Il primo è stato Gasperini che mi ha permesso di esordire in A ma devo molto anche a Liverani e Donatelli che qui fa il secondo a Oddo. Vanno ringraziati tutti gli allenatori che ho avuto nel settore giovanile del Genoa.
Marcello Donatelli ha puntato su di lei a soli quattordici anni dopo che aveva girato molto tra Chievo, Roma, Atalanta e Palermo. Tanti provini prima della chiamata giusta… Con lo zio Mario Donatelli ha creduto molto in me portandomi al Genoa dopo alcuni provini andati male.
29 ottobre 2014 una data segnata in rosso: l’esordio proprio contro la Juventus per marcare Pogba. Che emozione prova un ragazzo di diciassette anni all’esordio in una gara cosi particolare?
Chi se la dimentica più quella data. Gaperini mi ha lanciato in una gara importante, è stato molto coraggioso e gliene sono grato. Non le nascondo l’emozione prima di scendere in campo. I miei compagni mi diedero una grossa mano e per fortuna sono andato abbastanza bene contro un giocatore del calibro di Pogba.
Il francese potrebbe diventare un suo compagno di squadra in futuro. Torniamo qualche mese indietro: squilla il telefono, è il suo agente che le comunica la chiusura dell’operazione con la Juventus. Qual è stato il suo primo pensiero?
La firma arrivata con un club prestigioso rispecchia un nuovo punto di partenza. Alla chiamata ero davvero molto contento, la Juventus è il club più importante d’Italia. Per me è motivo di grande vanto e orgoglio poter vestire la maglia bianconera in futuro.
Oddo la paragona a Thiago Motta, un paragone che le piace?
In tanti ora lo criticano perché ha la sua età. Rimane un giocatore formidabile in quanto a intelligenza e duttilità tattica. Per me è un grandissimo giocatore ed è un onore essere paragonato a lui.
Della Juventus chi stima in particolar modo?
Sono tutti fortissimi, non riesco a trovarne uno migliore dell’altro visto la grande qualità della rosa: magari un giorno potessi arrivare a quel livello.
Il calcio era nel suo destino fin da bambino. Suo padre ha gestito l’accademia dei fratelli Cannavaro, suo zio è un allenatore…
Sì è vero, diciamo che era nel mio destino. Non conosco personalmente i due fratelli Cannavaro ma avrei molto piacere nel farlo perché li stimo tantissimo.
Lei è cresciuto in un quartiere considerato difficile di Napoli come Scampia dove lo sport come il calcio è una forma di riscatto sociale. La sua storia è simile a quella di Izzo del Genoa: crede che a volte, non conoscendo la realtà, si esageri nei giudizi? Ha perfettamente ragione, spesso molte persone parlano senza conoscere a fondo quella realtà. Sicuramente è un quartiere difficile ma c’è tanta gente onesta, che lavora, e famiglie per bene. Sono legato a quello che è il mio passato, a quello che ho vissuto e alla mia famiglia che mi ha permesso di avere educazione e di dare valore alle cose. Poi ha citato un ragazzo che mi ha aiutato molto nella mia breve carriera, cioè Armando che sento spesso e mi emoziono sempre quando ascolto la sua storia.
Sorprende di lei la maturità con cui ha affrontato l’esordio in A, un campionato da titolare in un mondo del calcio, quello italiano, sempre molto attento a dare fiducia ai giovani. D’altra parte lei ha lasciato la sua città molto presto, a quattordici anni… Sono cresciuto in fretta, posso ritenermi soddisfatto della mia giovane carriera ma sono consapevole che la strada è ancora molto lunga e piena di insidie. Tutto va conquistato con il lavoro e con la passione.
Una domanda che esula dal calcio: lei frequenta la scuola alberghiera, come vanno gli studi?
Una domanda di riserva? (ride ndr). Ho una qualifica di terzo superiore alla scuola alberghiera, dovrei finire quest’anno.
Le piace cucinare?
No, era la scuola che a Genova mi richiedeva meno tempo. Fortunatamente a scuola sono sempre andato bene.
Passione fuori dal campo di Rolando Mandragora? Mi piace passare del tempo con la mia famiglia, con la mia ragazza e i miei cugini. Stare in giro con i compagni di squadra a cui dedico molto tempo. Poi le solite cose da calciatori, come la play station o ascoltare musica.
Passione per la musica napoletana?
No, no la musica napoletana no. Mi piace molto quella latino americana.
Obiettivi a breve e lungo termine sono gli Europei da protagonista con l’Italia under 21, i play-off con il Pescara e il vestire la maglia della Juventus?
L’obiettivo principale, per il momento, è quello di arrivare in A con il Pescara. Sono molto riconoscente a questa società che mi ha dato la possibilità di trovare spazio e fare esperienza in un campionato difficile come la serie B. Obiettivi a lungo termine nel calcio non ce ne sono, spero di vestire il prima possibile la maglia della Juventus. Per quanto riguarda gli Europei nel calcio tutto cambia velocemente: il mio obiettivo è quello di rimanere a far parte del gruppo del ct Di Biagio.