Mancini, l'uomo più felice del mondo che decide il derby e avvicina il futuro di De Rossi alla Roma
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Sono passati poco più di otto anni da quando l'ultimo difensore della Roma ha trovato la via del gol in un derby della Capitale: il 3 aprile 2016 era stato Alessandro Florenzi, oggi Gianluca Mancini. E probabilmente il fatto che Florenzi ieri (anche se non in quella stagione, c'erano ancora Totti e De Rossi) e Mancini oggi abbiano avuto e abbiano i gradi di vice capitano giallorosso è qualcosa di più di una semplice coincidenza. DDR c'entra comunque: oggi Capitan Futuro siede sulla panchina della Lupa e sono settimane cruciali, tra campionato ed Europa League, per una possibile conferma da allenatore della sua squadra del cuore.
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CORE GIALLOROSSO - Si può essere un beniamino della Sud anche senza inserirsi in quella linea di romani e romanisti che da Totti porta a Pellegrini e Bove, passando per De Rossi, Aquilani e Florenzi? Sì, se lasci il cuore e diversi lembi di pelle sul terreno di gioco, sacrificandoti anche in caso di noie fisiche (come confermato più volte da Josè Mourinho) e segnando reti importanti. Questo è Gianluca Mancini, difensore classe 1996 nato a Pontedera, in Toscana, che ormai ha legato la parentesi più florida della propria carriera alla Roma. Arrivato nel 2019 dall'Atalanta, da quasi cinque anni presidia la difesa giallorossa e ha costruito un legame indissolubile con la curva, tanto da inchinarsi ad essa dopo aver deciso il derby: "Per questa fantastica curva col quale c'è un rapporto speciale. L'inchino è per loro", ha confermato a Dazn.
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LACRIME E SANGUE - E dire che prima del gol decisivo, arrivato con una capocciata su angolo da sinistra di Dybala, Mancini rischiava pure di uscire: "Sì, ho avuto un problemino, ma ho preso qualcosa per continuare. Da queste partite posso uscire solo con una gamba rotta, perché in panchina sto troppo male". Proprio come Marco Materazzi, il rude, iconico (e odiato dai tifosi avversari) ex campione del Mondo a cui si ispira, la parola d'ordine è stringere i denti fino a che ce n'è. Fino alle lacrime liberatorie alla fine delle ostilità.
CON DE ROSSI, PER L'ITALIA - Con dei pretoriani come Pellegrini e Mancini, uno letteralmente rinato dopo Mourinho e l'altro conquistato nonostante fosse fedele anche allo Special One, De Rossi può guardare al sogno di essere confermato per la prossima stagione con maggiore ottimismo. Molto passerà dalla conquista della Champions League, per la quale sono percorribili due strade: il quarto o quinto posto in campionato da contendere al Bologna e all'Atalanta (ranking permettendo, ma le italiane sono a buon punto) e la vittoria dell'Europa League, a partire dalla sfida tutta tricolore al Milan nei quarti di finale. A proposito di tricolore: un Mancini così può sperare di partecipare alla spedizione azzurra per gli Europei 2024 in Germania. Magari non sarà titolare, specie dopo l'assoluzione di Acerbi che nelle ultime amichevoli è stato chiamato a sostituire; ma uno con la sua grinta, nella rosa, può fare comodo. Non si sa mai, magari gli succede proprio come al suo idolo Materazzi...
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