Mancini e Southgate simbolo delle rinascite di Italia e Inghilterra: ora a Wembley per scacciare un doppio incubo
L'attesa in vista della grande finale di domenica sera cresce a dismisura. Italia e Inghilterra si contenderanno a Wembley davanti a circa 65mila persone questo Europeo. Due Nazionali che non partivano di certo tra le favorite per arrivare fino in fondo e plasmate fortemente dai rispettivi ct. Roberto Mancini e Gareth Southgate, entrambi con una carriera da calciatori alle spalle – migliore quella del Mancio – e alla prima finale dei loro cicli. Per tutti e due Wembley rappresenta un luogo negativo, dove hanno vissuto i momenti più duri e difficili delle loro carriere da giocatori. Il primo con la finale di Coppa dei Campioni persa nel 1992 contro il Barcellona, quando vestiva la maglia della Sampdoria; il secondo, invece, con quel rigore decisivo fallito nella semifinale di Euro '96 contro la Germania.
OBIETTIVO COMUNE - Quando i due ct hanno preso le redini delle rispettive selezioni, Mancini nel 2018 mentre Southgate nel 2016, condividevano lo stesso obiettivo: iniziare un nuovo ricambio generazionale e far tornare competitive le due Nazionali. Il lavoro del Mancio, in questo caso, si è visto fin dalle prime uscite. Un modulo mai cambiato, il 4-3-3, con un calcio propositivo e che vuole dominare attraverso la palla. Il centrocampo è il reparto fondamentale della squadra, con Jorginho, Verratti e Barella che hanno sempre trasmesso sicurezza e qualità. Ma anche la difesa guidata da Chiellini e Bonucci, con Donnarumma in porta, rappresenta un enorme punto di forza della squadra. Southgate, invece, ha cambiato spesso disposizione, ma anche in quel caso ha sempre richiesto una squadra coraggiosa e che giocasse bene. Un risultato che si è visto al Mondiale del 2018, con l'Inghilterra arrivata fino in semifinale ed eliminata dalla Croazia. A differenza di quella manifestazione, in questo Europeo la squadra si è vista meno offensiva e coraggiosa, ma molto più solida in difesa (solo 1 gol subìto in tutto il torneo). Le carte in mano di Southgate sono varie, soprattutto là davanti: oltre a due punti fissi come Kane e Sterling, ci sono Mount, Grealish, Sancho, Rashford e Foden,
LA CILIEGINA SULLA TORTA - Vincere un Europeo sarebbe per entrambi il coronamento di un percorso. Per l'Inghilterra significherebbe anche alzare il secondo trofeo maggiore della sua storia, dopo il Mondiale vinto in casa nel 1966. La spinta di Wembley, in questo caso, è un fattore che gioca a favore degli inglesi; lo stesso vale per la voglia di vincere davanti ai propri tifosi. Mancini ci arriva con le sue sicurezze, ovvero consapevole della qualità di questa Italia e della capacità di eseguire sempre il piano principale, ma anche di scendere a compromessi come contro la Spagna. Italia-Inghilterra si giocherà anche, inevitabilmente, sulle panchine. La sfida tra Mancini e Southgate è il riflesso delle loro rispettive squadre: moderne, con tanti giovani e che portano con sé una ventata d'aria fresca rispetto al recente passato.
OBIETTIVO COMUNE - Quando i due ct hanno preso le redini delle rispettive selezioni, Mancini nel 2018 mentre Southgate nel 2016, condividevano lo stesso obiettivo: iniziare un nuovo ricambio generazionale e far tornare competitive le due Nazionali. Il lavoro del Mancio, in questo caso, si è visto fin dalle prime uscite. Un modulo mai cambiato, il 4-3-3, con un calcio propositivo e che vuole dominare attraverso la palla. Il centrocampo è il reparto fondamentale della squadra, con Jorginho, Verratti e Barella che hanno sempre trasmesso sicurezza e qualità. Ma anche la difesa guidata da Chiellini e Bonucci, con Donnarumma in porta, rappresenta un enorme punto di forza della squadra. Southgate, invece, ha cambiato spesso disposizione, ma anche in quel caso ha sempre richiesto una squadra coraggiosa e che giocasse bene. Un risultato che si è visto al Mondiale del 2018, con l'Inghilterra arrivata fino in semifinale ed eliminata dalla Croazia. A differenza di quella manifestazione, in questo Europeo la squadra si è vista meno offensiva e coraggiosa, ma molto più solida in difesa (solo 1 gol subìto in tutto il torneo). Le carte in mano di Southgate sono varie, soprattutto là davanti: oltre a due punti fissi come Kane e Sterling, ci sono Mount, Grealish, Sancho, Rashford e Foden,
LA CILIEGINA SULLA TORTA - Vincere un Europeo sarebbe per entrambi il coronamento di un percorso. Per l'Inghilterra significherebbe anche alzare il secondo trofeo maggiore della sua storia, dopo il Mondiale vinto in casa nel 1966. La spinta di Wembley, in questo caso, è un fattore che gioca a favore degli inglesi; lo stesso vale per la voglia di vincere davanti ai propri tifosi. Mancini ci arriva con le sue sicurezze, ovvero consapevole della qualità di questa Italia e della capacità di eseguire sempre il piano principale, ma anche di scendere a compromessi come contro la Spagna. Italia-Inghilterra si giocherà anche, inevitabilmente, sulle panchine. La sfida tra Mancini e Southgate è il riflesso delle loro rispettive squadre: moderne, con tanti giovani e che portano con sé una ventata d'aria fresca rispetto al recente passato.