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  • L’Inghilterra multiforme di Southgate il pragmatico

    L’Inghilterra multiforme di Southgate il pragmatico

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    La rosa dell’Inghilterra è talmente profonda, varia e potente che il suo c.t. Southgate può permettersi il lusso di specchiarsi nel pragmatismo. Non è la formazione più pericolosa quella che di solito vediamo dall’inizio, e l’undici più offensivo che compare a un certo punto della partita, quando l’Inghilterra decide di premere sull’acceleratore (ovvero il più in là possibile), a vantaggio ottenuto è censurato di nuovo, viene subito corretto, sacrificato, nascosto dal suo allenatore. Il risultato complessivo è quello di una squadra sempre estremamente solida e rocciosa, la più classica delle corazzate con la miglior difesa in assoluto. Ha un gioco pesante come il piombo l’Inghilterra, e annoia per lo più. Poi però succede che Wembley spinge ed entrano giocatori che amano essere sospinti. Henderson su tutti, l’uomo che più degli altri è in grado di modificare l’atteggiamento e i ritmi di questa squadra. Allora senti che qualcosa si infiamma e può far male davvero. O per lo meno, male più di prima. 


    A QUATTRO - Così è andata ad esempio contro la Danimarca. Il 4-2-3-1 iniziale dell’Inghilterra è ovviamente forte, ma di una forza un po’ legnosa. Tale legnosità dipende molto dal centrocampista Rice, il quale se da una parte garantisce filtro e protezione massima, persino ridondante, a una peraltro già imperforabile difesa, d’altro canto non si può certo definire un costruttore ispirato. Anzi. E nemmeno il tanto magnificato Phillips fa miracoli se è per questo, benché sia più dinamico e ‘palleggiatore’.

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    La stessa scelta dei tre dietro Kane è tutta un programma, quando in panchina c’è gente come Foden, Grealish, Rashford e Sancho. Efficaci, sì, ma non certo i più fantasiosi e brillanti, Sterling, Mount e Saka. Dunque si privilegia in partenza il muscolo, lo scatto, la fisicità, l’ordine. E tutto ciò alla fine rischia di rendere l’undici iniziale una macchina che performa, okay, ma sempre secondo una certa prevedibilità.  

    A TRE/CINQUE - E siccome un finale di partita ha un peso e un’importanza simile al suo inizio, ecco qui sotto l’Inghilterra di Southgate nel secondo tempo supplementare contro la Danimarca, in vantaggio di appena un gol. Della serie, tenetevi la palla e vediamo se riuscite a entrare qui dentro. Un 5-4-1 difensivo praticamente inespugnabile che si sviluppava come un 3-4-3 in fase d’attacco.

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    CONTRO I TEDESCHI - Roba già vista contro la Germania, a dire il vero, quando i timori (o la saggezza?) di Southgate portarono l’Inghilterra a schierarsi (questa volta dal primo minuto) con un rispettosissimo e speculare 3-4-3. In fase difensiva, nella metà campo avversaria i tre attaccanti inglesi si abbinavano ai rispettivi centrali tedeschi, e nella terra di mezzo Rice e Phillips venivano aiutati e supportati a turno dalle uscite di Maguire e compagni di reparto. 

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    Quando però l’Inghilterra si abbassava a difendere nella propria metà, costretta dal palleggio degli uomini di Low, ecco che gli esterni del tridente si saldavano al doble pivote (Phillips e Rice), formando il 5-4-1 compatto rivisto poi contro la Danimarca.  

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    Nell’immagine seguente si vede invece lo sviluppo offensivo dell’Inghilterra (sempre contro la Germania). Walker in questi casi passa a fare il braccetto di destra, con Trippier e Shaw a tutta fascia e gli esterni del tridente dentro al campo. Si nota inoltre la caratteristica tendenza di Phillips (presente in tutti i sistemi utilizzati da Southgate) ad alzarsi sul centrodestra durante lo sviluppo, mentre Rice resta più bloccato al centro.

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    KANE E I TAGLI DEGLI ESTERNI- Il primo gol contro la Danimarca, se ci badate, tra le altre cose conferma proprio le funzioni dei due centrocampisti centrali, sebbene il sistema di gioco utilizzato in quel momento fosse diverso: il 4-2-3-1. È la posizione e il movimento di Phillips che apre un varco per l’incontro di Kane sul retropassaggio di Saka a Walker. E non è nemmeno un caso che Mount (il trequartista) sia sul centrosinistra.

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    Delaney e Hojbjerg sono stati aperti dalla presenza di Phillips, e Kjaer non ha seguito Kane restando in linea con l’idea di fare densità dietro e togliere profondità. Sul passaggio di Walker per l’incontro della punta però è arrivato il taglio improvviso (benché quasi sistematico) di Saka. Saka brucia Maehle non appena Walker calcia, tanto che pare persino in anticipo. 

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    In realtà il tempismo del giocatore dell’Arsenal è perfetto: Kane si gira tra le linee e imbuca proprio tra Kjaer e Verstergaard. Nel frattempo accade un altro fatto decisivo. Sterling, sul lato debole, connesso e in armonia con lo sviluppo dell’azione a sua volta sorprende Stryger Larsen tagliando verso la porta. Il vantaggio minimo diventerà letale qualche metro più avanti. 

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    I CAMBI: HENDERSON, GREALISH E FODEN - Dicevo all’inizio che certi cambi hanno cambiato il ritmo di Inghilterra-Danimarca. Di più, anche la natura dello sviluppo del 4-2-3-1 inglese. Con Grealish e Foden al posto di Saka e Mount infatti, la zona di rifinitura si è riempita maggiormente e in maniera più fluida. Non era più Kane che andava incontro a giocare tra le linee, ma era l’esterno di sinistra Grealish che, accentrandosi senza palla, si univa al trequartista Foden in mezzo al campo. Sterling, passato a destra, restava largo in ampiezza, mentre i due fantasisti svariavano a piacimento per generare superiorità numeriche provvisorie. Ecco i tre del 4-2-3-1 dell’Inghilterra tutti a gravitare attorno al pallone, schiacciati su un lato. E guardate ora le libertà maggiori dei due centrocampisti centrali, Phillips ed Henderson. Sì, è quest’ultimo che porta elettricità alla mediana inglese e di conseguenza (per irradiazione) al resto della squadra. È un uomo di Klopp, si capisce.

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    Questo infine è l’aspetto dell’Inghilterra nell’azione che porta al rigore decisivo. Guardate di nuovo dov’è Grealish.

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    Guardate dov’è Kane (pronto a fare il suo lavoro in area) e chi è in procinto di inserirsi sul lato debole con effetto sorpresa (Shaw). Per tacere ancora di Henderson, l’anti-Rice, il vero acceleratore di Southgate.

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