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Mancini: ‘Andremo al Mondiale, questa non è l’Italia del 2018. Il mio futuro? Vedremo dopo gli spareggi'
IL PARAGONE COL 2018 - “Dissi ai ragazzi che ci sono momenti in cui le cose vanno male e altri in cui vanno bene: fa parte dello sport. In Nazionale, se non vai a un Mondiale, devi aspettare quattro anni, che nella carriera di un calciatore sono un tempo lungo. Oggi siamo di nuovo in una situazione complicata, dobbiamo vincere due partite per andare in Qatar, eppure siamo una squadra eccellente, che ha appena vinto l'Europeo. Questa è la dimostrazione che nel calcio, anche quando meriti, a volte non vinci. Noi meritavamo la qualificazione da un bel po' e invece ci ritroviamo in una situazione molto difficile. Ma è proprio nelle difficoltà che bisogna essere forti"
IL PUNTO DI SVOLTA - "Io conoscevo bene l'Italia, il calcio italiano e il suo contorno, la volubilità di un ambiente che passa in un attimo dall'esaltazione alla depressione. Però era impossibile che i giocatori avessero perso le loro qualità per una sconfitta".Fu l'amichevole persa a Nizza con la Francia futura campione del mondo in Russia a rafforzare le convinzioni di Mancini: "Mi confortava, in quel 3-1 per loro, la constatazione che la distanza non fosse troppa. Avremmo anche potuto pareggiare e comunque quella sera mi accorsi che non eravamo poi così lontani da loro". Il rinnovamento cominciò subito: "Era una necessità: per me non conta l'età di un giocatore, ma le qualità tecniche. Comunque abbiamo tenuto giocatori di grande esperienza e il mix ha funzionato”.
IL SISTEMA DI GIOCO - “L'Italia ha vinto 4 Mondiali con 4 sistemi diversi: non penso che, per vincere, siano necessari un sistema o uno stile. Certo, noi abbiamo cercato di sviluppare un gioco più europeo. E all'Europeo la sola patita in cui abbiamo sofferto è stata con la Spagna, che ha un palleggio notevole". Al di là dell'offensivismo dichiarato e praticato, conclude il ct, l'identità di gioco italiana resta ancorata alla tradizione: "La nostra identità è incontestabilmente difensiva, nel senso del sapere difendere meglio degli altri: è la nostra storia. Poi uno deve essere capace di segnare e lo deve sapere fare in tanti modi diversi”
IL RECORD - “37 partite senza sconfitta? Ma abbiamo perso soltanto perché siamo rimasti in dieci, altrimenti avremmo almeno pareggiato anche quella partita". Mancini rileva con orgoglio come la favola dell'Europeo abbia unificato il Paese, dopo il lungo confinamento per la pandemia, e come si sia realizzato l'effetto trascinamento sugli atleti azzurri delle altre discipline: "La nostra vittoria ha dato fiducia a tutto il movimento sportivo e abbiamo reso felici le persone. Una soddisfazione enorme”.
SUL FUTURO - “Bisogna aspettare fino a marzo, purtroppo. Non mi piace questo. Mi manca allenare ogni giorno e giocare ogni tre giorni: è meglio che farlo una volta ogni tanto. Il mio futuro? Vedremo, oggi è difficile dirlo. Abbiamo questi due spareggi importantissimi, poi vedremo che cosa succederà. Non sono ancora proiettato sul dopo".