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    Candreva: 'Lazio nel cuore, rinato alla Samp. Nazionale? Sono un vecchietto, ma direi sì a Mancini'

    Candreva: 'Lazio nel cuore, rinato alla Samp. Nazionale? Sono un vecchietto, ma direi sì a Mancini'

    Antonio Candreva si racconta tra passato, presente e futuro. L'esterno destro della Sampdoria ha dichiarato in un'intervista al Corriere dello Sport: "Sono contento del mio rendimento, un po' meno pensando alla squadra. A Roma ho passato quattro anni e mezzo bellissimi, la Lazio mi ha dato tantissimo e io ho cercato di dare di più: è nel mio cuore e continuo a seguirla". 

    "L'Europeo l’ho seguito da tifoso e sono orgoglioso della Nazionale. Torneo super, complimenti. Tutti ci siamo divertiti a vedere gli azzurri. Si è riassaporata la voglia di Nazionale. Wembley, visto dall’interno con 80 mila spettatori, è uno stadio fantastico. Vincere in casa dell’Inghilterra è stato ancora più bello. E' stato bello guardarli e tifare. Un gruppo giovane, stanno facendo bene. Si stanno imponendo nei loro ruoli e in Nazionale. Sono un vecchietto, ma se Mancini mi chiamasse gli direi di sì. Sarei onorato e orgoglioso di far parte di un gruppo che ha vinto l’Europeo, indossando di nuovo una maglia gloriosa. E’ la nostra Nazionale. Siamo tutti un blocco unico quando scende in campo". 

    "Tutti pensano al Portogallo. Prima bisognerà battere la Macedonia e arrivarci bene, in salute. Marzo non è poi così lontano. Conterà la condizione. La maglia azzurra è pesante, si avverte la responsabilità, ti guardano 60 milioni di italiani. Non c’è solo Ronaldo nel Portogallo. Parliamo di una grande Nazionale. Non dimenticherei Bruno Fernandes, Diogo Jota, Cancelo, Bernardo Silva e tutti gli altri. Tanta roba". 

    "Mi sembra una follia discutere Ciro Immobile, non solo per i gol. Non ho parole. La gente sottovaluta il suo lavoro. Pressa, attacca la profondità 750 mila volte. Boh. E’ impensabile criticare un centravanti da 30 gol a stagione". 

    "Italia-Svezia è stato un brutto colpo, perché un calciatore deve vedere il presente. Fai presto a dire la storia continua, ci saranno altri Mondiali e poi gli Europei. Non è così. Uscimmo con un autogol all'andata e senza segnare a San Siro, nel ritorno, con lo stadio pieno. Era subentrata la paura di non farcela e purtroppo non riuscimmo a centrare la qualificazione in Russia. La ferita resta. L'Italia al Mondiale ci dovrebbe essere sempre". 

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