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Maida: viva Destro e l'esultanza dell'ex
C’era una volta la favola del grande ex, solitamente un attaccante, che opposto alla squadra che fino a poco tempo prima lo stipendiava, trovava il guizzo smarrito chissà dove e chissà quando realizzando quello che nel gergo dei cronisti sportivi viene definito "il gol dell’ex". La coreografia, non scritta ma attentamente studiata, prevede che il protagonista della favola, molto preso dalla parte, venga sommerso dall’abbraccio dei nuovi compagni dai quali però prenda quasi le distanze. Come se si trattasse del rispetto di una specie di codice etico secondo cui esultare non si può per il dispiacere fornito alla sua ex squadra e quindi ai suoi ex compagni tutti meritevoli del massimo rispetto.
Questa specie di rituale, molto atteso dai tifosi curvaroli, nasconde forse qualche piccola ipocrisia, ma nessuno è iin grado di sapere cosa passi per la testa del grande ex che magari fa una fatica immane a reprimere una gioia che sarebbe incontenibile se non fosse tarpata, per così dire, dagli usi e costumi del pianeta calcio. Fortunatamente da sabato 21 novembre dell’anno fatidico 2015 la grande sceneggiata va forse in archivio per sempre: merito o colpa, fate voi, dell’attaccante del Bologna Mattia Destro che ha speso due minuti della sua vita professionale a festeggiare con grinta e rabbia il rigore segnato alla sua ex squadra, la Roma, con la quale non era riuscito quasi mai a dimostrarsi degno di un posto da titolare.
Mancava solo, a liberarsi di ogni peso, il famoso gesto dell’ombrello per rendere completo e definitivamente liberatorio quel momento indimenticabile. Poco importa che l’impulso chissa perché irrefrenabile di sfilarsi la maglietta abbia comportato l’ammonizione con la conseguente squalifica. Poco importa perché davanti ai grandi passaggi della storia tutto il resto diventa marginale. Mattia Destro ha liberato un’intera categoria di repressi. Forse non vincerà mai il pallone d’oro ma l’ombrello di latta sì.
Enrico Maida
Questa specie di rituale, molto atteso dai tifosi curvaroli, nasconde forse qualche piccola ipocrisia, ma nessuno è iin grado di sapere cosa passi per la testa del grande ex che magari fa una fatica immane a reprimere una gioia che sarebbe incontenibile se non fosse tarpata, per così dire, dagli usi e costumi del pianeta calcio. Fortunatamente da sabato 21 novembre dell’anno fatidico 2015 la grande sceneggiata va forse in archivio per sempre: merito o colpa, fate voi, dell’attaccante del Bologna Mattia Destro che ha speso due minuti della sua vita professionale a festeggiare con grinta e rabbia il rigore segnato alla sua ex squadra, la Roma, con la quale non era riuscito quasi mai a dimostrarsi degno di un posto da titolare.
Mancava solo, a liberarsi di ogni peso, il famoso gesto dell’ombrello per rendere completo e definitivamente liberatorio quel momento indimenticabile. Poco importa che l’impulso chissa perché irrefrenabile di sfilarsi la maglietta abbia comportato l’ammonizione con la conseguente squalifica. Poco importa perché davanti ai grandi passaggi della storia tutto il resto diventa marginale. Mattia Destro ha liberato un’intera categoria di repressi. Forse non vincerà mai il pallone d’oro ma l’ombrello di latta sì.
Enrico Maida