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    Maida: Roma-Lazio, il branco non può obbligare tutti a non andare in curva

    Maida: Roma-Lazio, il branco non può obbligare tutti a non andare in curva

    Ho avuto l’onore qualche anno fa di subire le attenzioni della curva sud. Avevo scritto un articolo che criticava alcuni atteggiamenti di Franco Sensi e per questo fui gratificato di uno spiritosissimo striscione a tutta curva che recitava testualmente: "Maida sei più brutto di un mandato di cattura a capodanno". Conservo ancora nella parete nobile del mio studio l’immagine di quello striscione che considero una specie di attestato di merito: avendo deciso di attaccarmi, infatti, i ragazzi della sud non avevano trovato altri appigli che non fossero quelli estetici. Di questi tempi, non è male.

    Ciò che invece turba non poco la mia coscienza è il movimento del branco. Che migliaia di persone possano decidere anche a nome di altri di scioperare non andando allo stadio, è qualcosa che sfugge alla mia comprensione. Perché lo sciopero attiene al lavoro, costa fatica e sacrificio, sottintende la difesa di valori anche morali e, insomma, non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni di chi frequenta uno stadio. Il tifoso non è, non dovrebbe essere, un professionista dell’intrattenimento come quelle comparse ingaggiate per applaudire a comando nelle sceneggiate di Maria de Filippi. Il tifoso, per definizione, deve sostenere la squadra del cuore se ne ha voglia. Così come ha il diritto di contestarla se le cose non funzionano.

    Intendiamoci, anche a me alcune scelte della prefettura romana sembrano discutibili, ma la radicalizzazione dello scontro e la stessa solidarietà delle curve di opposte fazioni, mi fanno stare in allarme. E adesso sotto con un altro striscione.

    Enrico Maida 

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