Maglia Icon del Vicenza, Renzo Rosso ha già vinto. E Juve, Inter e Milan hanno fatto peggio...
Certo, nel festeggiare i 120 anni, i libri sacri avrebbero magari suggerito una divisa che riecheggiasse quella del primo Vicenza, un ritorno al passato più che un salto in un futuro che non c’è, perché la maglia Icon è prodotta in edizione limitata, tempo di qualche partita («maglia che vince non si cambia», ha detto il patron dopo la vittoria sulla Ternana) e poi finirà nei cassetti di quei (pochi o tanti?) che la comprano e nei ricordi di chi l’ha vista e ne ha parlato.
Si chiama marketing e aiuta a vendere un prodotto, a farlo conoscere, a posizionarlo sui mercati. Oggi il Vicenza, Renzo Rosso e la sua Diesel e la Lotto, che quelle buffe maglie ha realizzato, sono dove non sarebbero se Icon non fosse mai stata concepita. L’operazione è riuscita, la storia ha preso un gancio alla bocca dello stomaco, ma il Vicenza sopravviverà e tornerà a giocare vestito come piace ai suoi tifosi, esattamente come in questi anni è capitato a tutti i club del mondo.
Una volta c’era la seconda maglia e basta, molto spesso era bianca e stop. Adesso la terza ce l’hanno tutti e c’è pure chi (l’Inter per esempio) per accontentare le bizzarrie dello sponsor tecnico ha 4 divise ufficiali. C’eravamo abituati alla Juventus in giallo e in rosa, ma l’abbiamo vista anche in arancione mimetico e in bianco e nero, ma quasi senza righe. E così il Milan in giallo e in nero e l’Inter in rosso e poi a zig zag, per non dire della fantasia a tovaglia. Ovviamente è così per tutti i club del mondo, non sono per quelli italiani. Perché allora stupirsi della maglia Icon di Renzo Rosso, se sono già passati 5 anni da quando Maurizio Sarri pronunciò quell’indimenticabile «speravo di morire prima di vedere Napoli-Juventus in grigi contro gialli»? È il marketing, bellezza.