Ma quale Champions, nella noia Lazio e Napoli fanno un favore alle concorrenti
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Giocavano per la Champions, in realtà Lazio e Napoli hanno giocato per le altre concorrenti alla Champions. La partita dell’Olimpico non ha detto niente sul piano dello spettacolo (?) e ancora meno su quello della classifica, la Lazio ha perso due punti dal quarto posto dell’Atalanta (è a -2), ancora di più ha perso il Napoli, ora a -4 dalla Dea e davanti ha pure Bologna, Lazio e Fiorentina, in attesa della partita della Roma domani a Salerno. La Lazio si è fermata dopo 4 vittorie consecutive e, più del Napoli, ha fallito l’occasione buona per dare seguito alla sua rincorsa: incontrava una squadra a cui mancavano i pezzi migliori, doveva attaccare di più, osare di più. Invece...
UN TEMPO DI NIENTE - Il tiro, questo sconosciuto. Ma non solo il tiro, anche la giocata, il passaggio in avanti, il ritmo, il dribbling, niente di tutto questo è apparso durante il primo tempo di Lazio-Napoli. Sono stati 45 minuti di sonnolenza, di passaggini, di errori, di difese basse, di palloni persi. Un calcio inutile, di una pochezza esagerata per squadre che hanno ambizioni da Champions. Unica scusante (valida per Mazzarri, un po’ meno per Sarri) le assenze, tante davvero: Immobile, Patric e Zaccagni nella Lazio; Cajuste, Osimhen, Kvaratskhelia, Simeone, Anguissa, Meret, Olivera, Natan e il nuovo arrivato Traore nel Napoli. Al tecnico di San Vincenzo mancavano almeno sei titolari e se l’idea di schierare la difesa a tre nelle due gare di Supercoppa (idea ribadita all’Olimpico) era stata una sua scelta, stavolta la presenza del doppio regista (Demme titolare al fianco di Lobotka) e la rinuncia alle ali sono state forzate dalle assenze. Con tale emergenza, Mazzarri non poteva rinunciare anche a Zielinski, anche se ormai il polacco vive a Napoli da separato in casa.
SENZA GIOCO - Si può capire la paura di perdere uno scontro diretto, ma rinunciare completamente a giocare no, questo è difficile da comprendere. In tutto il primo tempo ci sono state solo due conclusioni alte e non certo pericolose di Isaksen, mentre il Napoli non è mai arrivato dalle parti di Provedel. Hanno giocato tutt’e due come se non fossero previsti gli attacchi, la difesa di Romagnoli non ha mai rischiato, quella di Rrahmani lo stesso. Zero parate dei due portieri.
IL CAPOLAVORO INUTILE - In una partita del genere non poteva starci la gemma straordinaria di Castellanos che dopo 25 secondi dall’inizio della gara ha segnato uno dei gol più spettacolari di questa stagione: lancio da 50 metri di Cataldi, controllo di petto e rovesciata dell’ex centravanti del Girona prima che la palla toccasse l’erba. Gollini battuto. Un assurdo in una partita così brutta. E infatti il gol è stato subito annullato per il fuorigioco di Castellanos. Forse è stato quel gesto a dare una scossa, una scossettina, alla partita che, restando assai poco divertente, è diventata un po’ più veloce, più intensa. Non ci sono state vere occasioni da gol per un’altra mezz’ora, i momenti più pericolosi sono stati due tiri da fuori, usciti di poco, uno di Cataldi, l’altro di Gaetano che aveva preso il posto di Demme dopo un’ora di partita. L’azione più bella e la vera palla-gol è stata della Lazio dopo il 30', attacco a destra di Isaksen, assist per Castellanos che di tacco ha girato la palla verso la porta, anche stavolta Gollini era battuto ma vicino alla linea di porta ha respinto Ostigard.
I DEBUTTI DI NGONGE E DENDONCKER - In panchina Mazzarri aveva poche risorse e nel finale ha fatto debuttare l’ex veronese Ngonge e poco dopo Dendoncker. La partita si stava spegnendo quando la Lazio, proprio nel finale, ha alzato il ritmo e aumentato la pressione. Due sussulti per la squadra di Sarri, uno è stato di Vecino, entrato da poco, colpo di testa parato facilmente da Gollini, l’altro di Romagnoli (per la verità solo un tentativo di testa) con intervento decisivo in anticipo di Ostigard. Lo 0-0 finale era di una tristezza immensa come descrivono bene questi tre dati. Per la Lazio: il suo primo tiro nello specchio è arrivato al minuto 75 minuto con Castellanos. Per il Napoli: da quando è tornato in A, questa è la terza volta che arriva al 90' senza un solo tiro nello specchio, era accaduto col Milan (28 febbraio 2011) e con la Juventus (1° aprile 2012). E ancora: in 7 delle ultime 10 gare di campionato è andato in bianco, quanto era accaduto nelle precedenti 59 partite di Serie A. Che miseria all’Olimpico.
UN TEMPO DI NIENTE - Il tiro, questo sconosciuto. Ma non solo il tiro, anche la giocata, il passaggio in avanti, il ritmo, il dribbling, niente di tutto questo è apparso durante il primo tempo di Lazio-Napoli. Sono stati 45 minuti di sonnolenza, di passaggini, di errori, di difese basse, di palloni persi. Un calcio inutile, di una pochezza esagerata per squadre che hanno ambizioni da Champions. Unica scusante (valida per Mazzarri, un po’ meno per Sarri) le assenze, tante davvero: Immobile, Patric e Zaccagni nella Lazio; Cajuste, Osimhen, Kvaratskhelia, Simeone, Anguissa, Meret, Olivera, Natan e il nuovo arrivato Traore nel Napoli. Al tecnico di San Vincenzo mancavano almeno sei titolari e se l’idea di schierare la difesa a tre nelle due gare di Supercoppa (idea ribadita all’Olimpico) era stata una sua scelta, stavolta la presenza del doppio regista (Demme titolare al fianco di Lobotka) e la rinuncia alle ali sono state forzate dalle assenze. Con tale emergenza, Mazzarri non poteva rinunciare anche a Zielinski, anche se ormai il polacco vive a Napoli da separato in casa.
SENZA GIOCO - Si può capire la paura di perdere uno scontro diretto, ma rinunciare completamente a giocare no, questo è difficile da comprendere. In tutto il primo tempo ci sono state solo due conclusioni alte e non certo pericolose di Isaksen, mentre il Napoli non è mai arrivato dalle parti di Provedel. Hanno giocato tutt’e due come se non fossero previsti gli attacchi, la difesa di Romagnoli non ha mai rischiato, quella di Rrahmani lo stesso. Zero parate dei due portieri.
IL CAPOLAVORO INUTILE - In una partita del genere non poteva starci la gemma straordinaria di Castellanos che dopo 25 secondi dall’inizio della gara ha segnato uno dei gol più spettacolari di questa stagione: lancio da 50 metri di Cataldi, controllo di petto e rovesciata dell’ex centravanti del Girona prima che la palla toccasse l’erba. Gollini battuto. Un assurdo in una partita così brutta. E infatti il gol è stato subito annullato per il fuorigioco di Castellanos. Forse è stato quel gesto a dare una scossa, una scossettina, alla partita che, restando assai poco divertente, è diventata un po’ più veloce, più intensa. Non ci sono state vere occasioni da gol per un’altra mezz’ora, i momenti più pericolosi sono stati due tiri da fuori, usciti di poco, uno di Cataldi, l’altro di Gaetano che aveva preso il posto di Demme dopo un’ora di partita. L’azione più bella e la vera palla-gol è stata della Lazio dopo il 30', attacco a destra di Isaksen, assist per Castellanos che di tacco ha girato la palla verso la porta, anche stavolta Gollini era battuto ma vicino alla linea di porta ha respinto Ostigard.
I DEBUTTI DI NGONGE E DENDONCKER - In panchina Mazzarri aveva poche risorse e nel finale ha fatto debuttare l’ex veronese Ngonge e poco dopo Dendoncker. La partita si stava spegnendo quando la Lazio, proprio nel finale, ha alzato il ritmo e aumentato la pressione. Due sussulti per la squadra di Sarri, uno è stato di Vecino, entrato da poco, colpo di testa parato facilmente da Gollini, l’altro di Romagnoli (per la verità solo un tentativo di testa) con intervento decisivo in anticipo di Ostigard. Lo 0-0 finale era di una tristezza immensa come descrivono bene questi tre dati. Per la Lazio: il suo primo tiro nello specchio è arrivato al minuto 75 minuto con Castellanos. Per il Napoli: da quando è tornato in A, questa è la terza volta che arriva al 90' senza un solo tiro nello specchio, era accaduto col Milan (28 febbraio 2011) e con la Juventus (1° aprile 2012). E ancora: in 7 delle ultime 10 gare di campionato è andato in bianco, quanto era accaduto nelle precedenti 59 partite di Serie A. Che miseria all’Olimpico.