Luis Enrique alla Roma:| 'Non sono un marziano'
Serio, pure un po' scocciato. Luis Enrique ieri ha detto: «Non sono un marziano». Con chi ce l'aveva? Forse si è accorto che i suoi giocatori, quando parla, sorridono e si danno di gomito? Un giorno qualcuno se ne è uscito dicendo «sembra Zichichi!», e gli altri sono scoppiati a ridere. Perché con tutto il rispetto per l'uomo di scienza (professor Antonino, studioso della fisica delle particelle elementari), non voleva essere un complimento.
Quelle 11 vittorie... E allora, tanto per chiuderla qui, «non sono un marziano caduto da una nave spaziale — giura il tecnico —, e non mi sento trattato come tale. Non chiedo ai miei giocatori cose incredibili, voglio solo un calcio propositivo, come tanti altri, lo fa anche Tesser al Novara. Poi ognuno ha le sue idee, e io ritengo che le mie si riveleranno vincenti. Finora i risultati sono stati un disastro, ma nel calcio può succedere di tutto. Qualche anno fa, la Roma di Spalletti infilò 11 vittorie consecutive, non potrebbe capitare anche a noi? Basterà mettere più concentrazione in difesa e più cattiveria in attacco, e cominceremo a vincere. Per quale obiettivo, però, ancora non lo so».
Con quella scucchia Ambiziosetto Luis Enrique, e sicuro di sé. Non è una novità. Pure un pizzico permaloso, come tutti, ma sulla querelle con Zeman («Lo vedo in confusione, ancora alla ricerca di un equilibrio», ha detto di lui il boemo) non alza il tono della polemica. «So che Zeman parla male di me, io non lo farei mai, con nessuno dei miei colleghi. Ma lo rispetto, so cosa ha fatto qui a Roma». Perfino autoironico lo spagnolo quando gli si cita la parodia di Fiorello, già diventata cult. «Mi chiama "scucchietta"? In effetti noi asturiani siamo bruttini, ma bravi. E poi a mia moglie piaccio così». Il problema è un altro, Luis Enrique lo sa bene: ai tifosi la sua Roma comincia a piacere meno. «Eppure con Juventus e Milan siamo quelli che fanno più possesso palla nella metà campo avversaria. In questo, siamo vicini alle squadre che dominano la classifica». Solo in questo, però. «Ci mancano i risultati, che sono la cosa più importante. Per questo dobbiamo invertire la tendenza, fare meno errori. Non sono preoccupato, ho fiducia nella mia squadra, ho notato progressi. Ma attenzione al Novara, sul suo campo (sintetico, lo stesso materiale su cui la Roma si è allenata in settimana a Trigoria, ndr) ha già battuto l'Inter».
Che farà da grande? Inutile ricordargli la mancanza di Totti («Non pesa, gli assenti non sono mai un alibi») o solleticarlo sul mercato di gennaio. «Siamo già tanti, prima dovremo vendere. E poi non so cosa succederà a gennaio o a giugno. Non so nemmeno se ci sarò io». Inquietante.