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    Lucca, la cattedra della vergogna. E la politica riesce a far peggio del calcio

    Lucca, la cattedra della vergogna. E la politica riesce a far peggio del calcio

    • Marco Bernardini
    Senza un Governo, quasi due mesi dopo le elezioni. Gli italiani, il 4 marzo, avevano indicato con una certa precisione coloro ai quali volevano affidare il ruolo per l’auspicata e necessaria rinascita dell’Italia. Indifferenti alla volontà popolare i professionisti della politica (grillini e destra in ostaggio di Berlusconi) continuano a mettere in scena una rappresentazione mortificante fatta di litigi, insulti, dietrofront e voltafaccia assortiti. La sinistra, dal canto suo, dopo la sconfitta si è fatta sdegnosamente da parte con l’atteggiamento stucchevole del “io sono madama la marchesa”. Non si intravede una luce alla fine del tunnel. Il presidente Mattarella è infuriato. La gente, che ormai ne ha viste e sopportate di ogni colore, sembra essere indifferente anche se in realtà è rassegnata. Il Paese, intanto, continua ad andare alla deriva. Persino gli spagnoli, che avevano toccato il fondo, ci hanno scavalcati per benessere sociale e redditi pro capite. Nella palta, in Europa, siamo rimasti noi e la Grecia. Stessa faccia e stessa razza, come si dice. Vien da dire; Palazzo Chigi come la FIGC.

    Nel frattempo lo sport nazionale sembra essere diventato  quello di mostrare il peggio di noi stessi. Nei settori e nelle pratiche più diverse e alcune di esse persino nevralgiche per lo loro delicatezza. Ricoveri per anziani e disabili dove sciagurati operatori sanitari picchiano e insultano i pazienti. Strade, non solo quelle delle periferie, occupate e gestite giorno e notte da bande di teppisti talvolta minorenni. Poliziotti che sequestrano partite di droga e che poi la rivendono. Le nostre abitazioni nelle quali la violenza maschilista arriva sempre più spesso a tracimare nel femminicidio. Intolleranza ideologica e razziale allo stato puro verso il diverso e i più sfortunati che si trasforma in barbarie pressoché quotidiana. L’impressione, tragica, è che il nostro Paese sia diventato una grande “curva da stadio” dove la “legge dell’utras” cancella ogni forma di civile convivenza.

    L’esempio più grave e inaccettabile arriva dalle scuole frequentate dai nostri ragazzi. Orribili cronache da Nord a Sud di studenti fuori controllo che minacciano e che aggrediscono gli insegnanti per un’insufficienza sul registro o per una nota di biasimo. Giovani, anche delle medie inferiori, supportati da genitori non solo permissivi ma conniventi i quali anziché farsi qualche domanda sul loro ruolo di educatori vanno a scuola e mettono le mani addosso ai professori che hanno osato “offendere” i loro pargoli viziati e privi di senso del dovere. E sono gli stessi adulti che ai bordi dei campi di pallone amatoriali insultano gli arbitri o prendono a botte gli allenatori colpevoli per non aver capito nulla delle qualità dei loro figli campioni. Siamo ridotti così. Malissimo.

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