Lo Juventus Stadium è già vecchio!
Negli ultimi venti anni tutti in Europa hanno investito massicciamente nella costruzione o nel rinnovamento delle proprie infrastrutture calcistiche. Cominciarono gli inglesi nei primi anni novanta, seguiti a ruota dagli spagnoli, passando per i tedeschi che hanno approfittato alla grande del mondiale del 2006 per costruire i migliori impianti dal punto di vista della capienza media e del prezzo dei biglietti, per arrivare infine ai francesi che hanno colto alla grande l'enorme opportunità data dai prossimi campionati europei. In realtà questo processo ha coinvolto anche nazioni minori dal punto di vista calcistico, come Austria, Polonia e Svizzera.
E in Italia? Stiamo ancora fermi al palo e i nostri sedicenti esperti si riempiono la bocca parlando di modello inglese, senza sapere che il modello al quale si riferiscono loro è ormai vecchio di venti anni. Basta prendere il caso della Juventus e dell'Udinese, entrambe le società hanno scelto di costruire stadi con una capienza di livello medio piccolo, 41.000 posti per la Juve e 29.000 per l'Udinese, impianti per i quali molti si sono affrettati a tessere le lodi troppo presto, senza sapere che in realtà stadi del genere in Europa sono ormai concettualmente superati. Infatti mentre da noi, stupidamente si pensa che piccolo è bello e che bisogna ridurre la capienza per aumentare la sicurezza alzando il costo dei biglietti, altrove si guarda già verso il futuro. Il modello inglese al quale aspirano i nostri club infatti, è quello Thatcheriano post Heysel, quello degli stadi piccoli con posti numerati e prezzi dei biglietti alti per cacciare la Working Class dalla quale provenivano gli Hooligans.
Quel modello andava alla grande nei primi anni 90, quando bisognava fare “pulizia”, ma le cose sono molto cambiate da allora e gli inglesi hanno ingrandito i loro stadi. Basti prendere l'esempio dell'Old Trafford, passato dai 40.000 del 1992 ai 78.000 di oggi e in procinto di diventare nei prossimi anni un impianto da 95.000. Oppure Anfield, dai 33.000 dei primi anni 90, ai 45.000 di oggi e che entro la fine di questa stagione arriverà a 58.000. Per non parlare di Tottenham, Chelsea, West Ham, Arsenal, Newcastle ecc. tutti club che hanno in mente di ingrandire o hanno già ampliato il proprio stadio.
Lo stesso trend si è avuto anche in Germania, dove fino al 2000 la maggior parte degli stadi aveva la pista di atletica con una capienza media intorno ai 40.000 spettatori. I tedeschi hanno abbattuto o ristrutturato la maggior parte di questi, come nel caso di Amburgo, Bayern ed Eintracht, che adesso giocano in impianti modernissimi come il Volksparkstadion (57,000), la Commerzbank Arena (52.000) e la magnifica Allianz Arena (75.000), tutti impianti costruiti ex novo. Invece un magnifico caso di ristrutturazione è stato quello del Borussia Dortmund con il suo Westfalenstadion che alla fine degli anni 80 era poco più di un anonimo stadiolo di provincia con quattro gradinate sgangherate per una capienza complessiva che si aggirava sui 30.000 spettatori. Ebbene quello stadiolo negli anni è cresciuto sempre di più fino a diventare un colosso di 80.000 spettatori con la SU tribune e il suo famoso muro giallo, forse la curva più bella d'Europa, capace di contenere da sola ben 29.000 spettatori. La stessa cosa è accaduta in Francia con il Marsiglia che negli anni ha fatto diventare il suo vetusto Velodrome, uno stadio da 67.000 posti, con una copertura che architettonicamente è una delle più belle del mondo, visto che assomiglia ad una gigantesca conchiglia bianca depositata nel centro della città. Per non parlare poi della nuova casa del Lione, ovvero lo Stade des Lumieres, un gioello da 61.000 posti distribuiti su tre anelli.
In Spagna poi le cose stanno ancora meglio visto che parliamo di una lega che ha stadi simbolo come i colossali Camp Nou e Santiago Bernabeu, che presto verranno sottoposti a dei processi di restyling di un certo livello, senza dimenticare il Mestalla e il nuovo San Mames, anche questi ampiamente al di sopra dei 50.000 posti. E in più già si guarda al futuro con la nascita del nuovo stadio dell'Atletico Madrid: La Peineta, un impianto di oltre 70.000 spettatori.
Quella degli impianti piccoli e funzionali è solo una storiella tutta italiana. Da noi accade infatti che stadi che all'estero avrebbero fatto diventare degli autentici gioielli qui vengono letteralmente sfregiati, come nel caso di San Siro con l'orribile vetrata che divide il secondo dal terzo anello, o come le curve dell'Olimpico che dall'inizio di questa stagione presentano un muro divisorio proprio al loro centro, roba da far venire in mente una cicatrice sul volto di una bella donna, visto che stiamo parlando di due delle curve più calorose e appassionate d'Italia come quelle di Roma e Lazio. Per non parlare poi del povero stadio San Paolo, quello che fu il tempio nel quale si adorava il dio Maradona, proprio ultimamente è stato definito da De Laurentis un vero e proprio cesso... e purtroppo ha anche ragione viste le condizioni in cui si trova.
Nel frattempo qualcosa sembra muoversi anche se con lentezza esasperante, è il caso della Roma, con lo stadio progettato dalla proprietà americana. Per il resto però solo progetti sussurrati a voce bassa, come quello del Palermo, dell'Atalanta, della Sampdoria o del Catania. Tutte società che negli ultimi avevano manifestato l'interesse e la voglia per un nuovo impianto ma di cui poi si sono perse le tracce. Ultimamente poi c'è stato il caso del Milan che nemmeno un anno fa presentava il nuovo stadio nel quartiere Portello, progetto che però è saltato a causa di difficoltà di tipo urbanistico.
Di tanto in tanto si sentono propositi surreali come quello di voler abbattere il terzo anello di San Siro, senza sapere che ciò dal punto di vista ingegneristico sarebbe una follia, visto che significherebbe abbattere le undici torri che sorreggono il terzo anello, che di fatto costituiscono uno stadio sopra lo stadio, con tutti i costi e i pericoli del caso visto che si rischierebbe di far crollare praticamente tutta la struttura architettonica nella sua totalità.
Insomma in molti casi le idee sono poche e pessime e ci sarebbe da ridere se non fosse per il fatto che di mezzo c'è anche la sicurezza degli spettatori. Spettatori che in Italia negli ultimi dieci anni sono calati sempre di più a causa del caro biglietti e della missione impossibile che viene richiesta per procurarsene uno, ma questa è un'altra storia di cui parleremo prossimamente.
(1, continua)
Antonio Martines