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    Lo psicoterapeuta di Fagioli: 'Come Paolo Rossi, sogna l'Europeo. Il lavoro non è finito, c'è sempre il rischio di una ricaduta'

    Lo psicoterapeuta di Fagioli: 'Come Paolo Rossi, sogna l'Europeo. Il lavoro non è finito, c'è sempre il rischio di una ricaduta'

    Il dottor Paolo Jarre, lo psicoterapeuta che sta aiutando il centrocampista della Juventus Nicolò Fagioli nel percorso di recupero dalla dipendenza dal gioco, ha parlato a Tuttosport delle condizioni del giocatore bianconero e di quelli che saranno i prossimi passi da qui ai mesi a venire. Lo scorso 20 ottobre Fagioli è stato squalificato dalla giustizia sportiva per 12 mesi, di cui 5 commutati in prescrizioni alternative, per il suo coinvolgimento nell’ultimo caso di calcioscommesse: questo significa che il prossimo 19 maggio si concluderà la sua sanzione e, teoricamente, dalla giornata successiva di campionato, quella del 26 maggio che concluderà la stagione, tornerà regolarmente a disposizione di Massimiliano Allegri.

    IL LAVORO NON E' FINITO - Queste le parole, rilasciate a Tuttosport, dal dottor Jarre: "Partecipa regolarmente a incontri settimanali, mette in atto tutte le prescrizioni che gli vengono date, continua anche con gli incontri pubblici di testimonianza. Mentre la squalifica calcistica sta quasi per finire, il mio lavoro con lui ancora no perché la terapia richiede un periodo minimo di almeno un anno e noi abbiamo iniziato soltanto a ottobre. Appare un po’ fuori dallo stereotipo del calciatore “viziato”, è una persona riflessiva e consapevole. Però non c’è intelligenza o sensibilità che protegga dalla vulnerabilità verso questa tipo di dipendenza. È abbastanza imprevedibile, si poggia in parte su base genetica in parte su base personale, ma totalmente “interclassista”. Quando uno chiede aiuto non dico che è a metà del percorso ma ne ha fatto un buon tratto: sul gioco azzardo e l’alcol, che sono comportamenti legali, è molto frequente che le persone neghino il problema".

    PERICOLO RECIDIVA - Il dottor Jarre si è espresso in questi termini sul pericolo di una ricaduta in futuro per Nicolò Fagioli: "Non si può mai dire nei comportamenti di dipendenza di aver raggiunto la guarigione: si può raggiungere una stabilità, una remissione, ma la vulnerabilità rimane. Curare la fragilità è riconoscerla, l’indole non la si può cambiare: la cura è fatta nel riconoscimento di questa fragilità. Non servono atteggiamenti da super eroi o nascondere la polvere sotto il tappeto, ma bisogna abituarsi a “vivere con la porta aperta”. Il desiderio di scommettere può ricomparire perché mi devo premiare per una cosa bella che ho fatto oppure mi devo consolare per una circostanza negativa che mi è accaduta. I fattori di rischio per le recidive ci sono e gran parte del lavoro clinico è proprio costituito dalla prevenzione della recidiva".

    COME PAOLO ROSSI - Per vincere la sua personale battaglia contro la ludopatia Nicolò Fagioli si è posto degli obiettivi a breve e medio termine, come riferisce nella sua intervista a Tuttosport il dottor Jarre: "Una delle fantasie che lui coltiva senza farsi illusione è quella degli Europei. Abbiamo ricordato insieme la vicenda di Paolo Rossi, squalificato per due anni per calcioscommesse, era rientrato a giocare a fine maggio come sta succedendo a Nicolò, e allora Bearzot lo aveva convocato per il Mondiale, che l’Italia vinse e lui fu capocannoniere. Un esempio evocativo, anche se le circostanze erano diverse perché Fagioli non è stato squalificato per illecito sportivo, non ha mai scommesso sulla propria squadra".

    SOGNO AZZURRO - Infine il dottor Paolo Jarre si è soffermato sulla telefonata di sostegno che Nicolò Fagioli ha ricevuto dal ct della Nazionale Luciano Spalletti: "È uno stimolo, sarebbe importante se Spalletti ne tenesse conto dal punto di vista educativo perché arriverebbe un messaggio forte per gli altri giovani che hanno lo stesso problema: se ci si cura, si ottengono risultati anche nella propria professione. Ovvio che a Nicolò manchi giocare a calcio, ma più ancora gli manca lo spogliatoio prima e dopo la partita. Se gli avessero dato un mese in meno di squalifica, avrebbe avuto più tempo per cercare di strappare la convocazione in azzurro".
     

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