LITTLE ITALY Fortin: 'A Cipro sole, mare e zero pressioni. E gioco in Europa'
Una carriera in Italia con le maglie di Treviso, Siena, Cagliari e Vicenza, poi a 36 anni un'avventura nuova, un'esperienza di vita, lontano dall'Italia, nel campionato di Cipro. A calciomercato.com Marco Fortin parla dell'anno trascorso con la maglia dell'Aek Larnaca.
Com'è nata l'idea di Cipro?
E' successo tutto nell'estate del 2010. Ero in scadenza con il Vicenza a giugno, ma ero tranquillo perchè avevo un accordo verbale per un rinnovo biennale. Volevo finire la carriera in biancorosso, per questo avevo detto no ad offerte interessanti da A e B. Alle parole però non sono seguiti i fatti: nonostante gli impegni presi, il club ha prima rimandato la firma poi ha fatto altre scelte. Per questo mi sono trovato a luglio, a 36 anni, senza squadra. Ad agosto ho ricevuto qualche offerta, nessuna convincente, poi mi il mio procuratore mi ha parlato dell'interesse dell'Aek Larnaca. Su due piedi ho detto no, poi ci ho riflettuto, il progetto era interessante e la proposta era economicamente vantaggiosa. Così sono andato a Cipro per conoscere ambiente e società e non sono più tornato indietro.
Hai firmato un contratto annuale?
Sì, dopo i 33 anni credo che ogni giocatore debba guadagnarsi sul campo la conferma. E' una questione di rispetto verso la squadra che ti paga. Lo scorso giugno volevo tornare in Italia, ma non c'era niente di interessante. Così ho accettato il rinnovo, spinto anche dalla possibilità di giocare in Europa League. Per la prossima stagione mi hanno già proposto un prolungamento annuale, difficilmente resterò ancora qui, perchè mi manca la mia famiglia. Cerco squadra in Italia, ho 38 anni, ma fisicamente sto bene, ho ancora tanta voglia e vorrei giocare per 1-2 stagioni.
Mancano ancora sei mesi alla fine del tuo contratto, ma puoi fare già un bilancio della tua avventura.
Positivo. E' un'esperienza che consiglierei. Io sono stato il primo italiano a giocare a Cipro, mi auguro che ce ne siano altri in futuro. E' stata un'esperienza straordinaria a livello umano, ho conosciuto tante persone, mi sono fatto amici nuovi e ho imparato due lingue diverse, l'inglese e il greco. Qui è un mix di razze, la società è multietnica e ogni giorno puoi imparare qualcosa di nuovo. Il calcio è visto come un piacere, è vissuto serenamente. A differenza dell'Italia non ci sono stress e pressioni. Niente ritiri, niente tensioni. A livello calcistico sono soddisfatto, l'anno scorso abbiamo conquistato la qualificazione all'Europa League e quest'anno, dopo aver battuto il Mlada Boleslav e il Rosenborg nei preliminari, abbiamo giocato un girone con Schalke 04 e Steaua Bucarest.
Che effetto fa giocare in Europa a 37 anni?
Quando ero nelle giovanili nell'Inter facevo il terzo portiere della prima squadra, per questo ho viaggiato molto in Europa. Giocare da protagonista è tutta un'altra storia, è un'emozione unica. Entrare in stadi come l'AufSchalke Arena o la National Arena di Bucarest è anche un motivo di orgoglio. Abbiamo affrontato le partite con tranquillità sempre con il sorriso, consapevoli che avevamo già fatto qualcosa di grande con l'approdo alla fase ai gironi. Abbiamo perso la qualificazione all'ultima giornata, con la sconfitta 3-1 contro lo Steaua, un match che era fermo sull'1-1 fino a 15 minuti dalla fine.
Il rapporto con la società?
Straordinario. Il club è vicino ai giocatori ed estremamente professionale. Da tutti i punti di vista, dalla puntualità nei pagamenti, allo qualità dei campi dove ci alleniamo. Non si esaltano se vinciamo una partita così come non ci criticano se non arrivano i risultati.
Com'è la vita a Cipro?
Vacanziera. La gente locale si mescola con i turisti. Qui ho trovato tutto quello di cui avevo bisogno. Non c'è traffico, il clima è fantastico. Sono appena tornato e ho lasciato una temperatura di 20 gradi. Due anni qui mi hanno permesso di "disintossicarmi" dallo stress del calcio italiano, a Cipro ho riscoperto il vero piacere di giocare a calcio.
Quando hai scelto di mettere il 14 sulla maglia?
Quattordici in inglese si dice fourteen, la pronuncia del mio cognome. Fin da piccolo gioco con questo binomio numero-cognome. Il 14 è il mio numero fortunato, l'ho sempre avuto, fatta eccezione per le parentesi a Cagliari e a Treviso.