LITTLE ITALY l'american dream di Bracalello: 'Grande grazie ad un provino'
Nella vita è la voglia di mettersi in gioco spesso a fare la differenza. Il discorso è ancor di più valido nel mondo del calcio, dove concorrenza, ingiustizie e difficoltà sono all'ordine del giorno. Simone Bracalello ce l'ha fatta, è diventato un giocatore decisivo e apprezzato, ma ha sfondato negli Stati Uniti, lontano dall'Italia, dove ha raccolto soprattutto delusioni. A calciomercato.com racconta la sua carriera, che l'ha portato dall'altra parte dell'oceano:
Hai iniziato a giocare a Genova, la tua città.
Sì, sono cresciuto nelle giovanili di Genoa e Sampdoria, sono stato in C2 con il Savona, poi ho girovagato molto tra serie C (ora Lega Pro ndr) e serie D, dalla primavera del Como, fino al Prato, passando per il Vado, la Sestrese e il Pontedecimo.
Tante buone avventure, ma nessuna ti ha fatto fare il salto di qualità.
Sfondare in Italia è sempre difficile, per una serie di problemi e di situazioni non sempre limpide. L'ultimo anno a Prato avevo fatto bene (3 gol e 11 assist), ma non c'erano le condizioni giuste per continuare. Ho provato l'avventura in Australia, ho sostenuto e superato un provino con Newcastle Jets, squadra dell'A-League (la massima serie ndr), senza però riuscire a perfezionare il trasferimento anche per problemi con il mio procuratore. Così è nata l'idea degli Stati Uniti.
Perchè proprio l'America?
Ho avuto dei contatti, anche grazie a mia moglie che cura i miei interessi, e all'inzio del 2010 ho fatto dei provini per alcuni club della NASL, la serie B americana. Lì non ci sono scout che vengono in Europa ad osservarti per offrirti un contratto. Negli Stati Uniti funziona un pò così: per certe squadre non della MLS tu puoi pagare una quota e partecipare ad una selezione. In questo modo i club si fanno pubblicità e hanno un'entrata economica. Certo, se non hai le qualità per andare avanti ti scartano subito. Ho sostenuto un provino con dei messicani che prima di entrare in campo hanno bevuto birra! Tutti hanno una possibilità, ma la meritocrazia esiste. La selezione con i Minnesota Stars era molto più seria, ho avuto la mia occasione e l'ho sfruttata. Mi hanno fatto un contratto di tre stagioni.
Il tuo è stato un "american dream".
L'allenatore mi ha voluto fortemente, cercava un attaccante che facesse gol e l'ha avuto (13 in due stagioni ndr). Il bagaglio tecnico e l'esperienza che ho maturato in Italia mi hanno aiutato molto nell'inserimento. Pensa che mi è capitato di ricevere dei complimenti da difensori avversari per i miei movimenti sul campo! Il calcio qui è preso sul serio e anche se non è lo sport nazionale, sta crescendo molto. Negli allenamenti si cura poco l'aspetto tattico, le sedute sono prevalentemente atletiche. L'allenatore non dà peso all'alimentazione, possiamo mangiare quello che vogliamo, l'importante è poi correre sul campo. Ho visto compagni mangiare hamburger, cozze o lasagne e non posso nasconderti che la cosa mi ha un pò stupito.
Fuori dal campo com'è la vita?
In America non ci sono pressioni, si vive meglio e non solo perchè costa tutto meno. Con 900 dollari si può affittare una casa a Minneapolis con piscina, jacuzzi e sicurezza 24 ore su 24. Con mia moglie vivo in centro, anche se mi alleno fuori dalla città, nel più grande centro sportivo degli Stati Uniti, che ha ben 56 campi da calcio! Qui tutto fa spettacolo, anche il calcio. La squadra organizza tutto, senza trascurare nessun dettaglio. Si occupa degli highlights e delle interviste post partita, ti manda nelle scuole a promuovere il club. Io stesso sono stato alla Minnesota University a parlare ad una classe di italiani.
Sportivamente è stata una stagione ricca di soddisfazioni.
Sì, abbiamo vinto il campionato di serie B, ma ciò non significa che andremo nella MLS, che è una lega indipendente dalla NASL. Sono entrambe gestite dalla Federcalcio statunitense, ma non lavorano insieme. Nella massima serie giocano solo club che hanno introiti economici importanti, ne fanno parte solo squadre ricche.
Il tuo futuro?
Non lo so, per ora sono in vacanza, il nuovo campionato inizierà il prossimo marzo. In Minnesota sto bene, ho un contratto ancora per una stagione ma il mio obiettivo è quello di migliorare sempre. Mi piacerebbe giocare nella MLS, anche se è complicato. Ogni squadra può avere solo 7 stranieri e ovviamente i grandi club ingaggiano giocatori che arrivano dall'Europa con curriculum prestigiosi, come Henry o Marquez. L'Italia? Mi manca molto, un giorno potrei tornare in Europa, per avvicinarmi a casa. Al momento non c'è nulla di concreto.