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L'Italia chiama, Spalletti risponde: rivoluzione in vista, quanti cambi verso la Croazia
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DECISIVA - Contro la Croazia, la sfida sarà decisiva. Certo, la confidenza di poter giocare con due risultati su tre a disposizione può diventare un’arma a duplice taglio: da un lato regalare serenità a un gruppo che ha dimostrare di essere coeso e di possedere delle individualità importanti, dall’altro aumentare la pressione psico-fisica per una partita delicata sotto ogni punto di vista e che modificherà definitivamente ogni opinione a riguardo del progetto Italia targato Spalletti.
CAMBIAMENTI NECESSARI - Altrettanto chiaro come, nell’ultima uscita della fase a gironi del Gruppo B, servano dei cambiamenti sostanziali non solo sul piano del gioco e della mentalità, ma anche dal punto di vista degli undici uomini che scenderanno in campo per centrare la missione 2° posto, qualificazione agli ottavi di finale e un pass verso una parte di tabellone che, almeno sulla carta, potrebbe favorire un percorso maggiormente semplice per la difesa del titolo continentale dell’Italia.
RIVOLUZIONE - La nuova Italia che giocherà a Lipsia dovrà dimostrare sul campo di avere dentro di sé quel fuoco vivo e ardente richiesto da una manifestazione di tale importanza. In un appuntamento di tale caratura, ci si aspetta una reazione chiara e decisa. Sarà dunque rivoluzione contro la Croazia? Sì e no, in realtà, ma scendiamo nel dettaglio. Già a partire da ieri, il commissario tecnico ha mantenuto alta la concentrazione, chiamando l’intero gruppo a rapporto e richiamando i propri ragazzi in particolar modo sulla condizione atletica mostrata contro la Spagna. Servirà freschezza, dinamismo, coraggio contro una Nazionale, quella balcanica, che non avrà nulla da perdere e rischierà una clamorosa quanto immediata eliminazione. Ma quali carte giocarsi?
MODULO - Il primo punto riguarda la scelta del modulo: se le convocazioni del CT sembravano portare in direzione di un 3-5-2 o 3-4-3 che avrebbe messo nelle condizioni ideali i migliori interpreti della nostra Nazionale (dal pacchetto difensivo con il blocco Inter guidato da Bastoni e Dimarco (occhio alle sue condizioni, oggi si è fermato), passando per Calafiori, Barella, Frattesi e, specialmente, Federico Chiesa), ma le due uscite di questi Europei hanno fornito un’indicazione precisa: 4-2-3-1. Una scelta tattica che potesse dare più fantasia al parco attaccanti, evolvendo in una sorta di 3-2-5 in proiezione offensiva, e che fornisse garanzie per una copertura difensiva ottimale. Ora starà a Spalletti capire quale strada intraprendere: la certezza o la continuità?
REPARTI DA RITOCCARE - Una continuità che non ci sarà sotto il profilo dei titolari. Sono previste, infatti, novità in ogni reparto: dalla difesa all’attacco, ogni zona del campo sarà oggetto di rivoluzione con l'inserimento di forze fresche, utili a ridare linfa a una squadra apparsa sbiadita contro la Spagna (anche se, al momento, appare improbabile l’inserimento di pedine come Zaccagni, Cambiaso, Bellanova o Folorunsho dal 1’).
DIFESA - Donnarumma è intoccabile. Nel pacchetto arretrato, invece, a suscitare i maggiori dubbi è stato Giovanni Di Lorenzo. Tra i peggiori nel successo contro l’Albania e affannato dalle continue sgasate di Nico Williams contro la Spagna. Le prestazioni del capitano del Napoli sono il riflesso della sua difficile stagione vissuta in Campania, dove i partenopei sono stati protagonisti in negativo dell’ultimo campionato. Manca serenità – complici anche le sirene di mercato che lo portano in direzione Juventus – serve rifiatare. E così l’indiziato numero uno a defilarsi dalla formazione titolare è proprio Di Lorenzo, con Matteo Darmian pronto a ereditarne il posto e a ricomporre e rafforzare il blocco Inter del reparto difensivo azzurro.
CENTROCAMPO - A centrocampo, la nota dolente riguarda Jorginho, lontano parente del giocatore ammirato a Euro 2020 (posticipato al 2021 a causa della pandemia da Covid-19) che si prese con merito il podio nella classifica del Pallone d’Oro. Nessun guizzo, geometria assente in fase d’impostazione, completamente ingabbiato dalla mediana iberica, Jorginho ha sofferto terribilmente la struttura del centrocampo di De La Fuente. L’Italia ha bisogno di maggiore forza e dinamismo (da qui l’opzione Cristante) o di un interprete che porti una ventata d’aria fresca alla manovra azzurra (con l’idea Fagioli dal 1’ che prende quota). Il regista bianconero pare dimostrarsi il giusto identikit per sostenere la qualità di un centrocampo croato dall’alto tasso tecnico.
TREQUARTI - Se invece la scelta andasse a vertere su Bryan Cristante, Barella potrebbe andare a comporre la batteria di trequartisti insieme a Federico Chiesa e all'altra novità studiata dal CT azzurro: Stephan El Shaarawy, pronto a entrare in ballottaggio e, in caso, a togliere il posto al suo capitano alla Roma, il nostro numero 10 Lorenzo Pellegrini. Ma rinunciare alla caparbietà di Barella in mezzo al campo rischia di esporre l’Italia a una rinnovata rinuncia al predominio del gioco, a meno di una coppia inedita di mediani composta da Fagioli e Cristante che fornirebbe gli Azzurri della giusta dose di aggressione e di qualità nella zona nevralgica del rettangolo verde. A quel punto sì che Barella sarebbe un jolly importante da giocarsi sulla trequarti, relegando Frattesi – apparso anonimo contro la Spagna - in panchina.
ATTACCO - Infine, il reparto offensivo. Gianluca Scamacca non ha lasciato il segno: troppa distanza fra le prestazioni superbe con la divisa dell’Atalanta e le sue prove non incisive in casacca azzurra. A rendere la situazione più complessa è anche un rapporto con Spalletti mai realmente decollato. Al centravanti orobico, il commissario tecnico critica la mancanza di cattiveria sotto porta, la mancata aggressione alla profondità e i fin troppi tocchi leziosi. Motivi che spingono Mateo Retegui a candidarsi per una maglia dal 1’.
LA PROBABILE FORMAZIONE -
ITALIA (4-2-3-1): Donnarumma; Darmian, Bastoni, Calafiori, Dimarco (Cambiaso); Cristante, Fagioli; Chiesa, Barella, Pellegrini; Retegui. CT: Spalletti