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    L'Inter stritola il Benfica con una ripresa feroce. Paradosso Lautaro, mattatore senza gol

    L'Inter stritola il Benfica con una ripresa feroce. Paradosso Lautaro, mattatore senza gol

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Ferocemente Inter. Contro il Benfica, la squadra di Simone Inzaghi gioca un secondo tempo straordinario (due legni, un gol valido, uno annullato, un salvataggio sulla linea, quattro parate formidabili del portiere ucraino Trubin) azzerando l’avversario - nel primo tempo assai pericoloso - e issandosi in vetta, alla pari con la Real Sociedad, nel gruppo D di Champions League. Persiste il paradosso Lautaro. Dopo Lecce (quattro gol), ieri sera ha avuto cinque occasioni mirabili: la prima conclusione è finita sotto la traversa, la seconda sul palo, la terza (palla rubata in pressing) è stata cacciata fuori da Otamendi, la quarta e la quinta sono state respinte con i piedi da Trubin, per distacco il migliore in campo della squadra portoghese. Insomma Lautaro è stato il mattatore anche senza segnare. Per fortuna, tuttavia, che c’è Thuram,  bravo a schiodare lo 0-0 (61’) su assist di Dumfries. Perché paradosso? Perché con quel che l’Inter ha creato e Lautaro tiraro sarebbe dovuta finire 5-1 (parata fondamentale, nel primo tempo, di Sommer su Aursnes), invece c’è stato perfino da soffrire, perché nel finale il Benfica, infarcito di calciatori offensivi (quelli che non aveva nel primo tempo), avrebbe potuto, su qualche palla sporca, anche pareggiare. E sarebbe stato il risultato più ingiusto e beffardo della storia del calcio.

    Simone Inzaghi può essere soddisfatto sia dei tre punti, sia della stritolante prestazione della ripresa. Meno del primo tempo. Non perché qualche occasione (Dumfries due volte, Acerbi una) non ci sia stata, ma perché il Benfica ha palleggiato sapientemente, tenuto la palla pur senza affondare e rischiato di andare in vantaggio quasi in apertura (12’), quando Bastoni e Pavard hanno dormito su una rimessa laterale (sono saliti entrambi senza preoccuparsi dell’avversario). Sommer è stato decisivo. Comunque, ove mai il Benfica fosse pure andato in vantaggio, sarebbe stato subissato dall’onda d’urto interista del secondo tempo. I nerazzurri hanno prodotto un ritmo altissimo, vinto quasi tutti i contrasti, aggredito gli avversari in ogni zona del campo (ma soprattutto alti), costruito sul corto e sul lungo a proprio piacimento

    La qualificazione è tutt’altro che chiusa, ma aver tenuto a zero il Benfica è una cosa molto incoraggiante. Il netto successo della Real Sociedad a Salisburgo si incarica di spiegare che le difficoltà patite nei Paesi Baschi erano motivate dalla forza dell’avversario. E se fossero proprio i baschi a passare il turno insieme all’Inter? Considerate le due partite, non sarei affatto sorpreso.

    Di solito non mi attardo sugli arbitri, però l’olandese Makkelie è riuscito a confezionare una contabilità assai singolare: quattro ammoniti dell’Inter e nessuno del Benfica, assai curioso se a fare la partita sono stati i nerazzurri. Gli occhiuti giudici da salotto riportano che ci sarebbe stato un calcio di rigore per intervento di Barella su Neres. Può essere (il Var non ha fatto una piega), ma a metà ripresa, lo stesso Neres doveva essere espulso per una proditoria tacchettata in faccia a Lautaro. Invece il quarto uomo ha suggerito un incomprensibile giallo all’argentino. Se l’Inter è stata in procinto di dilagare in parità numerica, figurarsi cosa sarebbe potuto accadere con un uomo in più. Va bene così. L’unica preoccupazione è non avere speso troppo: l’Inter del secondo tempo non ha ha badato al risparmio

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