Redazione Calciomercato
L'Inter batterà anche la Lazio, a patto che si ricordi di non essere una squadra normale
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Tuttavia sarebbe puerile pensare che l’Inter non mi piaccia solo per queste ragioni. Il problema vero è che quando la squadra di Simone Inzaghi cala di intensità, allenta il pressing, non attacca con cinque uomini contemporaneamente, non è più quella gioiosa macchina da guerra in grado di demolire qualsiasi avversario, ma diventa controllabile, prevedibile, normale. E, restando alle due partite citate, se a Torino, in campionato, i nerazzurri non si sono voluti esporre al letale contropiede di Allegri, meno comprensibile è cosa li abbia frenati con la Real Sociedad. Il fatto che i baschi fossero disposti a protezione del pareggio? Il fatto di non voler incorrere, comunque, in una sconfitta a San Siro? Il fatto che non abbia giocato Lautaro?
Sinceramente penso che quando una squadra ha uno stile di gioco consolidato esso non possa essere intaccato da piani-partita, episodi, incidenti di percorso e varie altre contingenze. Non si tratta di essere fedeli ad un’ideologia tattica, ma di trarre più vantaggi possibili dal calcio che si è scelto. Invece il paradosso è che proprio nel momento in cui tutti hanno cominciato a riconoscere i meriti del lavoro di Inzaghi, quasi inconsapevolmente l’Inter è ritornata ad essere prudente e utilitaristica. Senza, peraltro, trarre vantaggi da questa mutazione.
Sarebbe un errore proseguire su questa strada. La Lazio non è un avversario sul quale adeguarsi, ma una squadra che, possedendo alti valori tecnici, va affrontata al massimo delle proprie capacità. L’Inter non ha deficit di carattere atletico, non ha problemi di convinzione perché è una squadra matura e consapevole, non ha, soprattutto, bisogno di gestire un vantaggio o un risultato. Deve e può giocare sempre al massimo, sia perché è nelle sue corde, sia perché fino a gennaio non ha impegni che non siano di campionato.
Dall’altra parte, una partita ad alta intensità del suo avversario, rischia di mettere a nudo gli incomprensibili limiti di gioco e di ambizioni che stanno affliggendo la Lazio. A Madrid, nell’ultima partita del girone di Champions League, ha dato di sè un’immagine davvero modesta. Un po’ come se la squadra e i giocatori non riconoscessero più lo spartito di Sarri, un maestro di gioco, che invece li hanno portati al secondo posto in serie A, meno di un anno fa. Nonostante le parole dell’allenatore sulle aspettative dell’ambiente, resto convinto che si possa e si debba fare di più, oltre l’imprescindibile obiettivo Champions. Soprattutto perché non credo che la sola partenza di Milinkovic Savic pesi sulla squadra in maniera così determinante da averne decretato una preoccupante involuzione.
La partita con l’Inter rappresenta un’occasione di ripristino del gioco della stagione scorsa. E se davvero la squadra di Inzaghi affrontasse l’impegno sotto ritmo, l’impresa sarebbe possibile. Però non credo che l’Inter sbaglierà approccio e svolgimento. In fondo basta essere quel che si è stati quasi sempre per tornare ad essere apprezzati anche dagli scettici.