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Liga, Tebas: 'La Serie A ripensi ai fondi, noi cresciuti anche senza CR7. La Fifa appoggia la Superlega, su Agnelli e Messi...'
Javier Tebas, numero uno della Liga, è tornato a parlare dopo il caos scoppiato intorno al caso Leo Messi e all'accordo con il fondo Cvc che ha sottoscritto il campionato spagnolo: in cambio del 10% dei diritti tv per i prossimi 50 anni, i club si divideranno un prestito da 2,1 miliardi di euro, da restituire con interessi molto bassi. Idea simile a quella venuta fuori lo scorso autunno in Serie A: Cvc con Advent e Fsi aveva offerto 1,7 miliardi di euro, tutto saltato però a causa dei no di alcuni club, tra i principali Juventus e Inter, ma la questione non è chiusa e potrebe riaprirsi. Tebas ha rilasciato una lunga e interessante intervista al Corriere della Sera e ha toccato tanti temi, dall'accordo con Cvc fino al modo per rendere la Liga il miglior campionato del mondo passando per l'inevitabile questione Messi.
LA SITUAZIONE - C'è una vera e propria guerra in corso, con Real Madrid, Barcellona e Athletic Bilbao che hanno rifiutato l'accordo con il fondo, oltre anche alla Federcalcio contraria: “Siamo convinti che sia la risposta alle sfide che dobbiamo affrontare. È un accordo strategico che trasforma il modello di gestione, darà l’impulso per rendere la Liga un’azienda globale di intrattenimento digitale”. I punti di forza: “I vincoli ben precisi: 70% per infrastrutture e investimenti, 15% per i debiti, 15% per i giocatori. Con più di 2000 milioni di euro il sistema potrà crescere, affrontando con maggiore liquidità la crisi dovuta al Covid. Ma non è il denaro che farà la differenza, bensì i progetti di sviluppo. Serve più digitalizzazione e internazionalizzazione. Ma soprattutto serve migliorare la competizione, metterla al centro”.
QUESTIONE SUPERLEGA - Il motivo dei no di Barça e Madrid, c'è la Superlega dietro al loro rifiuto? “Più è forte la Liga, più è difficile per il Real crearsi una Superlega. Io voglio anche una Serie A forte economicamente. L’ho detto tante volte anche al presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che ora deve fare un aumento di capitale di 300 o 400 milioni: la soluzione non è nella Superlega ma nel portare la serie A al livello che merita. Non ci può essere tutta questa differenza fra Liga e Serie A. L’Italia, organizzandosi, potrebbe tornare in pochi anni ai livelli di un tempo. Ha tutto per riuscirci. Ma deve cambiare mentalità”. Sul progetto Superlega: “La Superlega non è un format ma una concezione ideologica di alcuni club europei, che vogliono decidere da soli il futuro del calcio mondiale. Il format presentato è morto, ma la strategia che sta alla base è vivissima. E va combattuta. Anche perché ha appoggi silenziosi, come quello della Fifa”.
MESSI E IL FUTURO - Sulla perdita di Messi, dopo quelle di Ronaldo e Neymar degli scorsi anni: “È ovvio che avrei preferito continuasse con noi. Ma se il sistema calcio spagnolo non è crollato quando se ne è andato Cristiano nel 2018, vedrete che non succederà nemmeno stavolta. Anzi, mi pare che, nonostante CR7, i diritti tv della serie A siano scesi del 10% a livello nazionale e ancora di più a livello internazionale. Noi invece siamo addirittura cresciuti”. L'esempio della Liga può convincere la Serie A? “All’idea dei fondi voi ci avevate pensato prima di tutti, quindi credo di sì, non escludo che l’esempio della Spagna possa essere seguito. Anche perché la serie A deve fare un cambio urgente, di controllo economico e di iniezioni come quella dei fondi. Ma alla svelta. Altrimenti rischia di restare molto indietro. Deve internazionalizzarsi, ma se vuole tornare al passato deve guardare al futuro. Come fa l’Italia a incassare meno dello Spagna, essendo superiore per abitanti e reddito pro capite?". Su un possibile futuro da noi: “In Spagna sono molto felice, il progetto cresce di giorno in giorno. Ma mai dire mai”.
LA SITUAZIONE - C'è una vera e propria guerra in corso, con Real Madrid, Barcellona e Athletic Bilbao che hanno rifiutato l'accordo con il fondo, oltre anche alla Federcalcio contraria: “Siamo convinti che sia la risposta alle sfide che dobbiamo affrontare. È un accordo strategico che trasforma il modello di gestione, darà l’impulso per rendere la Liga un’azienda globale di intrattenimento digitale”. I punti di forza: “I vincoli ben precisi: 70% per infrastrutture e investimenti, 15% per i debiti, 15% per i giocatori. Con più di 2000 milioni di euro il sistema potrà crescere, affrontando con maggiore liquidità la crisi dovuta al Covid. Ma non è il denaro che farà la differenza, bensì i progetti di sviluppo. Serve più digitalizzazione e internazionalizzazione. Ma soprattutto serve migliorare la competizione, metterla al centro”.
QUESTIONE SUPERLEGA - Il motivo dei no di Barça e Madrid, c'è la Superlega dietro al loro rifiuto? “Più è forte la Liga, più è difficile per il Real crearsi una Superlega. Io voglio anche una Serie A forte economicamente. L’ho detto tante volte anche al presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che ora deve fare un aumento di capitale di 300 o 400 milioni: la soluzione non è nella Superlega ma nel portare la serie A al livello che merita. Non ci può essere tutta questa differenza fra Liga e Serie A. L’Italia, organizzandosi, potrebbe tornare in pochi anni ai livelli di un tempo. Ha tutto per riuscirci. Ma deve cambiare mentalità”. Sul progetto Superlega: “La Superlega non è un format ma una concezione ideologica di alcuni club europei, che vogliono decidere da soli il futuro del calcio mondiale. Il format presentato è morto, ma la strategia che sta alla base è vivissima. E va combattuta. Anche perché ha appoggi silenziosi, come quello della Fifa”.
MESSI E IL FUTURO - Sulla perdita di Messi, dopo quelle di Ronaldo e Neymar degli scorsi anni: “È ovvio che avrei preferito continuasse con noi. Ma se il sistema calcio spagnolo non è crollato quando se ne è andato Cristiano nel 2018, vedrete che non succederà nemmeno stavolta. Anzi, mi pare che, nonostante CR7, i diritti tv della serie A siano scesi del 10% a livello nazionale e ancora di più a livello internazionale. Noi invece siamo addirittura cresciuti”. L'esempio della Liga può convincere la Serie A? “All’idea dei fondi voi ci avevate pensato prima di tutti, quindi credo di sì, non escludo che l’esempio della Spagna possa essere seguito. Anche perché la serie A deve fare un cambio urgente, di controllo economico e di iniezioni come quella dei fondi. Ma alla svelta. Altrimenti rischia di restare molto indietro. Deve internazionalizzarsi, ma se vuole tornare al passato deve guardare al futuro. Come fa l’Italia a incassare meno dello Spagna, essendo superiore per abitanti e reddito pro capite?". Su un possibile futuro da noi: “In Spagna sono molto felice, il progetto cresce di giorno in giorno. Ma mai dire mai”.