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  • Leo Corsi: per Ibra non basta Freud

    Leo Corsi: per Ibra non basta Freud

    • Leonardo Corsi, agente FIFA
    Forse  ci vorrebbe Freud per  provare a capire  il motivo per cui un giocatore del calibro di Ibrahimovic  incida  così  poco in  certe  competizioni internazionali; anche nella gara di andata  contro il Chelsea,  in fondo,   si è creato quelle due  tre occasioni  per  segnare  ma  non si può certo affermare che abbia giocato da  fuoriclasse. Eppure continuo a credere che Ibra   sia  un fuoriclasse (sebbene  di un livello  inferiore ai  due di barca e Real). Proprio osservando Cavani mi sono dato una spiegazione.
    “Ibrahimovic “ si nasce, la sua tecnica è straordinaria, la sua fisicità ancor  di più. Zlatan non ha dovuto penare granché per diventare uno dei più grandi. Ma  in un calcio fatto di livelli anche l’attitudine al sacrificio ha una   grande valenza. Data la sua forza naturale  Ibra non sembra aver  fatto tesoro di questa valenza. A lui in fondo è sempre bastato ricevere una palla da fermo per  cambiare un risultato.  Possiede la tecnica e la potenza   per farsi largo in mezzo a più avversari  procurandosi dal nulla  un’azione da rete. Così   contro il Chelsea con  i due colpi di testa e il diagonale  mancino sventato  dalla prodezza di  Courtois.              
    Ma proprio per questo  Ibra, non avendo mai   avuto troppo  bisogno di imparare certi movimenti  senza palla, non  sembra aver  affinato l’arte di attaccare lo spazio.  Semplicemente perché non è (e non è mai stato) un comunegiocatore. Questo forse è  il suo limite: a certi livelli neppure Ibrahimovic  può  determinare da fermo .
    E  proprio Edison Cavani rappresenta la sua  antitesi.  Cavani non è un predestinato,  la sua forza nasce da abnegazione e spirito di sacrificio (straordinario quando rincorre avversari per tutto il campo). Certo la sua abilità balistica  è eccezionale, ma ciò che lo caratterizza è  il  movimento continuo ed  incessante  che lo porta  ad attaccare ogni spazio; come un diavolo mai pago.  Non chiedergli di effettuare un triangolo o partecipare alla coralità della manovra, lui vive per la porta che è il suo primo ed esclusivo orizzonte.  Ha ottima qualità tecnica ma  fisicamente non ha l’ impatto dirompente di Ibra.  Ha ovviato a certe mancanze con la tenacia.  I suoi  movimenti incessanti  non offrono  punti di riferimento agli avversari che infine, stremati, crollano perdendo la marcatura.   Se la forza di Ibra è l’intuizione geniale, il colpo, quella di Cavani è   la perseveranza.  Cavani rappresenta la perfetta evoluzione  Darwiniana  eppure romanticamente continuo a preferire Ibra, per quelle stesse inspiegabili  ragioni per cui ho sempre preferito Mcenroe a Lendl, Villeneuve a Prost, Ali a Foreman e in genere a tutto il resto.
     

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