Forse ci vorrebbe Freud per provare a capire il motivo per cui un giocatore del calibro di Ibrahimovic incida così poco in certe competizioni internazionali; anche nella gara di andata contro il Chelsea, in fondo, si è creato quelle due tre occasioni per segnare ma non si può certo affermare che abbia giocato da fuoriclasse. Eppure continuo a credere che Ibra sia un fuoriclasse (sebbene di un livello inferiore ai due di barca e Real). Proprio osservando Cavani mi sono dato una spiegazione. “Ibrahimovic “ si nasce, la sua tecnica è straordinaria, la sua fisicità ancor di più. Zlatan non ha dovuto penare granché per diventare uno dei più grandi. Ma in un calcio fatto di livelli anche l’attitudine al sacrificio ha una grande valenza. Data la sua forza naturale Ibra non sembra aver fatto tesoro di questa valenza. A lui in fondo è sempre bastato ricevere una palla da fermo per cambiare un risultato. Possiede la tecnica e la potenza per farsi largo in mezzo a più avversari procurandosi dal nulla un’azione da rete. Così contro il Chelsea con i due colpi di testa e il diagonale mancino sventato dalla prodezza di Courtois. Ma proprio per questo Ibra, non avendo mai avuto troppo bisogno di imparare certi movimenti senza palla, non sembra aver affinato l’arte di attaccare lo spazio. Semplicemente perché non è (e non è mai stato) un comunegiocatore. Questo forse è il suo limite: a certi livelli neppure Ibrahimovic può determinare da fermo . E proprio Edison Cavani rappresenta la sua antitesi. Cavani non è un predestinato, la sua forza nasce da abnegazione e spirito di sacrificio (straordinario quando rincorre avversari per tutto il campo). Certo la sua abilità balistica è eccezionale, ma ciò che lo caratterizza è il movimento continuo ed incessante che lo porta ad attaccare ogni spazio; come un diavolo mai pago. Non chiedergli di effettuare un triangolo o partecipare alla coralità della manovra, lui vive per la porta che è il suo primo ed esclusivo orizzonte. Ha ottima qualità tecnica ma fisicamente non ha l’ impatto dirompente di Ibra. Ha ovviato a certe mancanze con la tenacia. I suoi movimenti incessanti non offrono punti di riferimento agli avversari che infine, stremati, crollano perdendo la marcatura. Se la forza di Ibra è l’intuizione geniale, il colpo, quella di Cavani è la perseveranza. Cavani rappresenta la perfetta evoluzione Darwiniana eppure romanticamente continuo a preferire Ibra, per quelle stesse inspiegabili ragioni per cui ho sempre preferito Mcenroe a Lendl, Villeneuve a Prost, Ali a Foreman e in genere a tutto il resto.