Lega, Beretta:| 'Firma contratto e poi lascio'
Intervista al presidente della Lega Calcio di Serie A.
Beretta: "Firma del contratto e poi lascio".
Cesare Prandelli, l'anima bella di un calcio sfilacciato, ha usato parole chiare: «Lo sciopero è stato un autogol per tutti». Lo sa anche Maurizio Beretta, presidente della Lega.
L'11 settembre si giocherà?
Il futuro è nel grembo di Giove: folle non trovare l'accordo. È un auspicio forte: abbiamo un obbligo verso i tifosi.
Come uscire dallo stallo?
Ci sono dieci giorni: Lega e sindacato devono trovare un punto di incontro, fare un percorso, un mezzo passo a testa. Sarà una settimana decisiva con il voto alla manovra (dal quale dipende la trattativa sul contributo di solidarietà) e l'assemblea di Lega di giovedì. Nel merito non so ancora quale sarà, ma lo faremo. Terremo aperta l'assemblea se dovremo aspettare risposte, se mancheranno tasselli al quadro generale.
Intanto, lo sciopero di domenica ha lasciato il segno...
Il deflagrare di un conflitto è un meccanismo che non aiuta nessuno. Un altro sciopero porterebbe a un rischio esponenziale di danni di credibilità. Serve una soluzione che contemperi le esigenze di club e calciatori.
Petrucci ha definito i presidenti degli "sfasciatutto". Che ne pensa?
Lo sciopero è stato dichiarato dall'Aic, non dalla Lega. Forse non abbiamo spiegato bene che i presidenti stanno lavorando a un percorso per un meccanismo più moderno, più competitivo che apra orizzonti al calcio italiano, che porti nuovi ricavi. Le nostre proposte sull'accordo collettivo vanno nella direzione di una maggiore flessibilità che offra condizioni di sostenibilità al sistema cui anche gli atleti dovrebbero essere interessati.
La bozza di accordo su cui lavorate è una piattaforma datoriale: le società hanno ottenuto moltissimo. Non basta?
La questione è un'altra: fare tutto ciò che serve per innovare.
Quindi la Consob di Della Valle andrebbe in questa direttrice...
Ogni proposta che ripensi le norme di funzionamento del calcio, dettate da una legge obsoleta del 1981, è ben accetta. Nel merito bisogna capire come un'autorità indipendente si possa rapportare a Lega e Figc.
Perché non avete firmato l'accordo di maggio, dopo averlo promesso?
Non l'avevamo promesso. Nell'intesa di dicembre erano stati stesi sei punti con l'intenzione di lavorare sul settimo punto (quello dei fuori rosa). L'Aic è stata categorica da maggio ad agosto: o si firma così l'intesa o si sciopera. Sono stati bruciati mesi in un muro contro muro sterile in cui l'Aic non ha cambiato posizione e noi che chiedevamo l'integrazione.
Perché si è aspettato agosto per l'interpretazione di Abete?
A dicembre l'Aic voleva la firma dei primi sei punti, per poi passare alla ricerca di un testo condiviso sul settimo punto oppure per chiedere il parere di Abete. Non c'è stata intesa sul settimo punto e Abete ha dato la sua interpretazione ad agosto.
I siparietti sul contratto sono parsi una forma di accerchiamento al presidente della Figc Abete: è così?
Escludo che ci siano manovre in tal senso: quando c'erano dissensi di merito da esprimere alla Figc li abbiamo espressi con prese di posizione quali la mancata partecipazione ai consigli.
Non è neppure mancata la sensazione di una Lega con forti contrasti interni...
L'assemblea ha votato: 18 a 2. I numeri parlano, non le estrapolazioni e la panna montata rimestata dai giornali.
La accusano di essere un presidente part time e di obbedire a cattivi consiglieri.
Diciotto persone non sono cattivi consiglieri, sono 18 consiglieri. Quando ho assunto un secondo incarico, mi sono dimesso, ma poi c'erano nodi da risolvere quali la spartizione dei diritti tv, lo scandalo scommesse e la firma del contratto.
Si dimetterà, una volta concluso l'accordo?
Lascio dopo la firma del contratto.