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  • Sciopero: Tommasi e Beretta a confronto

    Sciopero: Tommasi e Beretta a confronto

    Nel corso dell’edizione speciale di “Sky Calcio Show”, condotta da Ilaria D’Amico, in diretta dalle 19 su Sky Sport 1 HD e Sky SuperCalcio HD, le dichiarazioni di Damiano Tommasi, Presidente dell’Aic – Associazione Italiana Calciatori, e di Maurizio Beretta, Presidente della Lega Serie A.  

     
    DAMIANO TOMMASI
    Perché oggi non si gioca?
    Non si gioca perché non siamo riusciti a trovare un accordo con la Lega. Da tanto tempo i calciatori di A e B sono senza accordo collettivo, scaduto il 30 giugno 2010. Il 30 maggio 2011 ci siamo trovati in Federazione con Abete per la firma, ma oggi siamo ancora qui, senza firma della controparte. 
     
    Se non firmate il contratto non scendete in campo?
    È questione di sapere che da dicembre a maggio abbiamo giocato sulla base della fiducia di un impegno preso. Oggi quella fiducia sta venendo meno e ci fidiamo della firma.
    Non c’è nessuna negoziazione, stiamo parlando di un impegno preso a dicembre, non mantenuto a maggio e dimenticato ad agosto. 
     
    Chi vi aveva dato la parola?
    Il Presidente Abete, Beretta e Campana, a dicembre, quando c’era stato il paventato stop. Era stato deciso di continuare a giocare perché il 7 dicembre era stato trovato l’accordo su 6 punti, era stato stracciato l’ottavo punto che riguardava il trasferimento obbligatorio all’ultimo anno di contratto e sul settimo punto era stato deciso che il testo dell’articolo sarebbe rimasto così, ci sarebbe stata un’interpretazione super-partes del Presidente Federale post firma. È arrivata ante, si è voluto correggerla e non andava bene ancora.
     
    Ancora sulle motivazioni.
    Abbiamo deciso di non partire perché manca l’accordo collettivo. Manca una cosa fondamentale che è la volontà di sottoscriverlo da parte della Lega. Qualsiasi discussione era volta a non chiudere l’accordo collettivo, l’articolo 7 ne è la dimostrazione. Il sogno di tutti i ragazzi della Primavera è allenarsi con la prima squadra. Credo che il Milan non abbia vinto il campionato con 22 giocatori, nessuno ha fatto avvertenza, credo si siano allenati tutti, pur avendo molti più giocatori di quelli che possono stare su un campo di calcio. 
    L’allenatore può già dividere il gruppo, perché se lo discrimina è già sanzionato dalla legge. Quello che volevano inserire nell’accordo collettivo era preoccupante, perché si voleva mettere che l’allenatore decide come allenare la squadra, perché di solito allora la allena qualcun altro.
     
    Secondo un sondaggi odi Sky Sport24, per il 73% della gente la colpa è dei calciatori. Perché la comunicazione non ha funzionato?
    Bisogna fare un altro sondaggio: sapete perché si ferma il campionato? E sulla percentuale di quelli che dicono sì, si fa: “di chi è la colpa”. 
    Il calciatore è privilegiato, guadagna tanti soldi per una cosa che sanno fare tutti, però io vorrei far riflettere: in architettura, perché lo stadio prevede 80mila posti a sedere e 22 in piedi? Quei 22 avranno un merito, questo merito non è riconosciuto da nessuno.
     
    La super-tassa.
    Nessun calciatore ha mai tirato fuori il discorso della super-tassa, nessun calciatore ha detto “io non pago la super-tassa”, anzi hanno detto la pagheremo quando sarà in vigore, nei tempi e nei modi che stabilirà le legge. Nell’accordo del 2005 le società hanno voluto introdurre la possibilità di mettere gli importi al netto, perché si sperava nell’abbassamento delle aliquote. Oggi, se fosse stato firmato l’accordo di dicembre, il problema non ci sarebbe, perché c’è scritto che gli importi tornano solo al lordo. 
     
    Ci può essere una trattativa?
    Si vuole passare il messaggio che c’è una trattativa, qui c’è un impegno che non è stato mantenuto. Vogliamo fare l’accordo collettivo. Giovedì sera, dopo il Consiglio Federale, all’AIC non veniva chiesto di aderire alle due controproposte, veniva chiesto un comunicato scritto che scioperavamo. E così venerdì mattina. Questo era l’atteggiamento di una Lega che si è presentata a un’Assemblea così importante con tre Presidenti, che mentre noi ci allenavamo per scendere in campo organizzava amichevoli, che probabilmente ha tirato fuori il discorso del contributo di solidarietà per far risultare i sondaggi a favore. La volontà della Lega è di non avere un accordo collettivo.
     
    Volete meno calciatori?
    Se il 40esimo è nelle condizioni di fare il calciatore, lo voglio, se no, non è giusto che abbia il contratto probabilmente.
     
    Nessuno paga niente per questo sciopero?
    Si vedrà. Lo sciopero ha un costo. Non è quello il problema.
     
     
    MAURIZIO BERETTA
    Perché oggi non si gioca?
    La risposta è semplice: perché l’Associazione Calciatori ha deciso di scioperare. L’ha fatto con un comunicato formale venerdì mattina. 
    C’erano due punti su cui si è focalizzato il dissenso: la richiesta della Lega di un impegno esplicito dell’Associazione Calciatori, affinché i calciatori pagassero il contributo di solidarietà e una regola che consenta agli allenatori con le rose molto vaste di organizzare gli allenamenti secondo le esigenze dello staff tecnico e non secondo una formula che è oggettivamente impraticabile, cioè che tutti debbano allenarsi insieme con la prima squadra. 
     
    Cellino ha dichiarato che lei ha sottovalutato il problema.
    L’Assemblea di Lega di venerdì, in cui c’era anche Cellino, si è conclusa con 18 voti contro e 2 voti a favore. 
     
    L’avete presa voi la decisione, l’ultimo no è stato il vostro.
    Si poteva andare avanti a negoziare per un’altra settimana, si poteva decidere di fissare lo sciopero alla seconda giornata. La posizione della Lega è chiara, la decisione dei calciatori di scioperare è altrettanto chiara. È una decisione presa a larga maggioranza.
     
    Il punto è l’articolo 7?
    È uno dei due punti. A dicembre fu raggiunto un accordo di massima, senza un testo, che avrebbe dovuto tradursi in un articolato come si fa nei contratti e negli accordi e avrebbe dovuto essere integrato da un’interpretazione del Presidente Federale sull’articolo 7. Il testo di articolato viene proposto a maggio, non c’è l’interpretazione sull’articolo 7 e il testo dell’articolato non va bene perché per alcuni punti non traduce le cose che ci siamo detti a dicembre. 
    Le leggi contro il mobbing non possono essere modificate da nessun accordo collettivo. Ci devono essere regole chiare: se c’è un dato non compatibile con la dignità sportiva, viene sanzionato, c’è la legge e c’è il collegio arbitrale a cui si può far ricorso. Il problema di fondo è che questa norma scritta nell’accordo risale a tempi in cui le rose erano più contenute e i problemi di allenamento erano più difficili. 
     
    La super-tassa e il contratto.
    C’è un dato: di tutti gli 800 calciatori della Serie A, non ce n’è uno senza il contratto. Sono andati in campo con un contratto personale, validato dalla Federcalcio. In questo anno, tutti i giocatori hanno percepito tutta la retribuzione, sono stati con le coperture assicurative. Non stiamo di fronte alla protesta di lavoratori che dicono di essere scoperti dal punto di vista contrattuale, tutto il meccanismo è funzionante. La domanda è: per questo quadro normativo a maglie larghe, valeva la pena fermare il campionato? Questa è la spiegazione di come la gente vede la vicenda.
     
    Tommasi dice che la volontà della Lega è di non avere l’accordo collettivo.
    Smentisco in maniera decisa, non è così, noi vogliamo un accordo collettivo, innovativo, capace di affrontare i problemi strutturali del calcio italiano, abbiamo la necessità di assicurare la sostenibilità economica e gestionale di questo calcio negli anni futuri. Questo obiettivo dovrebbe essere condiviso dai calciatori. Vorremmo fare l’accordo collettivo in modo da avere delle proiezioni che guardano al futuro. Lo sciopero in queste condizioni credo sia un’enormità. 
     
    Lei pensa che ci possa essere il rischio commissariamento per la Lega?
    Penso di no, presupporrebbe un non funzionamento della Lega. Con lo statuto della nuova Lega di A i poteri decisionali sono della Lega.

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