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    Leccemania: rimasti in partita con un super Falcone senza sfruttare le occasioni ma limitati da decisioni dubbie

    Leccemania: rimasti in partita con un super Falcone senza sfruttare le occasioni ma limitati da decisioni dubbie

    • Stefano Gennati
    Uscire sconfitti da San Siro contro la capolista schiacciasassi di questo campionato permette di vedere il bicchiere mezzo pieno poiché non compromette il vantaggio in classifica sulle zone calde della classifica e i giallorossi sono rimasti in partita per 78 minuti, con nel mezzo qualche possibilità potenziale di agguantare il pareggio, complici le grandi parate di Falcone, una squadra non remissiva e qualche dubbio sulla revoca da parte del Var di un calcio di rigore a favore.

    La squadra di D’Aversa, in tribuna per squalifica, subisce le iniziative dei nerazzurri ma non disdegna qualche sortita offensiva che scalda i guantoni a Sommer, oltre a qualche scompiglio nella difesa nerazzurra. D’altra parte, il gol del vantaggio nerazzurro nasce da un calcio piazzato, oltretutto di dubbia assegnazione, con Bisseck non ben marcato da Oudin nonostante avesse allarmato la difesa giallorossa pochi minuti prima colpendo la traversa su corner. I salentini non si disuniscono dopo lo svantaggio ed anzi rientrano in campo nella ripresa con un piglio più propositivo che, infatti, porta alla decretazione del penalty da parte di Mercenaro poi revocato dal Var. Il Lecce non demorde e prova a spingere anche con qualche aggiustamento tattico con l’inserimento di Rafia dietro Piccoli prima e Krstovic poi da subentrato per riprovare il 4-2-3-1 mascherato visto con il Frosinone. Qualche occasione che poi si spegne sul gol di Barella nato da una notevole trama al limite dell’area di rigore.

    Giallorossi che quindi recriminano per non aver sfruttato il momento in cui l’Inter pareva perforabile, al netto dell’eventuale rigore ma è altra storia, e che probabilmente avrebbe potuto contenere i nerazzurri con una formazione diversa. Infatti, sia nei pochi minuti con il Frosinone che in quelli contro l’Inter si è notato come Kaba sia importante nell’equilibrio del centrocampo, soprattutto sfruttando le sue doti fisiche e atletico che avrebbero potuto limitare quello maggiormente tecnico dei nerazzurri. Doti e valori che non hanno Oudin e Gonzalez che potrebbero coesistere piuttosto in match o situazioni in cui il Lecce deve attaccare ed infatti lo spagnolo fece bene da subentrato contro il Milan e contro il Verona quando i giallorossi dovevano costruire trame offensive.

    A proposito di recriminazioni, meritano spazio quelle sulle ennesime decisioni controverse che palesano ancora difformità nell’interpretare determinati episodi. Nello specifico, tralasciano la severa ed errata punizione per il fallo di mano di Gonzalez dopo che gli era carambolato il pallone, si vorrebbe capire come si interpretano i falli di mano: se quello con il braccio largo di Carlos Augusto non è punibile poiché ritenuto congruo al movimento del corpo, perché il Lecce si è visto fischiare un rigore contro a Roma su Baschirotto per aver appena sfiorato un tiro che finiva comunque fuori, senza appunto aver condizionato la traiettoria del pallone? Il designatore Rocchi, dopo il “caso Piccoli” avrebbe ancora da spiegare al presidente Sticchi Damiani che persino dal vivo, davanti agli studenti dell’Università del Salento e di diversi giornalisti, aveva ribadito la sua piena fiducia in una classe arbitrale che invece vive ogni giornata tra decisioni di dubbie e difformi interpretazioni.
     

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