Leccemania:| Da Zeman a Rocco in 540'
Dal calcio champagne al 'primo non prenderle'. Tutto nell'arco di 6 partite. Il Lecce annaspa nella palude della bassa classifica, è alla ricerca di un gioco e di una personalità ma anche di una ossatura sulla quale poter costruire qualcosa, e la presunzione tattica di inizio stagione sembra sia stata messa definitivamente in soffitta. Eusebio Di Francesco ha avuto Zeman come allenatore ai tempi della Roma e sperava di ricalcarne le gesta magari con qualche gol in meno sul groppone: 'E' stato il tecnico che per gli schemi d'attacco mi ha lasciato tracce indelebili' disse il 24 giugno scorso. Ma il boemo ed il suo calcio non sono facilmente riproducibili, anche i cinesi che copiano l'impossibile avrebbero problemi nel 'taroccarlo', e se le punte giallorosse sono ancora all'asciutto dopo 540' di campionato (che salgono a 630' con la gara di coppa Italia col Crotone) un motivo deve pur esserci.
Partire dal modulo zemaniano senza conoscere ancora gli attori protagonisti. Questo il peccato originale, nell'estate scorsa, di mister Di Francesco, al quale ha cercato, e lo sta facendo ancora, di porvi rimedio. L'ombra di Zeman è apparsa solo in coppa Italia col Crotone ed è stata una Caporetto calcistica per i poveri tifosi accorsi allo stadio. Poi l'abiura: due trequartisti dietro una sola punta ed è venuto il primo ko con l'Udinese in campionato. Un trequartista dietro due attaccanti, ed ecco la magia di Bologna che ha illuso tutti, naufragata miseramente sette giorni dopo, in casa, con l'Atalanta. E intanto il numero dei gol subiti iniziava a crescere. A Siena dietro Corvia c'erano Piatti, Bertolacci e Pasquato, ma anche qui nisba. Prestazione da antologia dell'anticalcio, altre tre 'pappine' e amen.
A mali estremi estremi rimedi, e da due partite a questa parte l'imperativo categorico è: 'Non subire gol'. E pazienza se non si tira in porta e gli attaccanti girano a vuoto. In Italia si è sempre giocato così, Paron Rocco docet. E' andata male in casa col Cagliari, malgrado la linea maginot schierata (4-4-1-1); meglio a Genova dove, con una rivoluzione copernicana, si è rivisto lo stesso schema di Bologna (ma che sofferenza!). Per Di Francesco i numeri lasciano il tempo che trovano e le lacune sono solo nella testa dei suoi giocatori (anche nelle gambe, azzardiamo noi). Ipotesi condivisibile, ma i tifosi - che difficilmente si entusiasmano ad una partita del Lecce - sono sempre in attesa di capire come ci si dovrebbe salvare quest'anno. Continueranno ad avere pazienza?