Lecce, Di Francesco:| 'Salvezza? Non è facile'
Di Francesco allena in maniche di camicia. Soffre il caldo, soffre la partita. Allora toglie la giacca, slaccia il penultimo bottone e urla con le mani a megafono. Eusebio rispetta alla lettera quel luogo comune secondo cui certi giocatori erano già allenatori quando ancora stavano in campo. Lui era così: leader. Come Massimiliano Allegri e come Antonio Conte, come tutti i tecnici della nuova generazione che avevano una panchina nel destino. Ognuno di loro ha preso spunto dal vecchio mister, ha mandato a memoria le parole che l’allenatore di riferimento pronunciava tra le mura dello spogliatoio, ha preso spunto da un modulo preciso o da un’idea di calcio per aggiornarla e adattarla ai propri dogmi tattici. Allegri si ispira a Galeone, Conte viene paragonato a Lippi, Di Francesco ha preso da Capello, con cui ha vinto lo scudetto del 2001 con la Roma. Ci tira anche nel look: gli occhiali con la montatura nera, il completo elegante, le maniche arrotolate in panchina. “Sicuramente è meglio fare il calciatore. In panchina - dice Di Francesco a Generazioneditalenti.com - non hai la possibilità di sfogare tutta la tensione che si accumula prima, durante e dopo la partita. La vivi per conto tuo e ne senti la responsabilità”.
Lecce è la prima volta in serie A da allenatore dopo aver guidato il Lanciano in Lega Pro e il Pescara in serie B. Di Francesco - che lunedì scorso era alla cena dell’associazione William Bottigelli di Piacenza, di cui è presidente, insieme al diesse giallorosso Carlo Osti - non teme le difficoltà, nonostante un avvio difficile. Ha la piena fiducia della società, lo ha confermato anche l’ad Renato Cipollini: “Nessuno ha mai pensato all’esonero del nostro tecnico”. Che spiega: “Potremmo avere qualche punto in più, ma dall’altro lato sono contento perché il Lecce mi ha dato la possibilità di esordire in serie A da allenatore. Non è facile, ci sono squadre molto importanti e attrezzate, ma ce la giocheremo con tutti”. Il Lecce è quota 3, davanti a Cesena e Bologna. L’obiettivo è la salvezza, i buoni giocatori non mancano, dal vecchio Giacomazzi al giovane Bertolacci, dal campione del mondo Oddo a Pasquato. “Dobbiamo lavorare sodo” prosegue Di Francesco. “L’unico modo che conosco per uscire dalle difficoltà è proprio il lavoro duro e costante”.
Eusebio stringe mani e saluta i vecchi amici di Piacenza, città e squadra centrale della sua carriera da calciatore, che l’ha visto vestire più volte anche la maglia della Nazionale. A Piacenza è cresciuto calcisticamente anche Radja Nainggolan, il centrocampista belga del Cagliari che Di Francesco indica come la possibile sorpresa del campionato. “E’ davvero un ottimo giocatore” dice l’allenatore del Lecce. Ai piani alti c’è una Juve che, con Conte in panchina, sembra possa intraprendere un nuovo corso, c’è l’Udinese che ormai stupisce solo chi non mastica calcio. Milan e Inter arrancano, mentre la Roma comincia ad assimilare il fùtbol de toque di Luis Enrique. “Per lo scudetto - dice ancora Di Francesco - non vedo grandi favorite. Mi auguro che possa vincerlo una squadra del Sud, magari il Napoli”. Eusebio approfitta della pausa per la Nazionale per fare ciò che gli riesce meglio: rimboccarsi le maniche della camicia e lavorare.