Napoli, le palle inattive sono un fattore: ecco le 4 migliori situazioni create da Spalletti
ATALANTA-NAPOLI - Partiamo dalla più fresca, il due a zero di Politano contro la Dea. Individuiamo subito una costante, che in quanto tale ritroveremo anche in tutte le altre situazioni: sul pallone ci stanno due uomini, possibilmente un destro e un mancino, così da minacciare traiettorie opposte.
Per lo più si tratta di ‘Insigne + qualcuno’ (e spesso questo qualcuno è Mario Rui). In questo caso particolare ci troviamo di fronte a un capolavoro di timing e intesa a due. Nella fattispecie l’intesa è fra Politano (colui che detta il movimento) e Insigne (l’uomo assist). Forse siamo addirittura oltre lo schema su palla inattiva (i compagni non sembrano coinvolti, gli avversari non sono ancora ben sistemati). Forse i giocatori del Napoli hanno raggiunto un grado di lettura tale da improvvisare sul tema. C’è un varco provvisorio fra le posizioni e le posture anomale di Scalvini e Hateboer, e Politano lo vede. E Insigne è attento.
Insigne non prende nemmeno la rincorsa per mettere questa palla morbida sul taglio improvviso di Politano. Perché il tempo è uno strumento, e il Napoli lo utilizza meglio degli altri, con più consapevolezza, competenza e sensibilità.
NAPOLI-UDINESE - E ci vuole anche un po’ di cinema, lo sappiamo, sul set delle palle inattive. Spero non vi sia sfuggito un dettaglio nella rete di Osimhen contro l’Udinese, giusto la partita precedente.
Vi siete chiesti perché il nigeriano abbia saltato in area così solo? Dormita dei friulani, d’accordo, ma forse è un po’ riduttivo. Di nuovo, due giocatori sulla palla, l’ambiguità di Insigne e Mario Rui, un destro e un mancino. Da quella posizione calcerà Insigne, soprattutto se si mette lì a sistemarla con cura.
E invece proprio mentre Insigne si rialza pronto a prendere la rincorsa, sul pallone arriva in controtempo Mario Rui. Col mancino, quindi con una traiettoria che il cervello dei difensori friulani non aveva fatto in tempo a decodificare. È questione di attimi: di intesa (fra Mario Rui e Osimhen) o di sorpresa (fra Mario Rui e Udogie).
FIORENTINA-NAPOLI - Molto, ma molto bella, è la palla inattiva realizzata dal Napoli contro la Fiorentina, nel girone d’andata.
Nell’immagine sopra non sembrerebbe essere rispettata la costante dei due uomini sul pallone. Si vede il solo Insigne che arretra, dopo aver posizionato a terra la sfera. In realtà, è una variante più sofisticata dello stesso concetto. Vediamo perché. Zielinski, che è destro, ma abile anche col piede debole, da semplice appoggio ignorato sulla destra, sta rientrando di passo.
A un tratto però il polacco trasforma quel passo in una rincorsa inattesa e soprattutto “nascosta” agli occhi dei marcatori più lontani della Fiorentina, che evidentemente stavano ancora aspettando (e guardando) il solo Insigne arretrare. Nel cerchio giallo ad esempio, il buon Martinez Quarta.
Sembra di guardare una scena di Tenet, l’ultimo film di Christopher Nolan. È riduttivo pensare che Quarta abbia semplicemente perso l’uomo, l’autore del gol Rrahmani. Quello spazio sul lato debole attaccato guarda caso da due saltatori importanti del Napoli, con l’esca di Koulibaly ignorato di proposito sul primo palo, è studiato, e cercato chiaramente da un battitore a sorpresa, un battitore di mancino che mancino non è. Capolavoro. Perché se fermi il tempo, se sai come manipolarlo, poi puoi metterla anche con la gamba di legno.
UDINESE-NAPOLI - Infine il non plus ultra della sciccheria su palla inattiva. La vittima è stranamente ancora l’Udinese, partita d’andata.
Due uomini sul pallone, ma stavolta ad incantare è l’armonia dei movimenti coordinati fra Koulibaly, Fabian e Rrahmani. I primi due sembra che ruotino su una piattaforma circolare. Il centrale senegalese attacca uno spazio a prima vista incomprensibile, Fabian invece si stacca dal fondo del gruppone e va incontro ai battitori.
Insigne la gioca allo spagnolo, liberato dal movimento opposto (verso la porta) dei compagni.
Soltanto a questo punto, quando Fabian lancia di prima, si comprende lo scopo finale del movimento che ha dato il via a tutto quanto, quello di Koulibaly. Raggiunto dal pallone di Fabian, Kalidou potrebbe anche calciare in porta, ma preferisce servire il compagno di reparto Rrahmani, meglio piazzato. Perché nelle armonie più belle gli egoismi sono solo delle brutte note da scartare.