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    Laziomania: Sarri si adegua a Lotito, la sua Lazio non tira in porta. Felipe Anderson come Zielinski

    Laziomania: Sarri si adegua a Lotito, la sua Lazio non tira in porta. Felipe Anderson come Zielinski

    • Alessandro De Felice
    “Mi adeguo”. Niente frasi fatte, né giri di parole. Alla domanda su una Lazio immobile nel mercato di gennaio, Maurizio Sarri non ci ha girato intorno. Il tecnico della Lazio aveva bisogno di un rinforzo nella batteria di esterni d’attacco che puntualmente non è arrivato. Quasi una regola della gestione Lotito, che manca ancora una volta l’appuntamento per alzare l’asticella e provare ad aumentare il livello della squadra per puntare più in alto. Una strategia che ha deluso fortemente ancora una volta l’ambiente, che sperava che le esperienze precedenti avessero insegnato qualcosa ad una società che in rarissime occasioni ha operato in entrata a gennaio. La Lazio si rituffa sul campo ed esce ridimensionata in quello che era a tutti gli effetti uno scontro diretto per il quarto posto. A Bergamo, contro l’Atalanta, la casella “tiri nello specchio” è rimasta ferma fino all’84'”, quando Immobile ha siglato la rete inutile dell’1-3. Una delle tante statistiche impietosi e inquietanti di un pomeriggio lombardo in cui la scelta del club di non intervenire sul mercato appare sempre più un pericolosissimo azzardo.

    SGRETOLATA - Tre indizi fanno una prova. E i tre gol dell’Atalanta al Gewiss Stadium fotografano perfettamente il momento della Lazio di Maurizio Sarri. Dopo l’Inter in Supercoppa e il Napoli all’Olimpico, i biancocelesti producono un’altra prestazione scadente. Senza appello. Perché se contro i partenopei era arrivata una sorta di reazione, contro l’Atalanta la partita dei capitolini finisce dopo pochi secondi, al tentativo di Felipe Anderson innescato dall’uscita di Carnesecchi. La classifica recita nono posto, a -5 dal quarto posto, ma ciò che più lascia perplessi è l’inconsistenza della prova di Bergamo, l’ennesima senza un briciolo di carattere. Agli ‘schiaffi’ degli orobici la formazione capitolina non è riuscita a rispondere a dovere, rialzando la testa e provando a dire la sua, ma lasciandosi trascinare nel vortice di negatività che spinge gli avversari al definitivo colpo di grazia. La Lazio naufraga sotto i colpi di De Ketelaere ma soprattutto dimostra una grave incapacità di reagire nel momento di difficoltà, come era già accaduto contro l’Inter in Supercoppa appena due partite fa.

    AAA CERCASI TIRI - Contro l’Atalanta, a Bergamo, la Lazio torna a segnare con il rigore di Immobile, ma resta evidentissima la difficoltà della squadra di Sarri di arrivare alla conclusione. I numeri parlano chiaro: in totale nelle partite contro Udinese, Lecce, Napoli e Atalanta in campionato, i biancocelesti hanno inquadrato lo specchio della porta solamente sei volte. Davvero roppo poco. Inoltre, se non consideriamo il tiro di Castellanos respinto da Ostigard, la Lazio non ha calciato nello specchio per ben cinque tempi di fila: due contro l’Inter, due contro il Napoli e uno contro l’Atalanta. Numeri che lanciano l’allarme per una squadra che non sa più arrivare al tiro e far male agli avversari.

    Laziomania: Sarri si adegua a Lotito, la sua Lazio non tira in porta. Felipe Anderson come Zielinski
    MERCATO - Certamente l’assenza di Mattia Zaccagni ha pesato tantissimo. Con interpreti che non stanno riuscendo a garantire continuità a causa di problemi fisici e un Pedro in fase calante, Sarri aveva chiesto un’ulteriore pedina da aggiungere alla batteria di esterni d’attacco e da utilizzare da qui a fine stagione. Un solo colpo da mettere a segno nel mese di gennaio. Invece la dirigenza biancoceleste ha scelto ancora una volta di restare immobile. Niente rinforzo, che sarebbe stato fondamentale per Sarri. “Non mi ha chiesto rinforzi, assolutamente, la Lazio così è competitiva” ha dichiarato Lotito. Ma a giudicare dalla reazione e dalle parole di Sarri in conferenza, probabilmente il tecnico si aspettava e ha chiesto a gran voce un rinforzo… I tentativi disperati nel finale per i vari Clarke, Rowe e Whittaker, fino al dietrofront di Kent nelle ultimissime ore, dimostrano contrario. “Mi adeguo” ha detto Sarri. Un’espressione chiara di insoddisfazione davanti all’operato di una società che ancora una volta non ad alzare l’asticella nel mercato invernale e rinforzare la squadra per raggiungere l’obiettivo. Lotito e il ds che affermano che la squadra è competitiva, i tentativi in extremis e il colpo puntualmente sfumato. Una vecchia storia e un copione già visto quando in panchina c’erano Pioli e Inzaghi. Un azzardo che già a Bergamo ha offerto le prime risposte tutt’altro che positive, con il quarto posto che si allontana ma soprattutto che le risposte offerte dal campo con un’Atalanta di un altro livello rispetto a questa Lazio.

    FELIPE ANDERSON COME ZIELINSKI - La storia tra Felipe Anderson e la Lazio è ai titoli di coda. Le parti sembrano destinate a separarsi in estate, quando scadrà il contratto che le lega, con il brasiliano che vede sempre più bianconero nel suo futuro. E da qui a giugno? Ciò che preoccupa maggiormente è l’atteggiamento e l’involuzione di un calciatore che - rinnovo o meno - da qui a fine stagione dovrà dare il massimo con la maglia della Lazio per aiutare la squadra a centrare i propri obiettivi. Eppure in questa stagione il numero 7 sembra essere per larghi tratti irriconoscibile e la brutta copia di quella ammirata in passato in biancoceleste. Raramente è in partita, non saltando l’uomo ma al contrario perdendo una buona dose di palloni. E a giudicare dalle sue prestazioni, probabilmente l’errore della società di non andare ad acquistare un altro esterno d’attacco diventa ancor più grave, non offrendo a Sarri la possibilità di avere a disposizione un calciatore da valutare per il presente e per il futuro e che potesse essere un concorrente per il brasiliano da qui al termine della stagione. Un po’ come accaduto a Napoli, con il presidente De Laurentiis che ha confermato apertamente di aver acquistato Traoré nel mercato di gennaio proprio per la partenza di Zielinski in estate e per poter valutare attentamente l’ex Sassuolo, escludendo dalla lista Champions League a sorpresa proprio il polacco. Una scelta netta, per il bene del club, di puntare su chi crede nel presente e nel futuro della società. Quello che non dimostra Felipe Anderson, spento e quasi fantasma in questa stagione.

    SINGOLI - Felipe Anderson, ma non solo. Sono diversi i singoli che stanno mancando alla Lazio in questa stagione, e in particolare nell’ultimo periodo. Tra questi ci sono Marusic e Luis Alberto, imprescindibili per Sarri ma scadenti in termini di prestazioni nell’ultimo periodo. Il montenegrino le combina di tutti i colori a Bergamo, prima facendosi saltare sopra in occasione del primo gol e poi regalando il rigore del raddoppio all’Atalanta. Altri due errori di una stagione sinora molto negativa. Lo spagnolo, invece, non sta vivendo un periodo felicissimo. Alla Lazio mancano le sue verticalizzazioni e invenzioni geniali, mentre negli ultimi tempi continua a commettere errori non da lui in fase di gestione del pallone nella propria metà campo, spianando agli avversari la strada verso la porta di Provedel.

    REAZIONE CIRO - L’unica nota lieta del nefasto pomeriggio di Bergamo è Ciro Immobile. Il capitano viene schierato nella ripresa, al posto di un Castellanos evanescente, ed è senza dubbio il migliore dei suoi. Entra, lotta, si prende il rigore, che poi trasforma. Le scelte iniziali di Sarri lasciavano pensare ad un cambio nelle gerarchie, con il Taty ora avanti, ma la prestazione di Immobile dimostra che il numero 17 può dare ancora tanto. Il capitano scuote i suoi, prova a prendere per mano la squadra e cerca di trascinarla fuori dal tunnel in una partita senza storia, in cui la Lazio è totalmente in balia dell’Atalanta. Una risposta importante di Immobile, che dimostra di essere ancora importante per i biancocelesti, dentro e fuori dal campo.

    E ORA? - “La classifica diventa più pesante”. Maurizio Sarri non si è nascosto al termine di Atalanta-Lazio. La squadra biancoceleste ora viaggia con cinque lunghezze di ritardo sulla quarta posizione, occupata proprio dagli uomini di Gasperini. I problemi in zona gol sono sempre più evidenti, così come quelli caratteriali e di reazione da parte di una squadra che ha dimostrato di soffrire determinati momenti e ambienti, mentre il mercato non ha portato quello che il tecnico e l’ambiente si auspicavano. Ora, però, per la Lazio arriva un momento delicato quanto importante della sua stagione. Tra nove giorni c’è il Bayern Monaco all’Olimpico, negli ottavi di Champions League, ma soprattutto ci sono Cagliari e Bologna in campionato. Due sfide da non sbagliare assolutamente per non perdere definitivamente già a febbraio il treno per la Champions League e arrendersi presto, a tre mesi dalla fine del campionato.

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