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    Laziomania: Sarri ciancica la Juventus a colpi di tacco e bellezza, altro che plusvalenze e tuffatori

    Laziomania: Sarri ciancica la Juventus a colpi di tacco e bellezza, altro che plusvalenze e tuffatori

    • Luca Capriotti
    La Lazio ciancica la Juventus, Sarri annienta gli spettri del passato e quello di Allegri, assente in panchina. Per i bianconeri l’Olimpico è un calvario di episodi, annullamento, soliti difetti e nuovi domini. I biancocelesti buttano giù una colata di cemento su Di Maria (unico decoroso) e i suoi, a sostenere secondo posto e pretese Champions, approfittando degli stop delle milanesi. E io continuo a pensare al tacco di Luis Alberto.

    EPISODI - Tanto lo so che mi volete qui: gli episodi di Lazio-Juventus hanno fatto tentennare Marelli, i telecronisti, gli astanti e tutto il cucuzzaro moviolistico. Sarri ha espresso perfettamente il mio pensiero, il primo tempo ha avuto due ospiti inattesi e indesiderati: Cuadrado e Locatelli semplicemente non dovevano essere là, graziati a più riprese da un signore con la pretesa di arbitrare all’inglese, e l’impressione di farlo a casaccio, o comunque in una nebulosa di micro-errori, macro-imbarazzi e una generale e fustigabile confusione. Tanto qui volete andare a parare: volete parlare di Milinkovic Savic che si appoggia su Alex Sandro. La mia: il fallo, che ci sarebbe pure, si può pure dare se non avete mai calcato un campo di calcio ok beninteso ma si può dare, questo arbitro che non nominerò lo poteva pure dare, viene moralmente invalidato dal non moralizzato – per parlare come il nostro Senatore – Alex Sandro. La sproporzione tra la mano poggiata e il tuffo è talmente macroscopica che, al netto di un tocco che esiste, di cui non sappiamo la reale entità però, per me esiste ed esisterà sempre una sola bolgia per queste persone che vogliono per forza farsi fischiare, ed è incardinata nel più basso dei gironi inferi calcistici. Ma, perfino in quel caldo (o freddo dantesco o freddo della notte dell’Olimpico) io ripenso al tacco di Luis Alberto.

    LA PARTITA DELLE PLUSVALENZE - Ce l’avete dipinta per tutta la settimana come la partita delle plusvalenze, delle perquisizioni, della Madama, di Tivoli e di procuratori zelanti. La Lazio, come sempre nella sua vita, e i laziali lo sanno, non può vivere senza attacchi continui, veri o infami che siano. Ci avete dato degli untori, e ve lo siete dovuti rimangiare, ora ci state dicendo che abbiamo violato le leggi di Transfermarkt (sic!): la storia giudiziaria è appena all’inizio, il tentativo invece tutto mediatico di trascinare qualcun altro nel fango bianconero (la solita difesa, “lo hanno fatto tutti”) è sotto gli occhi di tutte e tutti. La risposta della Lazio? L’unica immunità di cui voglio sempre godere è quella dal gioco orrendo dei Mourinho e degli Allegri, l’unica unzione di cui voglio sempre beneficiare è quella di un tocco leggero, di spalle, di tacco. 

    I BIG E MANCINI - Nella notte fredda dell’Olimpico, assist e gol per Zaccagni, gli ennesimi schiaffi in faccia alle ripicche lagnose di chi non è stato nemmeno capace di prendersi le proprie responsabilità, e continuamente cerca qualcuno da accusare, dopo aver goduto, anche lui sì, dell’immunità post Europea. Zaccagni nel frattempo si sta consacrando, anzi già lo ha fatto, come uno dei migliori di questo campionato. Non solo i numeri parlano per lui, ma la capacità di essere decisivo in contesti di altissima classifica e la vigorosa qualità ne fanno uno dei pochi che dovrebbe andare in azzurro senza manco pensarci due volte. Tutte e tutti lo pensano, ma chi aveva la pashmina oggi al collo porta un carico aglioso di risentimento, che lo sta trascinando in una serie di acrobazie oriundiche degne di uno Zurlì qualunque. La storia di questa stagione ci sta già dicendo chi ha ragione. E io ripenso al pallone che gli è arrivato, benedetto da Luis Alberto. 

    THE LAST DANCE - Nella notte fredda dell’Olimpico, mi è capitato di pensare che, forse quei Milinkovic dominanti, quei Luis Alberto celestiali, forse non li vedremo più con questa maglia. Il pensiero mi ha fatto del male, come sempre me ne fa questo calcio che consuma tutto per gli assegni, ma non è questo il punto. Il punto è: questo finale di stagione è talmente bello, talmente godurioso, che non mi avrebbe stupito, dopo l’ultimo Covid, che in questa specifica Pasqua  nostro Signore avesse deciso di ripresentarsi, in tutto il suo ultimo, fiammeggiante ingresso nel mondo. L’ultima partita, the last dance. Ebbene, mi dispiace per l’umiliato e ciancicato sparring partner, ma sarebbe stato ed è e sarà sempre bello addormentarsi con in testa non gli Alex Sandro, le plusvalenze, i mezzucci e Torino-Roma, ma solo questa notte fredda dell'Olimpico. La Lazio bellissima di Sarri, e niente altro. L’Olimpico strapieno, e niente altro più. Poteva pure essere l'ultima notte del mondo, per quanto mi riguarda, abbacinata di bellezza. La Lazio sempre più seconda, senza nessun altro. Il tacco di Luis Alberto, e niente altro più.

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