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    Laziomania: Sarri, atto di coraggio, l'unico a battere i pugni con Lotito. Un solo errore: doveva andarsene prima...

    Laziomania: Sarri, atto di coraggio, l'unico a battere i pugni con Lotito. Un solo errore: doveva andarsene prima...

    • Alessandro De Felice
    La dignità non ha prezzo. Maurizio Sarri lo ha dimostrato ancora una volta. Non ha badato a contratti, puramente formali, e milioni di euro sul piatto, almeno fino al 30 giugno 2025. Il tecnico toscano si è messo in discussione e si è fatto da parte. L’ultimo atto di umiltà di un uomo che voleva cambiare una Lazio imprigionata da 20 anni in un limbo di mediocrità e fino alla fine ha provato a farlo, prendendosi responsabilità non sue.

    Sarri è stato l’unico allenatore della gestione Lotito a battere i pugni sul tavolo con la società e a parlare apertamente in pubblico, invitando presidente e direttore sportivo a prendersi le proprie responsabilità. Perché si sa, è sempre l’allenatore a pagare, per colpe evidentemente non sue.

    Così, per la gioia di molti, Sarri si è fatto da parte. Ha rassegnato le dimissioni e ha salutato, togliendo il disturbo. Come se fosse lui il problema di questa squadra e questo club. Senza dubbio il tecnico toscano ha colpe per il suo integralismo su cui, però, ha costruito una carriera lunga 30 anni e che lo ha portato dai campi di provincia e il calcio dilettantistico alle vittorie di Scudetto ed Europa League.

    Forse, però, la sua più grande ‘colpa’ è stata quella di non salutare la scorsa estate, quando dopo aver conquistato un secondo posto incredibile, andando ben oltre le aspettative, la società non lo ha ripagato accontentandolo sul mercato. 

    L’ennesima occasione sprecata, ma più probabilmente un’ulteriore conferma della volontà di una società che non vuole fare quel salto di qualità necessario per lottare per obiettivi più importante. Una mancanza di volontà che Sarri ha esposto pubblicamente a più riprese, senza filtri, a modo suo. Diretto. 

    “Ognuno si prenda le sue responsabilità. La società a luglio è stata chiara su chi faceva il mercato. Se io chiedo A e tu mi fai scegliere tra C e D è abbastanza chiaro”, ha dichiarato l’ormai ex tecnico biancoceleste dopo il KO di Firenze. 

    Eppure Lotito e Fabiani hanno più volte sottolineato che, a loro dire, questa squadra è competitiva per lottare per confermare il ritorno in Champions League. Una tesi completamente smentita dal campo, con ben 12 sconfitte in 28 giornate.

    Se in passato spesso gli allenatori hanno recitato, loro malgrado, il ruolo di parafulmini, questa volta Sarri ha evidenziato una realtà fin troppo evidente da 20 anni, ma che molti faticano (o non vogliono) a vedere.

    “Il re è nudo!”. Il caos totale nella gestione del post Sarri conferma quanto la società sia allo sbaraglio. Tanti nomi di tecnici alle prime esperienze, l’ipotesi Tudor - che guarda con occhi attentissimi quella panchina da mesi - e alla fine la conferma di Martusciello. 

    Una scelta il cui senso, sinceramente, è difficilmente comprensibile. Di certo, però, è lampante che la Lazio continui a galleggiare da 20 anni su una superficie di mediocrità: a una stagione positiva ne fanno seguito altre 2-3 negative e così via.

    A questo punto, l’ambiente in primis, ma soprattutto la proprietà, dovrebbe chiedersi se sia davvero giusto proseguire, o se più che il ciclo Sarri, è il ciclo Lotito a essere giunto a termine dopo quattro lustri. Qualora ci fosse davvero la possibilità e l’ambizione di riportare la Lazio stabilmente in alto, dopo aver risolto con grande merito di gestione i problemi che attanagliavano il club in seguito alla gestione Cragnotti. 

    È necessaria una riflessione approfondita per il bene di tutti, con consapevolezza e spirito virtuoso di chi sa individuare i propri limiti e capire che il proprio lavoro è finito e che è arrivato il momento di lasciarsi. Un’analisi che, però, rappresenta uno scenario utopico considerando l’intero scenario, tra campo, società e fattori non sportivi. 

    L’ambiente non si aspettava investimenti milionari da un giorno all’altro o spese folli, ma una crescita graduale, come accaduto a concorrenti più o meno blasonate quali Napoli o l’Atalanta, che anno dopo anno, sfruttando risultati positivi, hanno alzato l’asticella e aggiunto tasselli importanti. E i loro risultati oggi parlano chiaro in termini di continuità…

    Per quanto riguarda l’addio di Sarri, però, non sono esenti da colpe i calciatori, fatta eccezione per pochi, pochissimi, tra cui Matteo Guendouzi, uno che ci ha messo anima e sudore in ogni secondo trascorso in campo in questa stagione.

    Tanti altri, invece, hanno dimostrato a più riprese di pensare smisuratamente più al proprio ego che alla squadra. Alcuni di questi sono alle prese con situazioni contrattuali complicate e ancora nebulose e non stanno dando risposte concrete in campo. Altri hanno mostrato insofferenza nei confronti di alcune scelte di Sarri, che nel bene o nel male sono state fatte a beneficio della Lazio.

    Ma bisogna ricordare al gruppo squadra, che ieri non ha difeso Maurizio Sarri, che se alcuni di loro oggi hanno la possibilità di battere cassa e attirare le attenzioni di club in giro per l’Italia e l’Europa è anche grazie al tecnico toscano, che ha ottenuto un miracoloso secondo posto nella passata stagione. 

    Una menzione finale va alle dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis, che nella giornata di ieri, prima del match tra il Barcellona e il suo Napoli, ha attaccato Maurizio Sarri pubblicamente, in maniera totalmente gratuita e a dire il vero poco sensata.

    Senza soffermarsi troppo su quelle che sono state le sue scelte, che hanno portato il Napoli campione d’Italia a ben 31 punti dalla vetta a dieci giornate dalla fine, un dato lampante che fa riflette De Laurentiis dovrebbe capire che dare le dimissioni è stato il più grande atto di coraggio di Maurizio Sarri, il primo allenatore della gestione Lotito a non prendersi colpe non sue e farlo pubblicamente. 

    Una scelta dura e difficile, come quella di rinunciare a vari milioni di euro, merce rara nel calcio di oggi, che fotografa perfettamente i valori del tecnico toscano.

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