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    Laziomania: razionalità, ci serve tutta quella che non ha la Lazio

    Laziomania: razionalità, ci serve tutta quella che non ha la Lazio

    • Luca Capriotti
    Razionalizzare, eliminare le scorie nervose e cercare una certa lucidità in un momento di caos emozionale, di rabbia e sollievo e poi rabbia: i tifosi della Lazio devono fare oggi tutto quello che non fa la Lazio stessa. Razionalizzare, evitare il caos, ricercare l'ordine. Razionalizzare sempre, perfino ora. Razionalità, cantava Manuel Agnelli. Anche lui è invecchiato piuttosto male, come Lazio-Udinese.

    RAZIONALIZZARE - Il vero problema di questa squadra sembra essere questo: con incertezze e qualche inciampata di troppo sulle idee dell'allenatore, forse mai del tutto digerite, non ancora, si lascia trasportare in una specie di allucinante vortice emotivo. Una specie di allucinazione collettiva questa partita. La Lazio contro l'Udinese fa follie, mette a dura prova comprendonio e sanità mentale degli appassionati che la seguono. Se questi 97' non ci costeranno mesi di psicoterapia sarà solo perché sì ok, ci sono cose poi serie. Ma poi tra le meno serie, lo diceva uno illustre, il calcio è di certo quella che ha il potere di fotterci la testa. E questa Lazio ha questo potere, fa uscire di senno. Razionalità e pazienza.

    DIFESA DA RIFONDARE - Durante un primo tempo scellerato la Lazio riesce a prendere 3 gol su 3 tiri in porta inanellando una figura difensiva orrenda, una specie di Caporetto nostrana che non avrà neanche l'onore della gloria, o un trafiletto su un libro di storia. E lo sapete perché: perché è sempre la solita difesa di bassa qualità, con letture sbagliare e un Acerbi che oramai marca telepaticamente. Proprio lui poi sarà l'illusione della vittoria, il sapore sfuggente e amarissimo dopo un check Var apoplettico. Ma questa è un'altra storia: questa storia qui parla di un difetto contenuto di questa squadra mai corretto, che si è incarnito ed è diventato quasi letale. Ci stava per costare l'ennesima figura da cretini, l'ennesima di questa era Sarri che prometteva bellezza, che per ora speriamo quasi più noi che loro, che sembriamo agognare e ricercare più noi che gli stessi interpreti che dovrebbero dipingerla. Sembriamo più Sarristi noi dei giocatori.

    CLICHE - Pensateci: le azioni d'attacco dell'Udinese avevano il sapore di un vecchio topos, il solito, dei film dell'orrore. La musica in crescendo apocalittico, la visione chiara di dove sia la minaccia e l'assoluta incapacità dei protagonisti di discernerla, fino a finire in maniera scientifica nelle mani dei perfidi attaccanti avversari. Siamo imprigionati in un mondo di Truman dove sappiamo che gli attaccanti ci segneranno, si vede con grande chiarezza che il cielo della nostra difesa è finto, che i loro interventi sugli attaccanti sono inutili, fanno parte di un copione in cui alla fine prenderemo gol. Con Inzaghi questi difetti erano coperti da una squadra corta e guardinga, chiusa e con le linee vicine. Con Sarri anche i più ostinati difensori della messinscena vedono ora la verità: un reparto di livello più basso ci sta mandando alla malora l'inizio di stagione. Ahi voglia a dire delle due fasi, difende tutta la squadra. Loro sono un problema. E non l'unico.

    MERCATO  -  Al netto della mentalità del tutto scialba e colpevole con cui approcciamo le partite, di alcune inconsistenze, delle difficoltà a colpire squadra ben chiuse, qui il programma del giorno recita: difesa da RIFONDARE, mercato di gennaio per programmare, non per provare ad accattarsi qualcosina, il Saha, il Musacchio tanto per farci chiacchierare e guardarci qualche video YouTube in bassa risoluzione. Qui il signor Igli Tare si deve dare da fare perché il mercato futuro dovrà mettere toppe su quanto di sbagliato ha messo giù nel passato. Avevo dato un buon voto al mercato della Lazio, ma non mi rendevo che senza difensore centrale sarebbe stato tutto inutile. Che si possono fare 4 gol in casa e non vincere. Strana la vita, eh. Ma nemmeno troppo, visto che ce lo diciamo da anni. Pazienza.

    AIUTO AI TIFOSI E AIUTO ALLA SQUADRA - Aggiungo una nota che secondo me conta: i prezzi dei biglietti, al netto della colpevole assenza di una campagna abbonamenti di qualche tipo, sono scandalosamente alti. Il discorso è duplice: la società deve dimostrare flessibilità, ora non è il momento di lucrare sui tifosi clienti. E aggiungo: i tifosi cominciassero a prenderli sti biglietti. Farsi mettere i piedi in testa ok, le risse ok, ma che l'intero stadio sia vuoto come una cattedrale di lunedì mattina è al limite dell'oltraggioso. E questo circolo vizioso va spezzato, ed è interesse della società farlo. Qualcosina si sta facendo, è abbastanza?

    I SINGOLI - Noterete che non c'è un nome di un giocatore in questo articolo. Non mi sento di addossare croci: c'è chi parla di scarso feeling con Sarri e chi invece di schemi, c'è chi già ha gettato tutto a mare e chi ha perso la pazienza. Io penso che questo gruppo venga da una lunga storia d'amore, di amicizia, di complicità con un altro allenatore, che è iniziato qualcosa di nuovo e che questo qualcosa non sia per tutti. Ma fino a che questi individui scendono in campo con questa maglia, nessuno mai si dovrà permettere di mollare un metro, e recuperare questa roba di partita assurda, piena di episodi, piena di stranezze è stato un gesto che poteva essere svolta mentale. E forse lo sarà lo stesso, in qualche strano modo. O forse no: ma, epurato dalla retorica enfatica, questo nuovo ciclo ha bisogno che anche questi singoli che ci stanno facendo dannare siano in grado di rispondere in maniera diversa, meno isterica, più ordinata e seria. Finché sono qui, sostegno. Ma che alcuni ci stiano poco, per favore. Vecchi difetti.

    ARBITRI  - Chiudo con una nota a margine. Non faccio il Mou, non addito gli arbitri o mi sento obiettivo di crociate arbitrali. Mi permetto però di sottolineare sommessamente come la qualità di questa classe arbitrale sia scesa vertiginosamente, e non da oggi. Forse sarebbe il caso di cambiare marcia, altrimenti avremo sempre più arbitri inetti, dannosi o al più pedanti e poco rispettati, e sempre meno direttori di gara. Ma è un discorso generale, qui c'entra poco per me: il vero laziale quando al 93' non siamo stati in grado di tenere palla già aveva capito. Il vero laziale quando la palla si è spostata troppo in là già dal sentore era passato alla certezza ineluttabile, perché già è successo, e questo è l'anno in cui queste cose succedono, e quando qualcosa deve andare storto ci andrà. E al fallo di Zaccagni il vero laziale già sapeva, non temeva più, era permeato di cupa certezza e aveva già cominciato il suo rosario ad alta voce di passione, resurrezione e morte di una vittoria sfumata al minuto d'orologio 98' abbondante. Pazienza, razionalità, e una robusta dose di realismo (e camomilla) non ci aiuteranno contro Beto, ma forse ci salveranno dalla mattina dopo. Ed è tutta una specie di lunedì mattina dopo, fino ad ora, questa nuova era. Bisogna accettarlo, e sperare in avanti.

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