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Laziomania: Pioli batte un Sarri lento grazie a Leao, ma basta parlare di Immobile!
PARTIAMO DAL POST - Partiamo dal post-partita, dalle parole di Maurizio Sarri. Il mister lo ha detto, non ha Zielinski e Berardi che aveva indicato come obiettivi di mercato, ma Guendouzi e Isaksen. Ha una squadra futuribile e interessante, ma costruita in colpevole ritardo, e innescata con altrettanta lentezza da lui stesso. Questa Lazio è un elogio alla lentezza, dell’integrazione dei nuovi, dei cambi, del mercato. Mentre dall’altra parte Pioli romba su di giri, con Leao a fare da vero change-maker del match. Le cose sono due: in generale, il Milan sa salire di tono meglio della Lazio, fa 10 minuti di assoluto strapotere a livello di ritmo nella ripresa. Nel primo tempo vediamo una buona Lazio, che dà battaglia, assorbe e si rende pericolosa. Non segna, ed è un tema: i palloni buoni capitano sui piedi di Felipe Anderson, troppo impegnato di questi tempi forse a fare fotosintesi clorifilliana per centrare la porta, o almeno azzeccare una scelta. Ma la Lazio regge bene, e fa un bel primo tempo con tanti titolari seduti in panchina. Una bella notizia. Benissimo Rovella, di nuovo, bene Guendouzi, meno del solito in fase di costruzione, benissimo Taty Castellanos. Che, ma ci arriveremo, sembra davvero un tipo di punta che può fare bene. Con Sarri. Lucido, tecnico, mobile, rapido, bravo, non intruppone. Una buona conferma. Solo che non basta. Non è Leao, e non cambia la partita.
IL CAMBIO MUSAH E CAMBIO PASSO MILAN - In realtà il Milan di Pioli pure ha tanti nuovi. Solo che, due temi: sono forti, e questo conta di certo, ma in realtà sembrano anche più avanti lato integrazione. Il Milan fa molto meglio sulla catena di sinistra, vero, ma il vero cambio di passo lo fa inserendo Musah. Che, da vera mezzala, regala tantissima corsa, tantissimi strappi ad un Milan impegnato in estenuanti corpo a corpo. La leva dalla lotta greco romana, e la mette sui giri del motore. E quando i rossoneri alzano i giri del motore, la Lazio si silenzia un po’ troppo. Subisce tanto, e Sarri, in quei 10 minuti di grossa pressione, non cambia. E quel non fatto, quel negativo, quel gap tra il momento in cui i cambi erano necessari e invece il gol del Milan, il vantaggio di Pulisic, hanno regalato la partita a Pioli. Sarri è stato lento, e paga. Lento nel decidere, lento nell’integrare i suoi. Lotito è stato lento a portarglieli, oltre a portargli quelli che, ok li ha scelti, ma non erano di certo proprio i primi della lista. Forse nemmeno i secondi. Gli psico-cambi di Sarri, come ai tempi le psico-parate di Handanovic,
I DUE MACRO-PROBLEMI - La Lazio, dobbiamo dircelo, perché lo ha già detto Sarri, paga ancora nel giudizio le due orride sconfitte di inizio campionato. Le pagherà ancora per mesi. La gara contro il Milan, e in generale questa classifica, va letta pure in questo senso: sono i punti che si sono portati a casa avendo già affrontato Napoli, Juventus e Milan. Tutte squadre forti. Forse addirittura più forti della Lazio. Il tema è questo: non è tanto la classifica attuale che dovrebbe preoccupare, ma la domanda reale sottintesa. Questa squadra è da quarto posto? Per ora, le altre sono sembrate molto attrezzate, più integrate, più compatte e complete. La miglior Lazio, quella vittoriosa a Napoli, ma anche quella del primo tempo contro il Milan, ci ha dimostrato comunque di poter alzare la voce. Basta? Tutto da vedere? Dobbiamo pensare alla retrocessione? Direi proprio di no.
TATY-IMMOBILE – Ok, tanto l’altro grosso tema sul tavolo è quello dell’alternanza Taty Castellanos-Immobile. Qui tutto sta a Ciro: sarà in grado di tirarsi indietro quando non se la sente, come fatto contro il Milan? Prevarrà l’orgoglio, o accetterà, per la prima volta alla Lazio, una reale alternanza. Lo offenderà come una mancanza di riconoscenza questa alternanza, come sembra emergere da certe stories di famiglia? Alla Lazio non possiamo permetterci i veleni di uno Spalletti-Totti revival. Già se ne è parlato troppo. Ora la squadra ha bisogno che i nuovi entrino bene in gruppo, che i vecchi lavorino forte per integrarli e che le beghe rinnovo non condizionino le prestazioni (maligno, lo so, ma la vita lo è). Il problema di questa Lazio non è Immobile, bisogna dirlo chiaramente. Però può diventarlo. Come una specie di ossessione, un revival, un remake di quelli brutti. Conta tirarsi in alto, ora. I remake lasciamoli ai registi scadenti. Meno stories, più vittorie.