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    Laziomania, Guendouzi simbolo di sfrontatezza: cosa definisce il 1° posto in Europa League

    Laziomania, Guendouzi simbolo di sfrontatezza: cosa definisce il 1° posto in Europa League

    • Alessandro De Felice
    Quella linguaccia come emblema della spensieratezza della Lazio di Marco Baroni. Piovono gol all’Olimpico e Matteo Guendouzi si fa beffe dei tifosi del Nizza giunti nella Capitale con un gesto che racchiude perfettamente la mentalità di una squadra che continua a vincere e convincere. È una Lazio che ha fame e ha voglia di vincere e crescere, ma anche molto spesso trascinata da una sana pazzia che le consente di andare inconsciamente oltre i propri limiti e raggiungere l'obiettivo. Lotta, corre, segna. Una squadra che continua a cambiare ‘addendi’, ma non il risultato finale. 

    Baroni cambia ancora, continua a professare la sua fede nel turnover e la squadra risponde in maniera più che positiva. In otto giorni la Lazio conquista tre vittorie che la proiettano a tre lunghezze dalla vetta nella classifica in Serie A e soprattutto al primo posto nella maxi graduatoria dell’Europa League, grazie a sei punti conquistati e un bottino di sette gol fatti e appena uno subito.

    Il Nizza si presenta all’Olimpico con il fare di chi sa di poter giocare uno scherzetto e fare lo sgambetto ai biancocelesti, ma ben presto viene travolto dall’onda chiamata Valentin Castellanos. Il Taty prima fa le prove generali con il colpo di testa che si stampa all’incrocio, poi si scatena: doppietta e rigore procurato, poi trasformato da capitan Zaccagni, subentrato nella ripresa. L’argentino sta dimostrando tutto il suo valore e sta rispondendo alle critiche di chi sottolineava una scarsa dose di freddezza sotto porta, un aspetto che a dire il vero aveva evidenziato anche a Torino. Ieri sera, però, il Taty si rifà - e con gli interessi - tramutando in oro quasi ogni pallone toccato. L’etichetta di vice Immobile aveva certamente pesato - e non poco - nella passata stagione sul rendimento dell'ex Girona, mentre quest’anno i gradi da titolare, così come la filosofia ultra offensiva di Baroni, lo stanno premiando ed esaltando le sue doti da bomber di razza

    È una Lazio felice, come dimostrano gli abbracci di gruppo dopo i gol, ma anche bella e soprattutto vincente. La scelta di Baroni di intraprendere la strada di un calcio ultra offensivo, accettando di concedere qualcosina in fase difensiva, si sta rivelando vincente. Il tecnico toscano, alla prima grande chiamata in carriera, si sta giocando le sue chance senza paura, con tanto lavoro quotidiano e profilo basso, due carte che si stanno rivelando una scommessa vincente. Il campo mostra una squadra che pur cambiando interpreti e avversari trova sempre la via del gol con grande facilità, indipendentemente dagli uomini che schiera e da chi c’è di fronte.

    Una menzione speciale la meritano anche Pedro e Guenduozi, altri due pilastri - per motivi diversi - di questa Lazio. Allo spagnolo non sembra passare un giorno ed è davvero l’uomo in più in campo e nello spogliatoio. Chiamato in causa all’occorrenza, l’ex Barcellona e Chelsea gioca con la facilità disarmante di un campione vero, uno che in carriera ha conquistato decine di trofei, e può garantire ancora oggi quell'apporto fondamentale dal punto di vista tecnico-tattico e quell’esperienza e quel carisma fondamentali all’interno del gruppo. A tutto questo si aggiunge il gol di ieri sera, una magia col mancino con una traiettoria disegnata in maniera magistrale e che termina la sua corsa sotto la traversa, non lasciando scampo agli avversari nell’area di rigore e a ridosso della porta di Bulka.

    Per quanto riguarda Guendouzi, dopo il gol al Torino, il francese vince la sua sfida personale contro il Nizza in una gara molto sentita per l’ex Marsiglia. Beccato dagli oltre 800 tifosi transalpini giunti all’Olimpico, l’ex Arsenal trova nel pesantissimo terreno di gioco dell’Olimpico il campo da ‘battaglia’ ideale per uno come lui e non risparmia frecciatine e la linguaccia agli ospiti, con quella sfrontatezza che riassume in una sola immagine la Lazio di Marco Baroni. Una squadra gagliardia, coraggiosa e un po’ pazza, ma che senza voli pindarici, pressione, grandi aspettative e responsabilità vuole recitare il ruolo di outsider in tutte le competizioni, dal campionato all’Europa League.

    Baroni dimostra di non voler lasciare nulla e i suoi calciatori interiorizzano alla perfezione questo concetto. Alla seconda assoluta da allenatore in Europa, in cui trova altrettante vittorie, il tecnico fa qualche cambia e prova a sfruttare, per quanto possibile, tutta la sua rosa. Nonostante il vantaggio, nel secondo tempo il tecnico toscano lancia un ulteriore segnale: fa entrare un attaccante per un centrocampista (Dia per Vecino) non risparmia i vari Lazzari, Zaccagni e Rovella, con quest’ultimo che entra col piglio giusto e grandissima voglia, sottolineata dagli applausi dell'Olimpico, sfoderando un’altra grande prestazione, l’ennesima. Un segnale forte e chiaro dell’ottimo momento che sta vivendo questa squadra e del gruppo unito e coeso costruito da Baroni, l’antieroe che sta convincendo e facendo innamorare tutti in silenzio e con basso profilo, grazie ad un lavoro straordinario

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