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Laziomania: le colpe del mercato per la figuraccia col Bayern, ma basta bombaroli
SPENSIERATEZZA - Inzaghi aveva chiesto spensieratezza, ha avuto in cambio una Lazio contratta, tesa, che dopo 8' si incarta da sola la partita o "si spara sui piedi da sola", per dirla alla Reina (che parla da leader vero). Potremmo aprire un grande discorso sull'approccio sbagliato, sulle sensazioni sbagliate, potremmo parlare di inesperienza a certi livelli, un gap mentale da colmare, un normale processo di crescita (ma non parlatemi di piccoli passi, che a furia di piccoli passi ci sono invecchiato dietro a Lotito). Ma attenzione, una partita per molti versi orrida, con tanti errori individuali e tecnici non cancella l'anima e forza che questa squadra ha sempre regalato. Sarebbe ingeneroso e folle, ora, mettersi a fare i bombaroli dell'ambiente. Non cancella l'odore del sudore, della fatica, dello sforzo. Una partita che puzza di altro non deve farci dimenticare non solo il percorso (che già basterebbe) ma anche l'intera storia di questo club che ci guarda, e ricorderà questa squadra anche per questo passaggio del turno. Il Bayern era troppo per noi? Ovvio. Potevamo fare meglio? Ovviamente sì. Questo non ci autorizza alla caccia all'uomo, non ci deve far deprimere tutto, come sempre riusciamo benissimo a fare qui a Roma.
CACCIA ALL'UOMO - Posto che dovrebbe essere strappato il tesserino da difensore a quello che la passa all'attaccante avversario, specialmente se si chiama Lewandowski, nessuno in questo momento si senta autorizzato al linciaggio. Posto che il problema è sempre di chi ce lo mette, di chi ce lo ha portato, ora concentriamoci su altro. Il difensore è sempre stato un problema, lo sarà sempre finché non arriverà un giocatore di livello vero. Il resto sono giocatori più o meno volenterosi, che più di tutti pagano le giornate storte. Equilibrio, testa, un giusto discernimento su colpe originali (quelle della società) e normalità del calcio: se si ha la serata storta contro il Bayern, te ne fa 4, è il calcio, amen. Serve lo scatto di maturità alla squadra e all'ambiente. Sostegno, non opere di fuoco amico. Posto che in molti hanno fatto una partita da 4, nessuno ora deve mettersi a fare la conta dei colpevoli. Tutti, faccio prima io ammucchiando tutti. Certo, salvo Lazzari - che dalla Spal ha fatto male a Davies, gli ha "sverniciato la fiancata", come leggevo sui social - il gol di Correa. Ma ora fatemi dire: godiamoci gli ultimi 90 minuti, di lotta e sofferenza e sudore e anima. Il resto sarà campionato, perché questi non siano gli ultimi 90 minuti. Il resto sarà l'obiettivo reale, concreto di riconfermarsi. Il resto sarà l'ennesima cavalcata, l'ennesima richiesta di miracolo, di magia, di forza a questo gruppo che ha tutto per ritornare qui, a questa musichetta, a questa atmosfera. Con la smisurata preghiera di vivere la prossima Champions allo stadio, tutti insieme, forse il rimpianto più grande nella notte storta di Lazio-Bayern Monaco.