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    Laziomania:| Belli e convincenti

    Laziomania:| Belli e convincenti

    Una Lazio così non si vedeva dai tempi di Roberto Mancini allenatore. Una squadra che in campo sa cosa fare, che inizia e termina la partita con delle trame di gioco che non lasciano dubbi sulla bontà del lavoro che è stato fatto finora. In queste quattro partite ufficiali è stato un crescendo rossiniano. Già nel secondo tempo della gara contro il Mura i ragazzi di Petkovic hanno fatto vedere qualcosa di buono, ma alcuni non avevano ancora compreso che quello era solo l'inizio del percorso.

    Con l'Atalanta poi, e nel ritorno contro gli sloveni, qualche scettico ha iniziato a ricredersi, e ieri in molti hanno cambiato idea. Ma attenzione a non esagerare con l'entusiasmo perché, come accade sempre, quando si vince si tende ad auto-esaltarsi troppo. L'ambiente tutto, seppur felice per questo momento molto positivo, deve rimanere con i piedi saldi in terra. Fino a qualche settimana fa c'è chi già voleva la testa del tecnico, il quale invece con caparbietà e costanza ma soprattutto con grande chiarezza ha parlato con la squadra, si è confrontato ed ha trovato il bandolo della matassa.

    I risultati si vedono ogni giorno di più, le dinamiche di gioco sono chiare: una squadra aggressiva, che impone il proprio gioco e non permette agli avversari di fare il suo. Un'alternanza di passaggi orizzontali, cambi improvvisi di gioco e verticalizzazioni, la sponda dell'attaccante e gli inserimenti dei centrocampisti e poi, finalmente, i tiri da fuori e i cross dal fondo. Quella di ieri è stata una Lazio bella da vedere e convincente, 90 minuti passati nella trequarti campo avversaria, con un solo rischio arrivato da una mischia nell'area di rigore

    Per il resto solo una squadra, che ha creato, tirato in porta, giocato il pallone e non ha mai dato punti di riferimento all'avversario, avendo però la consapevolezza che se si soffre e si corre tutti insieme si può fare bene. Petkovic sta convincendo anche chi è lontano da Formello, perché chi è dentro lo spogliatoio era già convinto. I giocatori sono con lui, e lui è chiaro con loro: non fa favoritismi e non sente consigli se non dal suo staff. Chi merita va in campo, chi non è al 100% rimane fuori. 

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