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    Laziomania: lasciate in guerra Keita

    Laziomania: lasciate in guerra Keita

    La guerra di Keita fa bene alla Lazio. Almeno finché rimarrà. E non scherziamo, se questo è Keita in guerra, teniamocelo così. Sulle spine, sempre sul filo del rasoio. Sempre così dannatamente brillante.

    È chiaro che il giocatore sia un patrimonio societario, la Lazio ci ha creduto sin da subito, Tare ha avuto fiuto ed è stato consigliato più che bene. Ma lasciamolo in guerra, per una volta.

    Tanto si è capito: la Premier possiede fascinazioni che la A difficilmente avrá ancora nel breve, per un barcellonista di cuore e di mente come Keita la Liga ha il richiamo forte della terra natia, il sapore di ferro di una possibile rivincita. Il procuratore, Calenda, struttura una polemica contro l'ambiente e la stampa in genere con un tweet ben assestato. Ma Keita non è un giocatore che sarà mai tranquillo. Non è nel suo carattere, fortemente strutturato, trasformatosi dal dribblomane ridente in qualcosa di più. In un giocatore di personalità, che sbaglia. E la gestione dell'estate ne è un esempio. Ma gioca, e come gioca. La Lazio può perdere Keita? Certo. Può sostituirlo? Certo. Può cederlo al prezzo stabilito da Lotito e realizzare una mostruosa plusvalenza? Forse. Ma quello che conta è che Keita giochi sempre come sta giocando. Che la stampa parli, che l'ambiente abbia mal digerito, che il procuratore twitti. Fa parte di un canovaccio che per la Lazio ha il sapore amaro di una genetica e di una struttura societaria creata per costruire il giocatore e venderlo forte. Con buona pace di altre ambizioni (e chi lo dice sente un vuoto dentro mentre lo scrive, ma almeno si abbia il coraggio di scriverlo chiaramente).

    Keita ha i numeri e la classe per andare lontano, saprà gestire tensioni, preoccupazioni, perfino un sano braccio di ferro con il braccio armato di Lotito, il ds Tare. Il viaggio di Keita porta più lontano di ambizioni ristrette, lidi otturati, e meccaniche sfinite. Con l'augurio che un giorno la Lazio lo segua, e sogni un po' più forte, più in alto, più lontano. Lasciamolo in guerra, Keita, lasciamo che ci resti addosso almeno un buon ricordo.

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