Laziomania: la squadra record che fa felice Sarri (e fa schiumare di bile gli altri)
LA VITTORIA MENO SARRI? - Qualcuno potrebbe dire che questa è la vittoria meno Sarri di tutte: una gara tonica, potente, con contropiedi fulminanti e una serie di azioni Fiorentina neutralizzate in tutti i modi, lunghe perdite di tempo comprese. Qualcuno potrebbe vederlo magari poco soddisfatto per il poco possesso palla. Eppure, nei dettagli, questa è una vittoria tutta di Sarri. Tutta di Sarri nella correzione del gravissimo difetto dello scorso anno, quella difesa che prendeva acqua da tutte le parti. Certo, uno splendido Romagnoli lo sta aiutando, e un Provedel versione angelo biondo pure. Però qui è tutta la squadra a difendere l'ennesimo clean sheet, a lottare, a mantenere la soglia di attenzione alta, altissima. Qui è tutta la squadra che va a Firenze convinta di fare una gara maschia, forte, ma pure prepotentemente tecnica, di un altissimo livello. Non solo: le uscite palla sono oramai cesellate, e il gol su angolo è una roba provata, riprovata, e venuta bene. Nulla di casuale: i dettagli di Sarri coinvolgono. E lui sembra sempre più divertito, lusingato dalla fede cieca con cui viene seguito, innamorato di questa sua creatura. Come non lo si vedeva da anni.
INTERPRETAZIONI DI LIVELLO - In generale, i singoli hanno tirato fuori interpretazioni di livello. Della difesa ho già parlato, di come Lazzari e Marusic siano affidabili e spesso letali in avanti no, anzi sì, ora. Ma qui il punto è che perfino Marcos Antonio, fino ad ora in naftalina, colpisce: fa cose bene, non può nulla fisicamente e compensa con acume, cervello, tecnica, movimenti intelligenti. La Lazio ha un ottimo giocatore là, in mezzo, blindato dal fisico, dalla corsa e dalla tecnica di Vecino e Milinkovic Savic. Un appunto su Vecino: è arrivato a zero, qualcuno ha pure sparlato, ma l'avevo detto, che bello dirlo, che era uno che veniva a fare il titolare. Contro la sua ex squadra prestazione radicale per potenza, filtro, inserimenti. A zero. Per dire. Non solo, l'altro citato quasi oramai viene a noia per quanto sta cambiando radicalmente gli equilibri. Fa cose che gli altri, quasi tutti, non possono, e le fa in un modo del tutto unico. Milinkovic Savic rischia di essere uno dei centrocampisti migliori in Europa. Con tutto il rispetto per i Barella, o per tutti gli improvvidi paragoni che i giornaloni gli hanno fatto, questo è un giocatore di pallone semplicemente superiore. A suo modo, anche Luis Alberto, di nuovo in gol, lo è. Ma Milinkovic Savic veleggia verso vette incredibili. L'assist di tacco, su cui lui ha una sensibilità che altri manco hanno sul piede, è una roba da cineteca, semplicemente. E l'ennesimo gol di Immobile, per l'ennesima volta festeggia quella felice connessione mnemonica e nervosa tra i due, una consonanza di amorosi assist che continua a dare frutti di vittorie.
DOVE ARRIVA LA LAZIO - La domanda che bisognerebbe farsi, con onestà, è dove può arrivare questa Lazio? La squadra ha solidità, convinzioni, forza. Ha anche difetti, qualche giocatore che manca, qualche ruolo scoperto e un'Europa League sul filo, da onorare e rispettare e per cui appassionarsi. I Mondiali segneranno una stagione strana, stranissima, faranno cernita e cerniera, segneranno un prima e un dopo. Per tanti motivi, alcuni li immaginate, altri non li sapremo mai, chi fa bene ora non è detto che a gennaio si trovi ancora così a memoria, così con entusiasmo. Non è detto, ma fare un buon campionato ora è di certo invece un ottimo modo per dire al mondo che la Lazio c'è. Si tratta di una squadra che nessuno può sottovalutare per i primi 4 posti. L'obiettivo è quello, e per arrivarci serve ancora la continuità di queste 4 vittorie di fila. Servono i big, i record, la bile altrui. E la felicità di Sarri, soprattutto quella.