
Laziomania: Isaksen cancella la 'laziata', contro Milan e Plzen la svolta
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Un’altra notte folle. Un’altra notte da Lazio. La vittoria della resistenza e della resilienza. Un bis - dopo quello di San Siro - che qualcuno definirebbe “non adatto ai deboli di cuore”. A Plzen, in Repubblica Ceca, arriva il successo al 97’, in nove uomini e con il fiato corto, cortissimo.
Ci pensa sempre Gustav Isaksen. Il danese è protagonista ancora una volta di una giocata improvvisa che al fotofinish cambia il risultato e regala la vittoria alla squadra di Baroni. Un successo soffertissimo, che premia una squadra che lotta con il coltello tra i denti oltre il 96’. Il classe 2001 tira fuori il coniglio dal cilindro e indirizza la qualificazione ai quarti di finale di Europa League verso i canali biancocelesti con una traiettoria perfetta.
“Sentivo qualcuno dire ‘attenzione che su questi campi abbiamo fatto brutte figure perché devi avere la capacità di calarti in una partita che non è nelle tue corde’” rivela Baroni parlando del suo spogliatoio e della preparazione prima della partita. La sua Lazio è anche questo. Un collettivo perfetto in cui si mescolano grinta, carattere e qualità tecniche, andando oltre i limiti di una squadra giovane, ma con enormi potenzialità.
I capitolini soffrono - e non poco - contro un Viktoria Plzen che dimostra di aver raggiunto gli ottavi di Europa League non a caso, ma grazie al lavoro del tecnico Koubek che ha saputo miscelare benissimo individualità di buon livello per sfruttare le loro caratteristiche e saper mettere in difficoltà squadre, come la Lazio, di caratura superiore.
Ci pensa sempre Gustav Isaksen. Il danese è protagonista ancora una volta di una giocata improvvisa che al fotofinish cambia il risultato e regala la vittoria alla squadra di Baroni. Un successo soffertissimo, che premia una squadra che lotta con il coltello tra i denti oltre il 96’. Il classe 2001 tira fuori il coniglio dal cilindro e indirizza la qualificazione ai quarti di finale di Europa League verso i canali biancocelesti con una traiettoria perfetta.
“Sentivo qualcuno dire ‘attenzione che su questi campi abbiamo fatto brutte figure perché devi avere la capacità di calarti in una partita che non è nelle tue corde’” rivela Baroni parlando del suo spogliatoio e della preparazione prima della partita. La sua Lazio è anche questo. Un collettivo perfetto in cui si mescolano grinta, carattere e qualità tecniche, andando oltre i limiti di una squadra giovane, ma con enormi potenzialità.
I capitolini soffrono - e non poco - contro un Viktoria Plzen che dimostra di aver raggiunto gli ottavi di Europa League non a caso, ma grazie al lavoro del tecnico Koubek che ha saputo miscelare benissimo individualità di buon livello per sfruttare le loro caratteristiche e saper mettere in difficoltà squadre, come la Lazio, di caratura superiore.
La formazione ceca prova a sfruttare nella seconda frazione il calo di una Lazio che nel primo tempo va avanti nel risultato grazie alla rete di Romagnoli e a più riprese sfiora anche il colpo del K.O. in ottica qualificazione, sprecando un paio di chance importanti. In avvio di ripresa, il Viktoria Plzen aumenta i giri del motore e si riversa nella metà campo della Lazio. L’intensità incredibile, con la continua ricerca della seconda palla dopo la sponda delle punte, mette in difficoltà la squadra di Baroni, che nell’analisi post gara, in conferenza stampa, ci tiene a sottolineare il valore e i meriti dell’avversario, che superano i demeriti della propria squadra. A questo bisogna aggiungere un terreno che il tecnico definisce eufemisticamente “non presentabile”, che non consente ad una squadra come la Lazio, abituata a giocare con il pallone a terra e imbastire reti fittissime di passaggi, di esprimersi al massimo a causa di un prato ai limiti dell’impraticabile.
Il ritmo sale, la posta in palio è alta e di riflesso nell’ultima mezz’ora aumenta anche la tensione e il nervosismo in campo. A farne le spese è la Lazio con una doppia espulsione per Rovella e Gigot, entrambe sacrosante, che lasciano in nove uomini la squadra di Baroni in un finale degno di una sceneggiatura hollywoodiana.
A differenza del primo tempo, questa volta è la Lazio ad essere un po’ frastornata mentre il Viktoria Plzen si riversa in avanti e dà la netta sensazione di poter completare la rimonta da un momento all’altro. Nel finale Provedel riscatta un prestazione fino a quel momento poco brillante con un paio di interventi che salvano il risultato. Poi è ancora una volta l’incoscienza - in tutta la sua accezione positiva - di questa Lazio giovane a prendersi la scena. Invece di gestire il pallone negli ultimi secondi, per respirare e rallentare gli avversari in una situazione di doppia inferiorità numerica, i biancocelesti, guidati dal condottiero Guendouzi, decidono di riversarsi in avanti e sfidare la difesa del Viktorka, a rischio di perdere il pallone e concedere loro un’altra opportunità. Il francese porta a spasso un paio di avversari, allargandosi per fare spazio a Isaksen. Gus riceve, converge verso il centro e disegna un arcobaleno perfetto che non lascia scampo al portiere avversario. Ancora una volta la stoccata vincente in ‘zona Caicedo’. Un colpo di scena che sovverte i più classici copioni ‘da Lazio’ con tanto di blackout e crollo.
Il gol del danese cambia la notte della Lazio in terra ceca e cambia le percentuali di qualificazione. Una serata folle, l’ennesima, conclusa con una stoccata decisiva all’ultimo respiro. Emozione e adrenalina allo stato puro per i laziali che hanno riempito in ogni ordine di posto il settore ospiti dello stadio di Plzen e per quelli che hanno seguito la sfida da casa. Il tutto a quattro giorni dal successo a San Siro contro il Milan. Un cambio di marcia netto nel poker di trasferte di fuoco iniziato male con il pari di Venezia e la sconfitta contro l’Inter in Coppa Italia e concluso come meglio non si potrebbe, con le vittorie contro i rossoneri e contro i cechi che valgono tantissimo nella corsa al quarto posto e nel cammino in Europa League.
Il 2-1 rappresenta un risultato importante in ottica quarti, ma giovedì prossimo la Lazio non deve assolutamente abbassare la guarda. Un precedente proprio contro una squadra ceca, lo Sparta Praga, è emblematico e deve rappresentare un monito per capitan Zaccagni e compagni. Nella stagione 2015/2016, i biancoceleste affrontarono i granata praghesi proprio negli ottavi di Europa League e furono eliminati a sorpresa con lo 0-3 dell'Olimpico dopo l'1-1 dell'andata, alla Generali Arena, firmato da Parolo. Un epilogo incredibile e del tutto inaspettato.
La Lazio un po’ folle e incosciente continua a sognare, dimostrando di saper superare gli ostacoli e i propri limiti. Nella doppia vittoria Milan-Viktoria Plzen c’è tutta la crescita tecnica e caratteriale della squadra di Baroni, che riesce a mettere da parte le difficoltà, come la pesante assenza di Castellanos e la doppia esplusione, e invertire un trend che la vedeva sciogliersi, soffrire e subire nell’ultimo quarto d’ora delle gare. In Repubblica Ceca, la squadra biancoceleste trova il gol numero 19 dopo il 75’ e addirittura l’ottava dopo il 90’. Un dato emblematico di una squadra che ha acquisito convinzione nei propri mezzi, crede in quello che fa e non molla mai.
Il ritmo sale, la posta in palio è alta e di riflesso nell’ultima mezz’ora aumenta anche la tensione e il nervosismo in campo. A farne le spese è la Lazio con una doppia espulsione per Rovella e Gigot, entrambe sacrosante, che lasciano in nove uomini la squadra di Baroni in un finale degno di una sceneggiatura hollywoodiana.
A differenza del primo tempo, questa volta è la Lazio ad essere un po’ frastornata mentre il Viktoria Plzen si riversa in avanti e dà la netta sensazione di poter completare la rimonta da un momento all’altro. Nel finale Provedel riscatta un prestazione fino a quel momento poco brillante con un paio di interventi che salvano il risultato. Poi è ancora una volta l’incoscienza - in tutta la sua accezione positiva - di questa Lazio giovane a prendersi la scena. Invece di gestire il pallone negli ultimi secondi, per respirare e rallentare gli avversari in una situazione di doppia inferiorità numerica, i biancocelesti, guidati dal condottiero Guendouzi, decidono di riversarsi in avanti e sfidare la difesa del Viktorka, a rischio di perdere il pallone e concedere loro un’altra opportunità. Il francese porta a spasso un paio di avversari, allargandosi per fare spazio a Isaksen. Gus riceve, converge verso il centro e disegna un arcobaleno perfetto che non lascia scampo al portiere avversario. Ancora una volta la stoccata vincente in ‘zona Caicedo’. Un colpo di scena che sovverte i più classici copioni ‘da Lazio’ con tanto di blackout e crollo.
Il gol del danese cambia la notte della Lazio in terra ceca e cambia le percentuali di qualificazione. Una serata folle, l’ennesima, conclusa con una stoccata decisiva all’ultimo respiro. Emozione e adrenalina allo stato puro per i laziali che hanno riempito in ogni ordine di posto il settore ospiti dello stadio di Plzen e per quelli che hanno seguito la sfida da casa. Il tutto a quattro giorni dal successo a San Siro contro il Milan. Un cambio di marcia netto nel poker di trasferte di fuoco iniziato male con il pari di Venezia e la sconfitta contro l’Inter in Coppa Italia e concluso come meglio non si potrebbe, con le vittorie contro i rossoneri e contro i cechi che valgono tantissimo nella corsa al quarto posto e nel cammino in Europa League.
Il 2-1 rappresenta un risultato importante in ottica quarti, ma giovedì prossimo la Lazio non deve assolutamente abbassare la guarda. Un precedente proprio contro una squadra ceca, lo Sparta Praga, è emblematico e deve rappresentare un monito per capitan Zaccagni e compagni. Nella stagione 2015/2016, i biancoceleste affrontarono i granata praghesi proprio negli ottavi di Europa League e furono eliminati a sorpresa con lo 0-3 dell'Olimpico dopo l'1-1 dell'andata, alla Generali Arena, firmato da Parolo. Un epilogo incredibile e del tutto inaspettato.
La Lazio un po’ folle e incosciente continua a sognare, dimostrando di saper superare gli ostacoli e i propri limiti. Nella doppia vittoria Milan-Viktoria Plzen c’è tutta la crescita tecnica e caratteriale della squadra di Baroni, che riesce a mettere da parte le difficoltà, come la pesante assenza di Castellanos e la doppia esplusione, e invertire un trend che la vedeva sciogliersi, soffrire e subire nell’ultimo quarto d’ora delle gare. In Repubblica Ceca, la squadra biancoceleste trova il gol numero 19 dopo il 75’ e addirittura l’ottava dopo il 90’. Un dato emblematico di una squadra che ha acquisito convinzione nei propri mezzi, crede in quello che fa e non molla mai.
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È stata davvero una partita molto complicata. Una sofferenza vera perché non si riusciva quasi ma...