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  • Laziomania: in Scozia attacco bocciato e troppa fatica, ma poi arriva il 95'

    Laziomania: in Scozia attacco bocciato e troppa fatica, ma poi arriva il 95'

    • Luca Capriotti
    La nuova Lazio sbanca Celtic Park grazie alla vecchissima guardia, dopo la bocciatura di tutto l’attacco titolare. Contro un Celtic rapido, veloce, aggressivo, i ragazzi di Sarri con gli attaccanti ancora immersi in una nebbiosa opacità riescono a vincere in Europa, e non succedeva da 20 anni. Un tempo era zona Caicedo, ora è zona Champions: dopo il gol allo scadere di Provedel di testa, sempre di testa ci pensa Pedro (ah, quanti ricordi, quando dall’altra parte del Tevere gli davano dello ”stupido”, del “fumoso”, ma nemmeno con la moltiplicazione dei pani e dei pesci gli fai cambiare idea, a certa gente). E un altro tassello del percorso europeo va, a fatica, al posto giusto. Troppa fatica, ma poi arriva il minuto 95.

    A FATICA - Partiamo da qui. Chiaramente, i tifosi della Lazio devono godersi la vittoria allo scadere, l’ennesimo risultato utile negli ultimi secondi utili. Qui però vi dobbiamo delle analisi: la Lazio non è fuori dal tunnel. Vede la luce? Sì. Vicina? Probabilmente no. La vittoria scozzese pesa tantissimo, può aggiungere convinzione perché arriva grazie alla truppa dei nuovi, supportati dai veterani di lunga data di questa competizione e delle competizioni di alto livello in generale, i Vecino, i Pedro. Ma la Lazio fa tanta fatica nel secondo dopo che, nei primi 45’, i ragazzi di Sarri erano andati sotto per una sbavatura di posizione del corpo di Romagnoli e l’aveva ripresa grazie all’ennesimo calcio piazzato europeo andato a buon fine.

    Nella ripresa però tanta fatica, troppa: le aggressioni alte sono sparite, quando è uscito Luis Alberto la Lazio è arretrata, ha perso convinzione. Kamada, dobbiamo dircelo, ancora non è un giocatore integrato: è fuori sincro, si vede, come mezzala destra non è convincente, a sinistra fa le uniche buone cose del suo match. Pensare che possa darci la stessa qualità che dà Luis Alberto, all’ennesima prova monumentale lato tecnico, è ad oggi una follia. In futuro? Tutti lo speriamo. Oggi fa fatica. E non è l’unico, perché il vero tema sono gli attaccanti della Lazio di Sarri, proprio quelli su cui ha costruito il secondo posto della scorsa stagione. 

    LA BOCCIATURA DELL’ATTACCO - In Scozia abbiamo assistito inermi alla bocciatura dell’attacco titolare. Non c’è uno dei 3 attaccanti che hanno fatto le fortune della Lazio che sta passando un momento decente. Felipe Anderson giusto qualche lampo nella ripresa, ma più che lampi lumicini del giocatore che è. Fumoso, incespica su una palla d’oro di Immobile, fatica da morire, prende calcioni e muto. Zaccagni oramai è l’obiettivo numero 1 dei tacchetti del terzinaccio di turno, e per il resto sembra più preoccupato di aspettare chiamate contrattuali di Lotito che di segnare o dare assist. Ed è il meno opaco, perché ora passiamo a Ciro Immobile: ennesima partita di stenti di Ciro. Indiscutibile il suo apporto alla storia, indiscutibile la sua leggenda: ora però sarebbe il caso che noi sì, la piantassimo di parlare di lui, ma Ciro dovrebbe mettersi in discussione. Sta andando troppo male per pensare che i problemi siano rappresentati dai tifosi che si arrabbiano per le sue prestazioni veramente inadeguate. Fa fatica, è il simbolo di un gioco offensivo stentato. Sapevamo che il Celtic amava giocare palla, quello che non immaginavamo è che la Lazio per l’intera partita ma nel secondo tempo in particolare non riuscisse mai a contendere seriamente il possesso, a costruire palle-gol serie. E che il nostro attaccante simbolo continuasse a stentare.

    E ORA - E ora che ci siamo detti quello che dovevamo, che abbiamo fatto le nostre analisi, dobbiamo goderci immensamente questa vittoria. Il calcio è così: la Lazio si deve sistemare, non ha risolto, non ha ancora né smalto né bellezza, però servono queste vittorie di sacrificio, di fatica, ad un gruppo che si sta formando, deve integrare tanti nuovi, deve crescere e ritrovare meccanismi e soprattutto compattezza e potenza nell’aggressione alla palla, nelle seconde palle, nei contrasti. Ora che ci siamo detti quello che dovevamo, possiamo tornare a gioire con i 1000 di Glasgow franati fino alla squadra al minuto 95’, a ripensare all’assist di Guendouzi, che si riprende ciò che gli è stato tolto a Napoli, al gol di Pedro che si sta ritagliando uno spazio di nuovo, a 36 anni, ancora decisivo. E ora che ci siamo analizzati in lungo e in largo, godiamoci questa Champions pazza e dissoluta ma accompagnata da una ripresa seria in campionato. Il cammino europeo è messo sui giusti binari, ora serve riprendere bene in campionato contro un’avversaria tostissima, alle 15, col caldo e con la stanchezza. Non sarà una partita in discesa, però se questa di Celtic Park è una vittoria che cura, allora contro l’Atalanta bisogna fare altri passi in avanti, continuare a scommettere sui nuovi, spronare i senatori a fare meglio, a ridarci qualcosa di quello che ci hanno già fatto vedere. Appoggiati sulla caratura tecnica immensa di Luis Alberto, fresco di rinnovo. Magari continuando anche in campionato con questa cara vecchia abitudine europea del gol allo scadere, il più bello, il più carico di godimento, il più urlato. Con buona pace dei nostri vicini assonnati, o di chi guardava ma non poteva urlare insieme ai 1000 di Glasgow. Per tutti loro, quelli del giovedì sera, vi saluta Pedro, mi sembra di ricordare che lo conosciate bene. E poi arriva il minuto 95.

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