Laziomania:| L'altra faccia del primato
Abbiamo consigliato più di una volta di godersi questo momento al 110%, perché è giusto che la Lazio e soprattutto i laziali gioiscano del primato in solitaria, delle ottime prestazioni della squadra, delle giocate di Hernanes, dei gol di Mauri e della difesa granitica. E' giusto prendere in giro i cosiddetti cugini (ma non sono neppure parenti...), 'vendicarsi' di un anno terribile fino alla penultima giornata, e camminare un palmo sopra i sampietrini capitolini. Ma le ultime stagioni, seppur diverse anche dal punto di vista della qualità della rosa, devono servire da monito. Lo scorso anno con Ballardini la squadra biancoceleste - decisamente un'altra Lazio - è partita benissimo, per poi finire nel disastro più totale che solo l'uomo Reja ha saputo salvare. Due stagioni fa invece la squadra di Delio Rossi, con una squadra all'altezza e uno Zarate nel pieno della forma, a questo punto della stagione aveva gli stessi numeri di questa Lazio; poi qualcosa ha rotto il giocattolo.
Ora però sembra esserci un ambiente diverso, degli uomini più maturi in campo e soprattutto fuori, guidati da un uomo, Reja, che è riuscito a trasmettere loro un modus vivendi e soprattutto un modus operandi del tutto nuovo per l'ambiente romano degli ultimi anni, in cui nello spogliatoio e negli uffici gli specchi per guardarsi e vedersi belli erano sempre puliti, mentre quando ci si doveva specchiare per riconoscere i propri errori si trasformavano in pezzi di legno. Adesso Rocchi e compagni devono stare attenti a non commettere lo stesso errore. Il primato può essere un'arma a doppio taglio: oggi c'è, tra qualche settimana potrebbe non esserci più, anche se nessun tifoso biancoceleste se lo augura. I giocatori dalla loro non dovranno mai far mancare l'impegno, la società ha il dovere di lavorare già da ora per il futuro se è vero che si vuole creare una Lazio competitiva in Italia e in Europa.
I tifosi, dal canto loro, sono liberi di sognare, di vivere la propria passione nel modo che ritengono più opportuno, senza che nessuno impedisca loro di pensare allo scudetto, alla Coppa dei Campioni o all'Europa League, e senza imporre loro il come, il perché e il quando andare allo stadio (a quello ci pensano già le istituzioni...). Si può volare come vola Olympia, ma lei, il simbolo di questa Lazio, ha ali grandi per planare e gentilmente poggiarsi su qualcosa di solido. I tifosi non hanno ali, e non hanno sotto i piedi nulla di più morbido dei sampietrini. Per questo il primato deve essere goduto a pieno, ma con la consapevolezza che potrebbe non durare. E se durerà... sarà fantastico volare su ali d'aquila.