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    Laziomania: il meraviglioso corto circuito di Keita Balde Diao

    Laziomania: il meraviglioso corto circuito di Keita Balde Diao

    • Luca Capriotti

    Entra Keita, ma la fotocopia di Lazio-Milan sembrava servita. Sempre la stessa Lazio: maestosa, spesso strabordante. Con in gol il suo attaccante on fire, Immobile, nella figura mitologica dell’ex al veleno. 


    Ma sembrava una solfa già canticchiata da partite su partite, una Lazio che non ha il coraggio di affondare del tutto gli avversari, e viene morsa al calcagno dal solito, altro velenoso, Maxi Lopez.

    Ma è entrato Keita Balde Diao. Nervoso, scalpitante, scattoso. Sembra voler spaccare il mondo. Sembra avere tutto il mondo sulle sue spalle. Sembra che la Lazio sia sfilacciata, che dietro stia addirittura concedendo, dopo una partita di pietra. 


    Ma è entrato Keita Balde Diao. Sulla sinistra Lukaku ha già provato a cercarlo, servirlo. Si capiscono i due, sono amici. Lukaku prova a servirlo la prima volta, l’1-2 è buono. Ma nulla di fatto.

     
    Ci riprovano. Lukaku converge, serve Keita. Cosa passa nella testa di un giocatore di talento quando riceve e tocca di fino il pallone? Forse gli anni passati a decidere le partite in Primavera? Decidere di fare male, e farlo. Ma da fuori area Keita non riesce a segnare da tempo. Cosa passa nella testa di Keita Balde Diao quando guarda la porta?


    Ancora una volta fuori, deve aver pensato a quanto è dura la panchina. Quanto è stata dura quella del derby (e lo scatto bruciante vale il secondo gol della Lazio, quello che la protegge in vista del ritorno), 


    Nella testa di Keita passa in un lampo qualcosa, un corto circuito che hanno gli artisti quando stanno per creare. L’immensità, un tocco si gira rapido. Poi sembra quasi prendere la rincorsa, fa dei passettini quasi da torero. Sembra quasi alzare il pennello sulla tela. E poi il resto è furore in un tocco, è una soluzione balistica spinta, quasi hard. Una proiezione potente di tutte le sue rabbie in un destro secco, a giro. 

    Poi va ad esultare, si poggia sul tabellone. Guarda i tifosi impazziti di gioia. Fa una faccia sorpresa, quasi a chiedersi se sia stato tutto lui, se tutto quel peso sulle sue spalle ora vola, si innalza. Come un pallone calciato con rabbia violenta verso la porta. Sembra voler dire, non sento. Sembra volersi godere il coro con cui i tifosi della Lazio lo coccolano da sempre. Siam venuti fin qua, per vedere giocare Keità: è troppo ora chiedere, pretendere, che nessuno tocchi Keita?

    Sembrava servita, la fotocopia di Lazio-Milan. Poi Keita fa una meraviglia, è una meraviglia, si meraviglia. Alla fine entra Keita. Un corto circuito, che a volte spegne tutto, ma stanotte sembra un fuoco d’artificio, bellissimo, che sa lasciarti con il naso all’insù, a goderti la luce immensa, e il destro di tuono. 

     


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