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    Laziomania: Felipe Anderson, risposta di forza a Isaksen titolare.  Vecino, il perfetto dodicesimo uomo

    Laziomania: Felipe Anderson, risposta di forza a Isaksen titolare. Vecino, il perfetto dodicesimo uomo

    • Alessandro De Felice
    Nuovo anno, nuovi propositi e già tempo di crocevia. Per la Lazio di Maurizio Sarri - impegnata tra il campionato e la voglia di restare aggrappata al treno Champions League e la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita, l’opportunità per il tecnico toscano di alzare al cielo il primo trofeo da quando siede sulla panchina del club capitolino - sarà un gennaio in cui potrà testare il reale valore e le ambizioni stagionali.

    Agli impegni già in programma si è aggiunto un derby di Coppa Italia in gara secca che sulle due sponde del Tevere rende ancor più frizzante l’inizio del nuovo anno.

    Intanto la Lazio apre il suo 2024 vincendo a Udine e preparandosi nel migliore dei modi alla stracittadina. Il terzo successo di fila - secondo lontano dall’Olimpico - consente a Sarri e ai suoi ragazzi di rivedere il quarto posto occupato dalla Fiorentina, ora distante appena tre punti. Un successo importante, che rilancia le ambizioni europee dei biancocelesti dopo una prima parte di stagione con più bassi che alti in campionato.

    VECINO ‘IL 12°’ - Un altro gol pesante, un altro inserimento dei suoi con cui regala altri due punti alla Lazio. L’uomo della provvidenza: entra la panchina e decide. L’azione del gol del 2-1 di Udine di Matias Vecino ricorda quella del 3-2 dell’8 ottobre all’Olimpico contro l’Atalanta: sponda di Castellanos, controllo e destro in rete, questa volta con l’aggiunta del colpo di testa di Felipe Anderson, che manda in porta il compagno. Due reti pesantissime, che si aggiungono al rigore procurato e poi trasformato da Ciro Immobile contro la Fiorentina all’Olimpico. L’uruguaiano si sta dimostrando il dodicesimo uomo perfetto: appena una presenza da titolare in campionato in questa stagione ma ben sei punti regalati ai suoi. Un jolly da mandare in campo a gara in corso e in grado di trasformare in oro anche una sola opportunità per portare a casa l’intera posta in palio.

    QUAL È IL VERO FELIPE? - Nel pomeriggio di Udine, però, a brillare nuovamente, dopo un lungo periodo di buio, è la stella di Felipe Anderson. Il brasiliano, ormai scalzato da un Isaksen ancora una volta decisivo nel primo tempo, prima di essere costretto a lasciare il campo dopo i colpi ricevuti da una difesa dell’Udinese che nei primi 45 minuti fatica a contenerlo, sfodera una prestazione ottima da subentrato come non faceva da tempo e torna ad essere decisivo. La scelta di Maurizio Sarri di mandare in campo dall'inizio il danese è stata molto più di una semplice rotazione in vista del derby di Coppa Italia di mercoledì. L’ex Midtjylland sta piano piano, un passetto alla volta, superando nelle gerarchie del tecnico toscano Felipe Anderson, da sempre titolare inamovibile e l’unico giocatore a non aver saltato nemmeno una partita sotto la gestione Sarri. La risposta arrivata dal Bluenergy Stadium è di quelle di pancia, per dare un segnale di forza e mettere le cose al loro posto. Un segnale a tutto l’ambiente, che da qualche settimana a questa parte preferisce la freschezza e l’intraprendenza del giovane Isaksen ad un Felipe Anderson che appare spesso appannato e senza la sua proverbiale capacità di saltare uomo e creare superiorità numerica. Il tocco liftato di testa per l’inserimento col contagiri di Vecino regala sprazzi del vero brasiliano, quello visto in passato e in grado di trascinare la Lazio. Ora il vero dilemma riguarda quello che sarà un gennaio di fuoco tra il campionato, il derby di Coppa Italia e la Supercoppa Italiana e la versione che Felipe Anderson proporrà, come il più classico Dottor Jekyll e Mr Hyde.

    IL DOPPIO MOMENTO DELLA VERITÀ - La concorrenza aiuta ad aumentare le motivazioni e di conseguenza il livello delle prestazione. Se n’è accorto Felipe Anderson, che con l’inserimento graduale dalla scorsa estate di Gustav Isaksen ha perso qualche certezza in termini di minutaggio e titolarità. “A me Felipe deve dimostrare poco, io ho sempre detto che è il più talentuoso che abbiamo - ha dichiarato Sarri in conferenza a Udine -. È una delusione quando è nei momenti no, ma è un contraltare”. Ma con un danese in questo stato di forma - il primo gol su punizione di ieri nasce proprio da una palla rubata con astuzia a Kristensen al limite dell’area avversaria, con il connazionale costretto al fallo e a concedere la punizione poi trasformata da Luca Pellegrini - Sarri dovrà decidere se affidarsi alle 'montagne russe' di Felipe Anderson o puntare ancora sulla freschezza dell’ex Midtjylland, confermando totalmente le nuove gerarchie. Per il brasiliano, molto più che per tutta la squadra biancoceleste, il mese di gennaio rappresenta un momento chiave, su più fronti. Se da una parte alle porte ci sono un delicatissimo derby della Capitale in gara secca e la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita, oltre alla corsa al quarto posto, dall’altra nelle prossime settimane si deciderà il futuro del classe 1993. La richiesta di 4 milioni, sfruttando la sponda dell’interessamento della Juventus, non è piaciuta a Lotito, fermo a 3,5 milioni. Ma chissà che un gennaio di fuoco e un Felipe Anderson di nuovo decisivo - ma questa volta con continuità e non solo con fiammate occasionali - non possano convincere il patron biancoceleste ad accettare le richieste dell’ex Santos e prolungare un matrimonio iniziato nel lontano 2013 prima di un arrivederci e del ritorno nel 2021.

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